Scicli - Si girano nel territorio ragusano alcune scene del docu-film "Le Neviere”, del prof. sciclitano Ignazio Manenti, docente all’Agrario di Modica.
Le neviere costituivano in passato le fabbriche per la produzione del ghiaccio naturale.
Formate prima da fosse naturali e successivamente costruite dall'uomo, nel'700-'800 venivano utilizzate per raccogliere la neve che, immessa in strati alla profondità di 8-10 metri, si trasformava durante l'inverno in ghiaccio pronto per essere destinato al consumo.
Tali strutture rurali sono presenti nelle zone collinari, sopra i 500 metri di altitudine dove più frequenti erano le nevicate invernali.
Degne di particolare attenzione in Sicilia sono le neviere di Buccheri, nel siracusano e di Chiaramonte Gulfi, sui monti iblei, per la loro importanza economica e sociale del periodo di riferimento.
La produzione del docufilm ha anche voluto sottolineare l'operosità instancabile dell'asino ragusano, da sempre di supporto in tutti i lavori dell'uomo agricoltore.
Una scena è stata girata presso l'azienda agrituristica Petrolo, conosciuta per la produzione e vendita di latte d'asina, e vuole rappresentare il momento della fiera che veniva fatta a cadenza periodica.
L'asino costituiva un elemento importante in quanto impiegato dal'700 alla fine dell'800 per il trasporto del ghiaccio che dalle Neviere, dove era stato conservato durante l'inverno, in estate veniva portato nelle città per essere utilizzato sia per scopi alimentari che terapeutici.
Il docufilm è un progetto culturale, che ripercorrendo antiche tradizioni, assume una valenza conoscitiva ma soprattutto intende valorizzare i beni culturali antichi, materiali e immateriali presenti sul territorio, che a memoria del passato costituiscono ancora valori semplici da trasmettere alle future generazioni.
Circa venticinque le neviere ancora in attività a Buccheri, nei pressi di Monte Lauro, agli inizi del ventesimo secolo; ma anche a Palazzolo Acreide, Buscemi, Sortino e Vizzini non mancavano costruzioni adibite alla conservazione della neve, come pure a Giarratana e a Chiaramonte Gulfi, nell'altopiano attorno all'Arcibessi.
Spesso celate ai nostri occhi dal rialzamento del terreno, dalla disgregazione della struttura o dal riuso come cisterne, sono oggi silenti testimoni di un'attività che molti non immaginano neanche sia potuta esistere in un'isola che lo stereotipo comune vuole arsa dal sole.