Lettere in redazione Scicli

A proposito della cena con Monet

Riceviamo e volentieri pubblichiamo

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Scicli - Gentile redazione di Ragusa News
Gent.ma Lucia Nifosì

Rispondo alla giornalista Lucia Nifosì,
rif. articolo “Metti una sera a cena con Monet”, RagusaNews.com, 8 maggio 2015

Credo che lei abbia confuso una cena in galleria, in cui si offriva la possibilità di vedere un’opera di Monet, con un seminario per periti d’arte. Per questo motivo, e per la comprensione di chi non ha avuto la possibilità di essere presente, vorremmo precisare che: non è stato mai detto né scritto, durante la serata e/o nei comunicati dal nostro ufficio stampa, che Monet partecipò alla guerra Franco Prussiana, come lei ci attribuisce. Nelle informazioni comunicate alla stampa è stato detto che Monet, in quell’opera, dipinse probabilmente il combattimento Franco Prussiano (che lo spinse ad allontanarsi dalla Francia), avendo agli occhi scene di guerra che, negli anni precedenti, aveva forse vissuto durante il proprio servizio militare (vedi comunicato stampa del 4 maggio 2015 ufficio stampa MediaLive).
L’errore che lei attribuisce a noi (citando tra virgolette) è invece un errore in articoli di alcuni suoi colleghi, che forse non hanno cura nel leggere i comunicati o verificare le proprie ipotesi. Lascio a lei questa nuova indagine poliziesca, su quei dettagli che forse le parevano il buon Dio (…) e che forse si sono rivelati il Diavolo, ma d’altra parte era questo forse che suggeriva la saggezza popolare francese.
Mi sembra che in quel “mosaico” che non le torna (…), sebbene lei attribuisca a noi l’incompetenza di dare informazioni insufficienti (altre non ne conosciamo e non siamo obbligati a darne) e addirittura errate, sia proprio lei a cadere nell’errore; affidandosi e citando fonti evidentemente non attendibili, come l’articolo di un suo collega che, come potrebbe fare chiunque, anche lei nel suo articolo, rischia di scrivere “cavoli per patate”, magari diventando una “fonte” per altri colleghi frettolosi.
La ringrazio dei complimenti fatti all’organizzazione per la cena e per l’atmosfera, per noi è importante sapere di aver messo il pubblico a proprio agio, in un’idea di relazione e scambio informale. In questa stessa atmosfera è stato precisato, più volte, che non era intenzione proporre una lezione su questo grande maestro, tantomeno su una sua opera minore, ma si trattava di un evento pensato e realizzato per la condivisione dell’arte. Più volte è stato detto, sia a seguire gli interventi sia nei dialoghi informali a gruppetti davanti l’opera, che erano ben accette le domande, ed anzi erano alla base di quello scambio di cui sopra, senza finire per annoiare chi era li per respirare un’atmosfera unica, senza le analisi tecniche dei soliti professoroni.
Non credo che l’organizzazione abbia nascosto delle informazioni preziose alla serata, ribadisco che qualcuno ha confuso una “cena impressionista” con una radiografia clinica, che in arte potrebbe equivalere appunto alla sua ambita fredda “expertise” (perché non prova a chiedere l’expertise di un’opera al Louvre, non crede che la accompagnino gentilmente fuori? A meno che lei non si presenti con le credenziali per acquistarla…).
Quello che forse si aspettava da questa cena, gentile Lucia, è cosa diversa; è una cosa che non ci viene naturale nemmeno in un grande museo, dove le opere dei grandi maestri scorrono una dopo l’altra, e non ci ricordiamo i titoli ma l’emozione, non una data ma il tuffo al cuore di vedere dal vivo, con tutti i dettagli della materia tangibile, un’opera che avevamo ammirato solo sui libri.
Una serata, la nostra, che mirava al valore aggiunto di far condividere queste emozioni e lasciar fluire tutte le curiosità immaginabili (che lei ha voluto affermare univocamente), in dialoghi informali, che non mettono in soggezione le persone (la maggior parte), che pensano che l’arte non sia fatta di date e scatole cinesi temporali, ma di suggestioni e vibrazioni, magari di storie e intuizioni geniali.
È forse di emozione che volevamo pervadere la serata, con il nostro amore per l’arte, che non sente ragioni di sapere se un evento come questo non è un business, se verrà compreso o meno in una cittadina così lontano dai centri della cultura; una passione che non sente ragioni della fatica o della paura di un insuccesso, sente fortemente di dover condividere per crescere, di far vedere l’arte anziché tenerla nell’oscurità dei magazzini o delle camere blindate, in una parola sente di doversi emozionare per capire.

La ringrazio dunque per la sua condivisione con la comunità, le assicuro che sarò umile fan alla prossima cena, magari con Picasso o Van Gogh, che lei o altri organizzeranno in questa piccola ma vivace cittadina, sperando naturalmente che qualcuno sia in grado di farlo…


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