Cultura Pozzallo

La Torre di Pozzallo, da palazzo a fortezza. I segreti di Torre Cabrera

Giulio Lasso: “ La torre oggi è come un bell’uomo senza bracci”. L’architetto Antonino Di Marco progetta il bastione.

https://www.ragusanews.com/resizer/resize.php?url=https://www.ragusanews.com/immagini_articoli/01-10-2012/1396121501-la-torre-di-pozzallo-da-palazzo-a-fortezza-i-segreti-di-torre-cabrera.jpg&size=744x500c0 Quando la residenza di Bernardo diventò fortezza


Pozzallo - Non sappiamo ancora quando avviene la decisione di trasformare quella residenza voluta da Bernardo Cabrera nei primi del Quattrocento da residenza in fortezza. Una trasformazione, comunque avvenuta in più tempi. L’indizio della trasformazione è già nella denominazione del Fazello. Visivamente il disegno del Camilliani del 1584 sui due lati che vediamo ne dà una struttura chiusa, ma ancora la difesa è molto sommaria.

    Un documento del 1606, molto interessante, comincia a chiarirci le idee sia riguardo allo stato di fatto sia riguardo agli interventi successivi. In quell’anno il Viceré di Sicilia manda il suo ingegniere regio Giulio Lasso per fornire suggerimenti per rendere la fortezza più sicura  “con ordine che facci serrare tutte quelle porte che secondo la qualità esito delli luoghi si potrà, lassando aperte solamente quella una, o due, o tre che voi capitani d’armi e giurati insieme  con esso giudicherete essere necessarie per il commercio et in quelli che restano aperte faccia far rastelli di legname forte nella forma che esso designerà e lasserà ordinato. Perciò ordinamo a voi capitani d’arme e Giurati che assistiate con esso Ingegnero procurando che si eseguisca con quella diligentia prestezza e zelo, che il negozio e il tempo ricercano e voi giurati essendovi in questi luoghi gabelle di fabbriche farete somministrar la spesa necessaria per l’effetto suddetto colli denari delle medesime gabelle, che noi con questa ordiniamo alli Deputati,  provvisori e deputati delle gabelle che facciano tale spesa con l’ordine costumato, e non essendovi gabelle di fabbriche farete somministrar detta spesa con li denari dell’Università che più pronti saranno e ricevendo copia di questa insieme coll’ordine che lassirà l’Ingegnero che tiene ordine di non trattenersi più d’uno o al più due giorni per luogho possa passar innanzi e le giornate che esso Ingegniero vacare con l’accesso di luogo in luogo le farete pagar alla ragione tassata nella sua… con li medesimi denari assegnati all’opera…”. Chi è Giulio Lasso? Di probabile origine fiorentina, anche se si firma “romanus” lo troviamo già tra il 1593 e il 1598 a Messina. E’ presente a Catania in S. Nicolò l’Arena e come progettista del chiostro di San Martino delle Scale. A Palermo il Viceré Villeña lo nomina architetto regio, e lo è gia nel 1606, per il progetto dei Quattro Canti già avviato nel 1600. A causa della sua morte la progettazione passa a Mariano Smeriglio (Sarullo).

   Il Lasso arriva a Pozzallo a fine giugno ed è del 28 giugno la relazione che fornisce al Conte di Modica, al Governatore e ai Maestri Razionali. Penso cosa opportuna pubblicare per intero la relazione essendo di estremo interesse per capire lo stato presente della torre a quella data ed i suggerimenti  per “ assecurar la torre del Pozzallo cossì dalli petardi, si come anche per metterla in fortificar di guerra, e che si difenda per ogni parte, poiché hoggi non si difende ne sta in defensione”.  

