Attualità Comiso

I rapinatori di gioiellerie, a Comiso

Due giovani arrestati

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Comiso - Il Commissariato di Comiso ha tratto in arresto in esecuzione di due ordinanze di custodia cautelare due giovani che stavano iniziando la loro “carriera” di rapinatori; si tratta di Fabio Di Pietro, 29 anni, trasferito in custodia cautelare presso il carcere di Ragusa e Sergio Izzia, 23 enne entrambi comisani, in custodia cautelare agli arresti domiciliari. Entrambi sono accusati di rapina, perché, in concorso tra loro e con persone allo stato ignote, con più azioni esecutive di un medesimo criminoso, al fine di trarne profitto, hanno partecipato o collaborato alla organizzazione di una rapina posta in essere a Comiso lo scorso 28 aprile, durante la quale sono stati sottratti preziosi in oro di varia natura, tra cui orologi, collane, anelli, orecchini, bracciali, per un valore complessivo di oltre 8800 euro, con l’aggravante di aver commesso il fatto con armi, in più persone riunite e con il volto travisato da passamontagna;
del delitto di lesioni, perché, in concorso tra loro e con persone allo stato ignote, con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso, al fine di commettere il reato precedente cagionavano al proprietario lesioni personali consistite in “trauma cranico minore”, refertate e giudicate guaribili in giorni 3;
e perché, in concorso tra loro e con persone allo stato ignote, al fine di commettere il reato sub a), e con le condotte ivi descritte, illegalmente portavano in luogo pubblico, una pistola calibro 7,65.
L’ordinanza è stata eseguita in quanto, dopo attente attività di indagine svolte dalla Polizia di Stato, il GIP del Tribunale di Ragusa, facendo propria la richiesta inoltrata dal PM ha ritenuto valide le risultanze investigative ed ha quindi disposto per i due indagati le misure coercitive.
La Polizia di Stato, già prima della rapina avvenuta il 28 aprile, aveva iniziato una serie di attività tecniche in relazione ad alcuni altri reati di cui era sospettato esserne l’autore il DIPIETRO Fabio, il quale, conosciuto negli ambienti come un violento in grado di commettere reati, era stato posto sotto particolare attenzione. Egli era infatti sospettato di aver compiuto un’altra tentata rapina ai danni di un bar, sempre nello scorso mese di Aprile.
In tale circostanza era stato visionato dalla Polizia un filmato registrato dalle telecamere installate all’interno del locale nel quale si vedeva un rapinatore che, armato di pistola e con un passamontagna, subiva la reazione del proprietario del locale fuggendo dopo aver perso la pistola un borsone ed una scarpa.
Ebbene, dopo aver visionato il filmato relativo alle fasi della rapina, la Polizia ipotizzava che il rapinatore potesse identificarsi in DIPIETRO Fabio, il quale sembrava corrispondere, per caratteristiche fisiche e andatura, a colui che era stato messo in fuga.
Le indagini tecniche sul Di Pietro, pur non fornendo un riscontro diretto in merito al suo coinvolgimento nella rapina indicata, avvaloravano comunque l’ipotesi investigativa che l’odierno indagato fosse dedito al compimento di reati contro il patrimonio e segnatamente di rapine commesse con modalità analoghe a quella indicata.
In particolare dalle intercettazioni, anche ambientali, emergevano costanti contatti tra il Dipietro ed altri soggetti, tra cui Izzia, nei quali, sebbene con linguaggio cifrato, l’indagato prendeva accordi con gli interlocutori finalizzati al compimento di attività criminose, in particolare pianificando il compimento di altre rapine, tra cui senz’altro quella indicata nel capo di imputazione, in danno della gioielleria di Comiso. Il 25 aprile scorso Izzia iniziava a pianificare la rapina, cercando di procurarsi una autovettura pulita, mediante la quale, insieme ai suoi complici, avrebbe compiuto l’azione criminosa; inizialmente, come emerso dalle indagini, l’indagato e i suoi complici programmavano di compiere una rapina (non specificando mai l’obiettivo) utilizzando una autovettura Fiat Punto (che il proprietario rifiutava di prestare al Dipietro intuendo i motivi per cui l’auto venisse richiesta), mentre poi, considerata l’impossibilità di utilizzare la Fiat, il compimento della rapina sarebbe avvenuto con l’utilizzo di una altra autovettura, messa a disposizione da Izzia.
A partire dalla sera 26 aprile scorso e fino alla fase immediatamente precedente il compimento della rapina in danno della gioielleria, si registravano una serie di contatti tra il Di Pietro e Izzia, utili a rafforzare il quadro indiziario a carico degli indagati. Infatti le indagini hanno confermano che i rapinatori (almeno i due complici del Di Pietro che si sono introdotti con volto travisato all’interno della gioielleria) sono giunti nei pressi del negozio con l’autovettura di Izzia usata anche per fuggire dopo la rapina. Alle ore 16.55, si verificava la rapina a mano armata in danno della gioielleria, e per il primo intervento si era recato sul posto personale dell’Arma di Carabinieri.
Le modalità della rapina venivano dettagliatamente descritte dalla vittima la quale dichiarava che la rapina era stata perpetrata da due rapinatori con volto travisato ed armati di pistola; uno dei due rapinatori puntava la pistola contro la vittima, intimandogli di aprire la cassaforte e, poi, lo colpiva alla testa con il calcio dell’arma, mentre l’altro rapinatore intanto prelevava numerosi oggetti in oro e preziosi dagli scaffali.


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