Scicli - Montalbano (alias Luca Zingaretti) e il suo regista “innamorati” di Scicli. C’è da stupirsi? No, davvero. “Città fragile e bellissima”, hanno osservato conversando con il sindaco Enzo Giannone, durante il saluto (un arrivederci?) nell’ultimo giorno di riprese, sul set del Commissario creato dalla penna di Andrea Camilleri e protagonista dalla fortunatissima fiction (Raiuno). La serie tv ha contribuito a incrementare non poco – è notizia arcinota – il turismo nazionale e internazionale verso i “luoghi di Montalbano”, a Sud Est della Sicilia. Manna dal cielo! Soprattutto per Scicli che, pur affascinante e certificata Unesco dal 2002, a differenza di Modica e Ragusa Ibla, prima del fenomeno Montalbano era un centro storico defilato, quasi geloso dei suoi tesori monumentali e antropologici: i palazzi e le chiese barocche, le grotte di Chiafura dove per anni ha vissuto il “quarto stato”: uomini, donne (e animali). I riflettori di Montalbano hanno favorito la trasformazione della città. Rapida, nel moltiplicarsi di bar, ristoranti, botteghe per accogliere la folla di visitatori, che puntano alla “stanza del questore”. E, quando sarà allestito, al Museo di Montalbano. Sono bastati pochi anni. Pochi anni per trasformarla e “stravolgerla”. Diciamo un po’, per non infierire…Se ne sono accorti anche Zingaretti e Sironi, frequentandola periodicamente per “motivi professionali”.
Dal resoconto di Ragusanews si evince infatti che, oltre all’apprezzamento, l’attore e il regista sono d’accordo sull’importanza di tenere alta la guardia, affinchè Scicli non diventi un Luna Park. Questo pensiero è ricorrente fra quanti hanno a cuore i destini della città e l’idea di un “turismo sostenibile. Ricorrente ma non abbastanza diffuso, purtroppo. Le “pietre” di Scicli non siano calpestate. La cultura esige rispetto. Deve trasparire anche dalla vetrina di una bottega, dal cibo e dal vino… Spettacolo triste quando sul tavolo di un ristorante invece di trovare la bottiglia del magnifico extravergine di Sicilia (siamo nel territorio della “tonda iblea”), spuntano le “bustine” dell’olio comunitario… E fermiamoci qui.