“ In primis si incomincia in la prima entrata del Castello, perché tiene fosso attorno, ma la cortina del circumcirca non si difende per nessuna parte, si che non si può negar all’inimico l’entrata nel fosso. Si andarà rimediando prontamente la sopradetta porta con farsi un rastello di legname forte o di robere o castagno, o querce, quello che più comodo si troverà, e che siano in altezza di terra palmo dieci in undici et entrino sotto terra palmi tre in quattro conforme il terreno si trova forte e quando sarà lavorato tal legname in grossezza almeno d’un menzo palmo in larghezza l’uno dall’altro tre quarti o menzo palmo almeno, quanto non possa passare un’huomo, si altro di terra dui palmi si farà una cinta che corra de attorno attorno alla steccata, e che sia tale fascia intaccatura o intagliatura. Il simile se ni farà un’altra di s.a in altezza lassando scapolo ad alto palmi tre delli punti scapolo, dove le cime d’essa steccata saranno tagliate a punta di diamante con un chiodo in punta, in altezza dal legname tre quarti di palmo almeno, nella fonte della propria porta. In la medesima steccata si farà una porta, che batta in una volta in larghezza di palmi quattro, in altezza di palmi otto, ad effetto,che non ci passa se non un cavallo senza l’uomo di sopra; tal porta sarà in quattro barre e ben fortificata et assicurata di buoni ferramenti, chiodami, catenazzi e fermatura. Tale steccata sarà largha dalla coscia della porta per ogni parte palmi tre in quattro, si allargherà dal muro alla via di fuora una canna e menza, e che tali barre come si è detto di sopra siano molto ben fermate e che entrino almeno palmi dui per parte ben incipati, e ben murate con diligentia, avertendo che lavorato che sarà il legname della steccata si farà il suo repartimento con le mesure sopradette, che li palmi tre in quattro che si disse andarà sotto terra la steccata, da una parte se li farà un palmo di fabbrica, et dall’altra un altro palmo, stivando(?) li vacanti  nel menzo,  e tale steccata verrà ad essere murata sotto terra ad effetto che sia forte e stabile ad ogni travaglio.

   Il Ponte che hoggi si leva dalla scala alla torre, hoggi non si può levare, ne si tira tal ponte,si che è bene d’assecurarli perché si levi tal ponte, si tornirà di novo quello a rifarsi per essere molto vecchio e niente di serv.o(?), e si tornirà a farlo di nuovo, li gattoni, che sostentano al voltare del ponte e che siano di robere fortissimi et in grossezza almeno d’un palmo et un quarto per ogne verso, e quelli bene incugnati dentro al muro almeno palmi dui dentro ben murati e ben incippati con diligenza e sopra d’essa porta dove viene a battar il ponte in la parte di dentro della propria porta si ponirà un’architrave di robere in grossezza almeno di palmo et un quarto pigliando nel muro cossì nell’un fianco come nell’altro almeno palmo uno e menzo in dui, e quello ben incitato e ben murato con diligenza, sopra del proprio architrave di robere nel menzo della propria porta, si ponirà una corrula di ferro con la sua rotetta di bronzo, perché duri, col suo perno di ferro, e che sia massirotta, quali venirà fermata sopra l’architrave di rovere antedetta dentro della quale passerà un capo che uscirà fuori dalla parte del ponte, cerchiato che sarà il muro, dove nell’estremo del ponte vi sarà un anello di ferro, qual terrà il capo che esce dalla carrula ed in tempo di notte, serrata che sarà la porta del castello, dico quella del ponte li propri guardiani della torre tireranno il capo, che passa tra la carrula et il ponte e quello si tirerà con molta facilità e questa è l’invenzione più breve che si è potuta trovare, advertendo che in la propria porta nel mezzo in la parte di dietro si metterà un anello di ferro ad effetto che tirato il ponte si affermi in esso et assicuri.

https://www.ragusanews.com/immagini_banner/1711106401-3-coop.gif

    In la propria torre principale quale hoggi non si difende per nessuna parte se gli darà pronto rimedio, perché se l’inimico li vien di sotto dessa torre non lo può cacciare per nessuna parte, né lo vede, per poterli tirare con l’archibugio, sichè a comodo suo può far tutto quello che vole, affermando e facendo un fornello che ponendoli dentro un paro di barrili di polvere, si che se lo leva ad ogni suo piacere, ben è di rimediar ad un tanto inconveniente, poiché con poca spesa si può fare. Il rimedio è questo, che nel piano del primo ordine della camera verso levante ( come già io lo lassirò segnato nel muro col carbone) si farà una porticella che esca alla parte di tramontana in larghezza di palmi tre, in altezza di palmi cinque e uscito che sarà fuora del muro nel piano della propria stanza si uscirà nelli fianchi con un pezzo di petra d’intaglio in ordine di due gattoni l’un sopra l’altro e che il primo di basso sarà in longhezza fuori dalla faccia del muro palmi quattro, entrerà dentro del muro palmi tre, quello che vien sopra a questo uscirà dalla faccia del muro palmi cinque, entrerà dentro nel muro palmi tre, la grossezza d’essi pezzi sarà almeno di un palmo e d un terzo di quatro, et al dipartimento di gattoni saranno distanti l’uno dall’altro palmi cinque e che nel menzo tra un gattone e l’altro di… la faccia del muro si lascirà aperta tal soglia tra l’un gatton e l’altro di un palmo e menzo e questo ad effetto che per tal apertura per il suo dritto dell’angolo della torre si possa buttar pietre per ogni parte, la lunghezza che pigliarà di rivellino sarà in lunghezza dallo angolo della torre, cossì della faccia di levante come da tramontana in lunghezza di palmi 15 che verrà in tre ordini di gattoni per ogni faccia et in le teste cossì dell’una come dell’altra parte si farà una feritoia alta dal piano d’abbasso della soglia palmi dui ad effetto che difenda con l’archibugio tutta la torre d’abbasso cossì per una banda come per l’altra sarà simile, advertendo che pigliato che si haverà la larghezza di palmi quattro dal muro perché venghino ad usura li gattoni palmi cinque, quel palmo che resta sarà come un parapetto et il parapetto sarà della propria porta(?) di più di grossezza che esca di fuora delli gattoni, facendo due altri troneri ( apertura per bocca da fuoco n.d.r.) nel mezzo di tal parapetto alzandolo in alto tal parapetto palmi otto e di li ad alto farli una pinnata cioè un dammusotto voltato et incatenato con la propria torre e di questa maniera resterà secura e si difenderà che l’inimico non si potrà metter di sotto per tempo nessuno.

