Ragusa - La caduta del prezzo del petrolio sta riscrivendo la storia industriale delle maggiori compagnie nel Mondo. Uno tsunami che non risparmia nessuno. Da Bp a Shell ma anche Total si avviano a un taglio dei costi del personale significativo. Con punte che toccherebbero anche il 20% degli occupati. Una strage, insomma.
In Italia, a differenza di quanto già annunciato dalle altre big company nel mercato petrolifero, Eni non opererà tagli al personale. Ma la forbice, con tagli agli investimenti e ai costi generali d’impresa, sta già accorciando l’abito industriale del cane a sei zampe. Versalis è il primo asset che dovrebbe essere dismesso. Eni venderà, come già annunciato, il 70% delle quote della storica azienda chimica del gruppo.
Un divorzio che porterà in cassa quasi 2 miliardi di euro, cash. Si corre ai ripari, dunque, per ristrutturare il debito societario e garantire la cedola del dividendo agli azionisti. Ed è improbabile, salvo altri ripensamenti del Governo, che Cassa Depositi e Prestiti possa fare ancora da socio a Eni dopo le scelte infelici di acquisto delle quote Saipem, pagate a 8,50 centesimi di euro per azione qualche mese fa, quando oggi ne valgono appena 0,34, un venticinquesimo rispetto al valore d’acquisto. Un bagno di sangue, dunque, per le finanze dei soci di Eni che hanno “creduto”, si fa per dire, nell’affare di Stato.
Con Versalis, però, Eni aggiusterebbe il tiro. Niente aiutino da parte del Governo, lasciando in pace il Fondo strutturale italiano e pure i risparmiatori italiani, con vendita della chimica risanata, che fa utili e coi bilanci a posto, proprio nel momento più favorevole del mercato. Una strategia che, stavolta, andrebbe in soccorso dei soci. Bisognerà aspettare il piano strategico di marzo, comunque, per avere maggiori dettagli sull’operazione.
di Redazione
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