Vittoria - Un'ispezione negli uffici giudiziari di Ragusa, Tribunale e Procura della Repubblica. A chiederla l'avvocato Raffaele Drago, il quale si è rivolto a noi per raccontare la vicenda che avrebbe coinvolto sia lui che il figlio Dario, anch'egli avvocato.
“Nel 2009 sono rimasto vittima, tra le altre, di queste persone: la titolare di un'agenzia immobiliare, strettissima amica di famiglia, un avvocato che non conoscevo che esercita a Ragusa, una signora che non conoscevo, proprietaria di un immobile. La titolare dell'agenzia, approfittando della fiducia di un mio figlio, (avvocato esercente cui per gravi motivi era stato imposto riposo assoluto) lo indusse ad accettare l'incarico di procuratore speciale di una sua cliente che le aveva conferito l'incarico di vendere una casa, ma che doveva allontanarsi per un periodo che poteva divenire lungo. Richiamandosi alla consuetudine della sua agenzia, lo indusse a rilasciare alla venditrice “a garanzia”, un suo assegno di 120 mila euro che sarebbe stato restituito ad operazione conclusa. Tutti sanno che un mandatario non deve alcuna garanzia al suo rappresentatario. Tuttavia egli aderì. Questo, da solo, prova le sue condizioni del tempo. La vendita avvenne poi, in uno studio notarile, per 65 mila euro pagati in assegni che vennero intestati a mio figlio, in quanto procuratore speciale. Riscosso il denaro, mio figlio si recò dalla venditrice per dargli il dovuto e richiedere la restituzione dell'assegno rilasciato a garanzia. Essa non aderì, rimandando all'intervento dell'agente. Quest'utima gli ha chiesto 65 mila euro in contanti più un assegno di 65 mila. In questo modo, disse, avrebbe sistemato lei il tutto con la venditrice, che poteva scegliere fra i contanti o l’assegno. Risultato: nulla gli fu restituito. Una sera, inoltre, nel mio studio sono arrivati la titolare dell’agenzia, la creditrice di mio figlio e due uomini, di cui uno avvocato. Proprio questi spiegò che la creditrice di mio figlio aveva versato l'assegno da 120 mila euro, trovandolo scoperto, e per questo aveva intenzione di aderire ad un accollo che la titolare dell’agenzia le aveva proposto, ma pretendeva che il figlio e il Drago garantissero per l'agente immobiliare, pena la denunzia del protesto all’Autorità giudiziaria ed al Consiglio dell’Ordine forense. Consapevole delle conseguenze e preso alla sprovvista, poiché nulla sapevo di quei fatti, ho firmato, oggi dico scioccamente. Pochi giorni dopo fui comunque raggiunto dalla notifica di un’ingiunzione immediatamente esecutiva. Venne fatta opposizione a questo provvedimento e, in via preliminare, chiesto che il decreto venisse spogliato della clausola di immediata esecutorietà, ma il giudice respinse questa richiesta. Nel dicembre del 2009 si procedette così al pignoramento di molti dei miei beni e ne fu disposta la vendita, alcuni dei quali acquistati dal genero della creditrice. Finora ho fatto diverse denunce- aggiunge ancora Drago-, ma non ho avuto alcuna risposta. Ultima stranezza: la Procura ha attestato che a mio nome, a partire da1 l ottobre 1996, non risulta alcuna iscrizione fra le persone offese. Di recente, poi, mi è stata comunicata la chiusura delle indagini preliminari relative ad un processo che mi vede invece accusato di calunnia”.
"Voglio verità"
“Mi sono rivolto anche al Csm, ai Ministri della Giustizia (Palma prima e Cancellieri poi)- dichiara Raffaele Drago- chiedendo loro di esaminare la mia situazione e quella della mia famiglia, ma non ho mai avuto risposta. Nella Stampa ripongo la mia ultima speranza di scuotere le coscienze di chi è rimasto inerte davanti ad un caso che intendo portare alla conoscenza di quante più persone possibile perché lo ritengo, e spero che sia, unico, data la sua gravità. Aggiungo che posso provare con documenti inoppugnabili quanto sostengo. In ogni modo, vi esonero da ogni responsabilità”.