Lettere in redazione Scicli

Il commissariamento a Scicli? Una grande opportunità

Riceviamo e volentieri pubblichiamo

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Scicli - La nomina dei Commissari chiamati ad amministrare il comune di Scicli fa venire in mente l’uso dei liberi comuni italiani del Trecento che, affrancatisi dalla signoria del feudatario o del vescovo, per non soccombere sotto il peso delle fazioni o degli interessi privati dei cittadini più influenti, affidavano temporaneamente il governo delle loro città a persone esperte e oneste originarie di paesi vicini. Le cariche duravano sei mesi o un anno e in quel periodo si poteva sperare che il comune sarebbe stato retto in nome degli interessi generali e in nome della legge.

Non sappiamo se i tre Commissari di Scicli si siano dati un programma per il lungo periodo della loro amministrazione. C’è chi considera la loro presenza come un’infausta iattura, come il segno di una ingiusta sentenza che condannerà la città a un dannoso immobilismo. C’è chi invece, amareggiato dagli esiti infelici della politica locale degli ultimi anni, spera che il ‘commissariamento’ rappresenti l’occasione di un rinnovamento, di una presa di coscienza e di un azzeramento di una classe politica condannata non tanto dai tribunali, ma dagli esiti stessi del proprio operato, così da far posto a forze nuove, capaci, responsabili e oneste.

Se sarà immobilismo o rinnovamento, questo non dipenderà dai Commissari, ma da noi di Scicli, se sapremo approfittare di questi mesi per dare una svolta alla politica o se invece ce ne staremo lì a guardare e aspetteremo il ritorno del passato, delle stesse vecchie logiche, interessi, silenzi, così che tutto torni come prima.

E i Commissari’?

Anche loro hanno la possibilità di scegliere tra due strade. La prima è quella di lasciare più o meno le cose come stanno, curando l’amministrazione al minimo, attenti alla parità del bilancio e a gestire i servizi essenziali, alzando le tasse se necessario, tagliando le spese, gestendo qualche appalto, assicurando il tran tran degli uffici amministrativi senza creare troppi danni. Finita la loro amministrazione se ne andranno lasciando dietro di sé il ricordo di una gestione opaca, da dimenticare, da salutare con un sospiro di sollievo.

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Oppure sapranno cogliere l’occasione straordinaria loro concessa dalla storia e dalla legge di poter finalmente mettere in ordine alcuni aspetti di questa città che la ‘politica’ non è stata capace o non ha voluto risolvere e che, anzi, ha aggravato a causa delle connivenze, degli accomodamenti, della pigrizia o più semplicemente per l’incapacità di amministrare.

I Commissari, che non devono rispondere a un elettorato e che non devono cercare delle clientele per essere rieletti, e che quindi devono rispondere solo alla legge, hanno la possibilità, e avrebbero a nostro parere il dovere, proprio di far rispettare la legge: ridare a questa città il senso delle regole, del rispetto delle esigenze della comunità, fuori da consorterie, fuori dei gruppetti di interesse, senza le pressioni di questo o di quello.

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Il che significa, tra l'altro: regolare i plateatici e farli pagare da tutti, come si fa nei paesi civili, senza eccezioni e senza furberie (assicurando così entrate di non poco conto alle casse comunali); frenare l’anarchia senza gusto degli arredi urbani improvvisati e delle occupazioni abusive di strade e piazze, dove ognuno fa quello che gli pare; assicurare la raccolta dei rifiuti regolare, differenziata, spiegata agli utenti; e la manutenzione e la pulizia delle strade e il rispetto del verde; i parcheggi controllati secondo le norme; le zone pedonali rispettate, regolate negli orari di carico e scarico merci e non soggette alle arroganze dei menefreghisti; la fine degli abusi edilizi; e la fine della cecità selettiva da cui sono evidentemente affetti molti vigili urbani.

Riusciremo a vedere la nostra città trattata come una città civile, degna dell’Europa, dove le regole ci sono e dove c’è qualcuno che le fa rispettare?

Se fosse così, al termine del loro mandato, i Commissari sarebbero salutati con rispetto e la loro amministrazione verrebbe ricordata come l’inizio una nuova pagina della storia di Scicli. E Dio solo sa quanto ci sia bisogno di girare pagina.


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