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Migranti: 2300 morti nel Mediterraneo nel 2016, e' record



Roma, 26 ott. Nel 2016 i morti nel Mediterraneo sono gia' stati 3.800. Si tratta di una cifra record. Lo rende noto l'Onu. Il portavoce dell'agenzia Onu per i rifugiati (Unhcr), William Spindler, conferma che 'nel 2016 e' stata gia' superata la soglia record di 3800 morti e dispersi nel Mediterraneo'. L'anno scorso i morti furono 3.771.

La cifra record del 2016 e' stata raggiunta nonostante una significativa diminuzione dei tentativi di attraversare il Mediterraneo: nel 2015 ci provarono circa un milione di persone, quest'anno meno di 330mila. Il numero dei tentativi e' diminuito, in seguito all'accordo di marzo scorso tra Ue e Turchia. La tratta piu' pericolosa resta quella tra Libia e Italia: un morto ogni 47 arrivi. Tra Turchia e Grecia riferisce l'Unhcr c'e' stato un morto ogni 88 arrivi.

La ragione dell'aumento della mortalita', nonostante la diminuzione dei tentativi di attraversamento del mar Mediterraneo, sta 'nella pessima qualita' dei barconi usati dai trafficanti di uomini e dall'aumentato numero di migranti stivati in ogni barcone per aumentare i profitti'. Intanto e' ormai praticamente deserta la baraccopoli conosciuta da tempo come la Giungla di Calais, la piu' vasta d'Europa: i numerosi roghi divampati in mezzo a tende e tuguri, e l'esplosione delle bombole di gas disseminate tra i detriti, hanno costretto le autorita' ad accelerare lo sgombero, iniziato lunedì e che si prevedeva comunque di completare per meta' settimana. Drappelli di agenti in assetto antisommossa hanno scortato i rimanenti migranti verso i camion che avrebbero poi dovuto smistarli verso i circa 450 centri di accoglienza sparsi sull'intero territorio nazionale.

Si e' registrato finora un solo ferito, un cittadino siriano ricoverato in ospedale con lesioni ai timpani provocategli dallo scoppio a distanza ravvicinata di una bombola. Quattro gli arresti effettuati con l'accusa di incendio doloso: si tratta di clandestini afghani, che peraltro si difendono sostenendo di aver appiccato il fuoco non per protesta o ritorsione, ma obbedendo a una tradizione del loro Paese, dove sembra sia diffusa l'usanza di bruciare un alloggio che ci si appresta ad abbandonare. .


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