    In l’altra parte in la faccia di ponente et per l’altro lato di menzogiorno si farà il simile al supraditto ordine con le proprie mesure a punto e medesimamente lassarò signato io nel muro con il carbone, dove si haverà da uscire fuori della torre, come si feci a quella di levante, questo sarà bastante alla assecurar di questa torre che in vero è fabrica de importanza, ma è come un bell’huomo senza bracci si difende che nessuno lo molesti, questo è un posto molto importante dove facilmente l’inimico, se non ci fosse questo potrà molestate in  molte parti, si che è di gran profitto, non lasciar di che tal piazza non tenesse bisogno di più di quello che tiene almeno una o due menze colubrine, perché non tiene più di quattro pezzetti di sacri e mal in ordine di rote e cascie, perché intendo che almeno due di loro o tri andarono in terra si ancora si andarà rimediando le piatte forme di legname, dove sta di sopra l’artiglieria ancora si remediarà una una troniera e che si faccia simile all’altri dui fatti ad effetto che l’artigliaria giochi per ogni parte, questo è quanto occorre circa al particolare del fortificar di questa torre, rimettendomi sempre come umilissimo servo di V P

https://www.ragusanews.com/immagini_banner/1706632862-3-bruno.png

E detta istruzione e relazione l’ho fatto io Iulio Lasso Ingegnero, hogi 28 giugno 1606, come servitore affezionato della casa dell’Almirante conte di Modica e senza pregiudizio a suoi privilegi e ragioni e non altrimenti

Fatta per me Giulio Lasso Ingegniero Regio in questo Regno” ( per questo documento ringrazio l’amica Teresa Spadaccino).

   Il Lasso, che, a quanto pare rimane da uno a due giorni a Pozzallo e che non farà alcun disegno, dando indicazioni con il carbone per segnare nelle pareti le dimensioni delle aperture da dei suggerimenti di pronto intervento che non affrontano alla radice la sicurezza della torre. Propone una palizzata alta da due metri e mezzo o poco più,  delle aperture  alte un metro e venticinque e larghe settantacinque centimetri con l’aggetto di mensole, piccoli balconi e parapetti ,  per consentire l’uso di archibugi, con l’aperture di finestrelle per l’artiglieria, di cui la torre era scarsamente fornita essendo in non buone condizioni i cannoncini.

