Cultura Modica

1474: in Sicilia i Padri Mercedari. Liberavano gli schiavi cristiani

La storia di Fra Genezio



Modica - Risale ad esattamente cinquecentoquaranta anni fa la nascita dell’Ordine dei Mercedari di Sicilia. Data fondamentale per la storia dell’Isola del Sole. Un decreto di Re Giovanni (Giovanni Fernández, o Giovanni di Trastámara, detto Giovanni il Grande, Re di Aragona) concedeva al primo padre mercedario di Sicilia, fra Genezio, una ampia facoltà di costruire conventi nei luoghi che il religioso avesse voluto, e nel contempo concedeva tutti quei diritti sovrani – fino a quel momento esercitati da lui stesso in quanto regnante - quali l’elezione dei collettori, l’esercizio della questua, l’amministrazione dei male ablata e altri legati.
Il ruolo dei padri Mercedari fu fondamentale in tutta la Sicilia ed in particolare nella antichissima Contea di Ragusa poi di Modica. La loro missione era infatti molto semplicemente quella di raccogliere fondi destinati esclusivamente a riscattare i cristiani siciliani catturati e resi schiavi dai musulmani. Una missione che – soprattutto nei tre secoli durante i quali la guerra mediterranea tra islamici e cristiani fu acerrima – rese liberi centinaia di uomini e donne, bambini e anziani, che pirati, corsari e flotte armate dei Paesi barbareschi e della “Sublime Porta” (sarebbe il modo elegantissimo di indicare l’Impero Ottomano) catturavano sulle coste e nell’immediato entroterra di Sicilia, Calabria, Puglia, Sardegna, Campania.
L’opera dei Padri Mercedari fu quindi insostituibile per un periodo molto lungo, e molto più recente di quanto si possa immaginare: si ha notizia di scambi e di “riscatti” di schiavi cristiani fino a tutto il primo decennio del 1800.
Nel nostro territorio i Padri Mercedari furono presenti con il loro convento di Modica, che è strettamente legato alle vicende della annessa chiesa Santuario della Madonna delle Grazie, la cui vicenda prende le mosse da una precisa data (che il prossimo anno rappresenterà un importantissimo anniversario): il 4 maggio del 1615 quando, sulla pendice della collina di Monserrato, in un cespuglio di bosso (il nostro “abbusciu”, in italiano il Bosso) incendiato, fu rinvenuta, incredibilmente intatta, una immagine della Madonna col Bambino, dipinta su una tavola.
L’eccezionalità dell’evento spinse i modicani a costruire una chiesa dedicata a Maria i cui lavori cominciarono quasi immediatamente. Dieci anni dopo, durante l’epidemia di peste del 1626, i Giurati e i Consiglieri dell’Università di Modica richiesero all’Arcivescovo di Siracusa l’elezione della Vergine a “Patrona della città”; riconoscimento che venne concesso nel luglio del 1627.
Della custodia del santuario si occuparono, fino al 1645, i Padri Minimi di San Francesco di Paola che furono ospitati nel piccolo convento eretto accanto al Santuario. Nel 1646 la chiesa della Madonna delle Grazie fu affidata ai preti secolari. Dal 1650 vi presero dimora i Padri Carmelitani Scalzi. Il 30 ottobre 1681 vi si insediarono i Padri Mercedari che ebbero anche l’incarico di erigere un nuovo convento che rispondesse a criteri estetici e funzionali più consoni all’importanza dell’Ordine. L’attuale convento venne costruito nel 1718, allorché i Giurati della Città e i Procuratori della Chiesa concessero ai religiosi una rendita annua di 120 once per il loro sostentamento e per la realizzazione dell’opera; all’arricchimento decorativo del tempio contribuì tutta la popolazione modicana. I Padri Mercedari ebbero la gestione della Chiesa e del Convento fino al 1866, quando il convento diventò di proprietà comunale in seguito alla celebri “leggi eversive” volute dal neonato Stato Italiano. Nel 1902 le Piccole Suore adibirono il convento ad Ospizio di Mendicità, mentre la Chiesa fu affidata a Rettori scelti fra i preti modicani.
Nel 1905 ritornarono i Padri Mercedari che si stabilirono nel piccolo convento costruito tra la pendice della collina e la chiesa e che però abbandonarono nel 1960.
Nel 1979 la Chiesa della Madonna delle Grazie divenne parrocchia e primo parroco fu nominato don Carmelo Cappello. Nel 2000 il vescovo di Noto Giuseppe Malandrino assegnò la Parrocchia a don Umberto Bonincontro, istituendo l’Unità Pastorale comprendente il Santuario Madonna delle Grazie, la Chiesa del Santissimo Salvatore e la Chiesa di San Paolo al Carmine.


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