Ragusa - Domenico Umberto Diano è uno scultore piuttosto noto dalle nostre parti. Soprattutto per avere realizzato l’opera intestata alla dea Diana e collocata, nel 1937, nella omonima Piazza che è il centro della città di Comiso, ne è anzi il vero e propri simbolo. Quando si dice un nome un destino.
L’artista ha però scolpito altro, e nello stesso periodo. Per esempio, la “Raffigurazione della Sicilia” in forma di colonna con all’apice le tre teste che rappresentano appunto la nostra benedetta Isola.
L’opera è collocata, approssimativamente nello stesso periodo, nel giardinetto annesso al Palazzo della Prefettura di Ragusa, quello che affaccia sul Corso Vittorio Veneto. Sotto una magnifica araucaria è questa colonnina. I ragusani la vedono da ottanta anni tutte le volte che sono passati davanti quel giardinetto, ma non la guardano con attenzione. Un po’ perché è così con tutte le cose alle quali ci si abitua negli anni (i romani non guardano il Colosseo!) e un po’ perché la statua di Diano che rappresenta la Sicilia non è propriamente monumentale. In effetti è una grigia colonnina di quasi due metri con queste tre facce femminili che, vista una volta, vista per sempre.
Ma recentemente si è riscoperta una antica e secondo me simpatica storiella legata a quella statua. Storiella che era nata negli anni trenta del secolo scorso e poi dimenticata. Oggi è tornata alla memoria di qualche buontempone che – nel mentre si cerca di capire cosa il buon Crocetta vorrà fare delle Province e dei nascitura Liberi Consorzi (mi chiedo, ma se sono liberi potrà il singolo comune liberamente decidere di non far parte di nessun consorzio?) – rivede e rivaluta, rispolvera e riutilizza gli antichi motti e strambotti legati al piccolissimo campanilismo che mai – in effetti – ha abbandonato queste lande. Dicevamo, la Sicilia è raffigurata con le tre facce che guardano in tre distinte direzioni, e pare che alcuni intelligenti modicani, che sanno leggere nelle pietre i simboli e i segnali che vanno letti, in quella colonna del buon Diano non riscontrano la Sicilia seppure estremamente stilizzata. Loro vedono, ed è effettivamente molto divertente, non la Sicilia ma l’incompleto simbolo della città di Ragusa. Secondo loro, quella colonna scolpita da Diano è in verità la rappresentazione dei ragusani che, notoriamente, sono molto ambigui, tanto da avere, si dice nel nostro gergo, “quattru facci comu e cosicavadi”. Vero è che per dare corso a questa interpretazione mancherebbe invero la quarta delle quattro facce, ma, si spiega secondo la teoria dei buontemponi, non servirebbe a nessuno perché nessuno potrebbe guardare la faccia rivolga verso al Prefettura.
Teoria forse un po’ forzata, ma simpatica tanto da volerla riportare sulle colonne di RagusaNews in giorni durante i quali tra Consorzi più o meno liberi, e Tribunali più o meno accorpati, è gradevole chiacchierare di pure futilità.