   Le indicazioni date dallo Spannocchi di dotare di una piattaforma la torre sul lato mare ( Marco Rosario Nobile) diventeranno realtà nel 1628, allorquando Paolo La Restia, governatore della Contea, di concerto con Don Giuseppe Grimaldi e Francesco Echebelz, maestri razionali, danno l’incarico al capomastro Vincenzo Nobile di Ragusa per realizzare il bastione antistante la torre sul lato del mare su progetto dell’ingegnere Antonino di Marco, tra i più qualificati architetti attivi in area iblea in quei decenni, coadiuvato da fra Paolo Grimaldi (appartenente probabilmente al sovrano ordine militare di Malta, la cui personalità è ancora sconosciuta), della lunghezza alla base di ventiquattro metri e mezzo e in relazione al muro della torre di metri diciotto e mezzo. La larghezza del bastione deve essere nella piattaforma di metri dieci. Sul piano strutturale il Nobile  deve “fari cinco repartimenti con quattro mura dentro, ultra li mura di fora di grossezza di palmi quattro per ognuno di maramma rustica e li cinco dipartimenti che restano vacanti li doverà impliri di terra bianca di critazo benvista scalata con mazi mettendoci radici di gramigna di solo in solo di ogni quattro palmi ad effetto di radicari et incoperari.”. L’altezza del bastione deve raggiungere il primo solaio, “ come si dici a pedichiano di la porta di la turri et ultra li mura e parapetti”. Ed essendoci nel centro dove sarà collocato il bastione una fontana il Nobile dovrà lasciarla ed imbrigliarla in un acquedotto di pietra, in modo che l’acqua possa uscire dal bastione dalla parte di ponente, mentre dovrà lasciare un’altra apertura dalla piattaforma fino alla fontana per poter tirare l’acqua dall’alto. Sulla piattaforma dovrà costruire due case una nel cantonale di ponente appoggiata al muro della torre ed un’altra nell’altro cantonale di levante, mentre negli altri due cantonali verso il mare deve fare due guardiole o garitte, sulla base del disegno del Di Marco. I muri della parte esterna larghi 62 centimetri devono essere realizzati con calce e sabbia  dei mari di Messina o di Catania.  I lavori dovevano cominciare nel gennaio del 1629.

    Il costo previsto è di 650 onze. I pagamenti avverranno nel prosieguo dei lavori. Il Nobile deve fare altresì “ la scala per acchianari o in la turri o in detto bastioni conforme sarà designato per Maestro Antonio di Marco e si dona a Maestro Vincenzo tutta la fabbrica di la scala che oggi…”.

   I lavori cominciano e sono in itinere durante tutto l’anno 1629 e 1630. Nel maggio del 1630 si decide di ingrandire il bastione sia alla base e sia alzando la piattaforma. La base si allungherà di due metri e mezzo sul lato che affianca la torre e due metri e venticinque verso il mare, mentre si alzerà di un metro e cinquanta. Il prezzo di questo ampliamento viene fissato da parte dell’ingegnere Antonio Di Marco e del Maestro Francesco Ferrante in onze 241. Gli interlocutori sono in questo caso Giuseppe Grimaldi, Francesco Echebelz e Scicpione Celestre

   Dopo aver completato il bastione tra il 1636 e il 1639, si realizzano sempre per conto dell’amministrazione comitale alcuni magazzini. A dare l’incarioco sono i maestri razionali Bernardo Valseca, barone dei feudi di San Filippo delle colonne e Gadimele, Don Francesco Bolle Pintaflor e Francesco Echebelz. I magazzini sono da costruire “ in scoglio prope mare super criptam magnam propre fortitiam”. A  progettarli sarà ancora l’ingegnere Antonino di Marco ( Marco Nobile), mentre la realizzazione è ad opera dei capimastri Vincenzo Gugliotta, Blandano Caccamo e Giuseppe Calabrese. A conclusione dei lavori, nel 1630 a periziare l’opera sono i maestri Teodoro Dierna, Filippo Mastretta Giuseppe il Messinese e Giuseppe Francalanza. 

    Tra la fine degli anni trenta e i primi anni quaranta del Seicento si sistema sul bastione della torre  una “bastarda” chiamata pure “sacro”, una colubrina fatta realizzare a Malta da parte del cavaliere gerosolomitano Francesco Echeblez, fornendo la torre di un pezzo di artiglieria importante. Nel 1643, due artiglieri , maestro Mattero Argomento, originario di Malta, ma residente a Scicli e maestro Andrea Ragazzo, di Siracusa,artigliere e bombardiere della stessa fortezza di Pozzallo stimano l’opera realizzata, una colubrina lunga tre metri e mezzo, del peso di due tonnellate di bronzo per il costo di 500 onze a cui vanno aggiunti il prezzo delle ruote ferrate, della cassa, del fuso e del trasporto. L’Echebelz aveva mandato a Malta due pezzi di artiglieria di bronzo piccoli non più utilizzabili che importavano  il peso di 640 chilogrammi, che potevano essere utilizzati per la realizzazione della nuova “bastarda”. Il costo pertanto pagato fu di onze 414, cifra non indifferente.

   Ho cercato di raccontare una fase delle trasformazioni che la torre ha avuto. Molti i silenzi delle fonti sia prima del 1606 e sia dopo. Certamente queste notizie aiutano molto nel capire la trasformazione del palazzo di Bernardo in fortezza.

Foto Luigi Nifosì 

 © Tutti i diritti riservati su foto e testo


© Riproduzione riservata