Ragusa - Qual è una delle piaghe più difficili da combattere di questi anni di crisi? Tra le tante (e non sono poche) il lavoro in nero. Niente di nuovo, certo, il lavoro in nero è sempre esistito e probabilmente sarà difficile debellarlo totalmente. Complice, appunto, la grave crisi di questi anni che è andata a complicare una situazione già di per sé complessa con l'aumento del lavoro in nero. Aumento dovuto al fatto che la sempre maggiore pressione fiscale rende davvero difficile alle aziende assumere, e a poco valgono gli incentivi e gli specchietti per allodole che avvantaggiano le imprese che assumono, ma solo per qualche anno, poi cade la scure delle imposte sia sull'azienda che, di conseguenza, sul lavoratore.
Così nascono gli espedienti, tra i quali il più legale è quello di costringere il lavoratore ad aprire una partita iva pur svolgendo, di fatto, una mansione con orari di ufficio, senza però tutti i vantaggi del lavoro da dipendente. Nel peggiore dei casi si arriva al lavoro in nero, quello che se da una parte da l'opportunità di lavorare e di avere per intero la cifra guadagnata con le ore di lavoro, dall'altra mancano tutta una serie di contributi la cui assenza si comincerà a sentire sempre più col passare degli anni. Si tratta quindi di una sorta di "ricatto" perpetrato a danno del lavoratore, lavoratore che stretto nella morsa delle necessità accetta anche questo.
Va da sé che chi lavora in nero non ha nemmeno la possibilità di chiedere un preventivo mutuo e tanto meno la possibilità di accedere a dei finanziamenti, a meno di trovare delle soluzioni specifiche, ma sempre più rare di prestiti agevolati.
Ecco perché a Ragusa si stanno susseguendo controlli minuziosi in diverse aziende, proprio per portare alla luce eventuali irregolarità e, a onor del vero, ne sono state riscontrate non poche. Le ultime indagini svolte hanno permesso di scoprire ben 6 lavoratori in nero in due diverse aziende. Si tratta di aziende agricole, per cui secondo la circolare ministeriale 33/2009 la loro attività non è stata sospesa. Questa circolare però non ha impedito di contestare sanzioni amministrative per un totale di 26 mila euro. A lavorare in nero, occupandosi della raccolta di ortaggi, anche alcuni cittadini extracomunitari, ormai troppo spesso sfruttati.