Giudiziaria Ragusa

Nuovo processo di appello per gli operai morti a Mineo

I fatti del 2008

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Ragusa - La quarta sezione della Corte di Cassazione ha accolto gran parte dei motivi avanzati dalle difese degli imputati della cosiddetta “strage di Mineo” dell’11 giugno 2008. Quel giorno persero la vita all’interno di un pozzetto del depuratore di quella città sei operai, di cui due ragusani: Tumino Giuseppe e Smecca Giuseppe, dipendenti della ditta “Carfì Servizi Ecologici srl”, Pulici Salvatore, Palermo Giuseppe, Sofia Natale e Zaccaria Giuseppe, questi ultimi tutti dipendenti del Comune di Mineo.
All’esito delle indagini, furono rinviati a giudizio Zampino Marcello, dirigente dell’Ufficio tecnico del Comune di Mineo, difeso dall’avv. Massimo Alì di Caltagirone; Catalano Antonio, responsabile dei lavori pubblici del medesimo comune, difeso dall’avv. Massimo Alì; Mirata Giuseppe, assessore con delega ai lavori pubblici, difeso dall’avv. Rita Carmela Carambia del Foro di Caltagirone; Carfì Salvatore, legale rappresentante della ditta “Carfì Servizi Ecologici srl” di Ragusa, difeso dall’avv. Gianluca Gulino del Foro di Ragusa; La Cognata Salvatore, capo-cantiere della stessa ditta, difeso dall’avv. Gianluca Gulino; Virzì Giuseppe, responsabile esterno per la sicurezza, difeso dagli avvocati Ettore Randazzo e Gaetano Greco, entrambi del Foro di Siracusa.
Molteplici le contestazioni mosse agli imputati: omicidio colposo plurimo per i dipendenti del Comune di Mineo; omicidio colposo plurimo per i rappresentanti della “Carfì Servizi Ecologici srl”, ma anche traffico illecito di rifiuti, illecito sversamento di prodotti inquinanti, falsità in atti privati.
Secondo l’accusa, gli operai sarebbero morti a causa dello sprigionarsi, in quel pozzetto, di acido solfidrico, un vero e proprio gas killer, prodotto dalla cattiva gestione dei fanghi del depuratore ed accelerato dallo sversamento, ad opera della ditta Carfì, nello stesso pozzetto, di sostanze inquinanti.
All’esito di un processo di primo grado estremamente complesso, 40 udienze per complessive 175 ore di dibattimento, il Tribunale di Caltagirone, assolveva Carfì Salvatore e La Cognata Salvatore dallo sversamento di sostanze inquinanti, condannandoli invece per il reato di omicidio colposo per violazione delle norme antinfortunistiche e per traffico illecito di rifiuti e sempre per omicidio colposo plurimo condannava i dipendenti del Comune di Mineo, assolvendo invece dall’accusa il responsabile della sicurezza Virzì.
Ricorrevano in appello sia gli imputati contro le sentenze di condanna, che il Procuratore della Repubblica avverso le assoluzioni.
All’udienza del 19.1.2015 la Corte di appello di Catania, III Sezione penale, accoglieva il ricorso del Procuratore della Repubblica ed aggravava le pene inflitte in primo grado, condannando altresì Virzì per cooperazione nel delitto di omicidio colposo plurimo.
Tutti gli imputati, per il tramite dei loro difensori, ricorrevano in Cassazione.
La Corte Suprema fissava l’udienza di martedì 7 giugno, quasi interamente dedicata, per la sua estrema delicatezza, a questo solo processo.
In fase di discussione finale interveniva in favore della “Carfì Servizi Ecologici srl”, unitamente all’avv. Gianluca Gulino, anche il Prof. Franco Coppi.
Ritiratasi in camera di consiglio intorno alle ore 16.00, ne usciva alle successive ore 21.00 con una sentenza di annullamento di molteplici capi sfavorevolmente decisi dalla Corte di appello di Catania, precisamente annullando in favore di Carfì e La Cognata l’ipotesi di sversamento illecito, traffico di rifiuti e falsità in scrittura privata, rinviando alla Corte di appello per nuovo giudizio circa la sanzione irrogata per l’omicidio colposo; annullando senza rinvio perché il fatto non sussiste la condanna per Virzì; annullando con rinvio per Mirata l’ipotesi di omicidio colposo; annullando con rinvio per i restanti imputati per la determinazione della pena in relazione ai reati loro contestati.


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