Ragusa - Identità in movimento. Sogni meridiani. Parole, immagini, riflessioni e musica per ricordare anche a Ragusa la Giornata mondiale del Rifugiato 2014. Momenti diversi organizzati dalla Fondazione San Giovanni Battista, dalla Caritas diocesana di Ragusa e dalla Cooperativa Il dono che hanno registrato una grande partecipazione di pubblico.
Un convegno per ritrovarsi su un tema di stringente attualità, alla sala Avis di Ragusa, piena non solo di tanti addetti ai lavori, ma anche di cittadini interessati a capire meglio un fenomeno, quello migratorio, che ci interessa molto da vicino e, soprattutto piena di numerosi richiedenti e titolari protezione internazionale, veri protagonisti della giornata. Tema dell’incontro “Il Mediterraneo dei Gentili”.
“Il concetto di identità – ha esordito Nabil Salameh, voce dei Radiodervish – è da intendersi come qualcosa di fluido e dinamico. Per crescere ed evolversi occorre superare la fissità legata ad un’idea chiusa. Le civiltà che sono riuscite a migliorarsi sono quelle che si sono lasciate contaminare. Per comprendere il fenomeno migratorio credo che sia necessario analizzare soprattutto le cause che spingono milioni di persone verso altre terre”. Cause che spesso parlano di sfruttamento dell’Occidente verso il sud del Mondo.
Alla professoressa Giuliana Martirani il compito di tracciare le coordinate di un sogno meridiano. “I sud del mondo – afferma la studiosa – presentano oggi le caratteristiche specifiche per superare le criticità irrisolte che vivono le civiltà che si credono più avanzate. È da una visione meridiana che possono scaturire soluzioni creative per una crescita condivisa”.
Di grande impatto la provocazione di Oliviero Forti, responsabile nazionale dell’Ufficio immigrazione della Caritas. “Forse – spiega – non dovremmo dire così tanto male degli scafisti che conducono i migranti dell’Africa all’Europa. Sono loro, infatti, che garantiscono meglio di altri il diritto all’asilo a chi fugge da situazioni di guerra e persecuzione. Con l’operazione “Mare Nostrum” l’Italia sta salvando molte vite umane e ciò è senza dubbio meritevole. Ma perché, invece di recuperare i migranti a 30 miglia dalle coste libiche, non pensiamo ad attivare corridoi umanitari che permettano la traversate del Mediterraneo in sicurezza? In tal modo si darebbe diritto di richiedere asilo, si salverebbero ancor più vite umane e, cosa non da poco, si eliminerebbe la tratta degli esseri umani”.
All’avvocato Lucia Iuzzolini, il compito di spiegare il senso del lavoro svolto dal Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati, il così detto “Sprar”. “La nostra rete – afferma il legale – è presente in quasi tutte le regioni di Italia ed è questa la sua forza. Puntiamo su forme di accoglienza mirata ed integrata che si basa su pochi numeri. Ciò permette agli operatori dei tanti progetti Sprar di potere lavorare in un’ottica di integrazione del richiedente asilo e del rifugiato”.
Il tempo della festa ha avuto inizio alle 20,30 presso l’Antico convento di Ragusa Ibla con una degustazione curata dall’associazione “Amunì”.
Un bagno di folla, infine, ha accolto la musica dei Radiodervish, assoluti protagonisti del concerto di Piazza Hodierna ad Ibla.
Concerto preceduto dalla consegna dei testi sacri di Bibbia e Corano ai rifugiati di fede cattolica e musulmana. Un segno per sottolineare come il rispetto per ogni religione sia alla base di una società realmente accogliente e interculturale.
Dunque il gruppo musicale composto da Nabil Salameh, Michele Lobaccaro e Alessandro Pipino ha riversato sui presenti note e pensieri di pace. Canzoni dove uomini in movimento contribuiscono a disegnare una nuova mappa sociale. Un concerto dal sapore acustico e mediterraneo. Dal carisma interpretativo di Nabil alla sapienza strumentale di Michele Lobaccaro alle chitarre ed al basso elettrico passando per le sapienti tastiere di Alessandro Pipino, Ragusa è diventata il “Centro del mundo”, come recita il titolo di uno dei brani più celebri dei Radiodervish, in un crocevia di culture e di razze. Per un giorno insieme senza steccati. Uniti da un abbraccio comune.
di Redazione
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