Portopalo di Capo Passero - “Che cos'è la Sicilia? E' struttura, è carattere”. Roberto Pirelli è uno chef, ma se chiudete gli occhi, ascoltandolo parlare, potreste non intuire subito quale è il suo mestiere. Perchè incede forte di una esperienza di vita che lo ha portato in tutto il mondo.
43 anni, nipote di un pescatore di Santa Maria di Leuca, in Puglia, e figlio di una siciliana di Chiusa Sclafani, Roberto ha vissuto a Palermo fino a 18 anni, frequentando l'Alberghiero. Da qui parte alla volta di Zanzibar, Cuba, Messico, New York, Sudafrica, Maldive, dove forma la sua carriera di chef italiano con una identità nazionale aperta alle influenze straniere.
Il ritorno in Italia segna la data del 2001 nel calendario, quando Roberto decide di affinare la sua preparazione, all'Etoile di Chioggia, dove consegue cinque Chef Master. E' il segno del riapprodo in Italia, dove Roberto apre, insieme alla moglie Paola, il Ritrovo, nella Brianza intima, dove i posti a sedere sono appena venticinque. Lo segnalano la guida Michelin, quella dell'Espresso e Paolo Massobrio, che definisce “radiosa” la cucina di Pirelli.
Tre anni fa Roberto e Paola decidono di trasferirsi in Sicilia, a Noto, dove aprono l'esperienza del ViDi, ristorante di via Ducezio, nel cuore del cuore del barocco baciato dall'Unesco. ViDi, vedere il passato con gli occhi del presente.
“La mia cucina? E' popolare, ma non rivisitata. E' rivista”, esordisce Roberto.
Cosa significa?
“Faccio un esempio. Nella mia cucina c'è la cipolla, ma è cotta al vapore. La mia sarda al beccafico è un gelato, con crumble di mandorle di Avola, salsetta, agrumi e alici sott'olio. E' un gelato, non è freddo, non è dolce, è croccante, e insegue il sapore assoluto. Un mio ospite mi ha commosso quando mi ha raccontato che quel piatto lo ha fatto tornare bambino. La cucina è memoria, storia, nostalgia, colore”.
Dacci una tua regola di cucina.
“La tecnica non deve mai sciupare o sopraffare l'ingrediente. Se cucino un'acciuga, deve sapere di acciuga. Sembra tautologico, ma non lo è”.
Dal 16 giugno scorso Roberto e Paola hanno deciso di trasferire l'esperienza del ViDi di Noto al castello di Tafuri, vero incanto della Sicilia orientale, restituito alla fruizione, come albergo, appena un anno fa. Anche chi non è ospite della struttura ricettiva può cenare al castello, nel ristorante di Roberto, che ha un affaccio mozzafiato sul mare e sulla piscina a sfioro mare, o dentro, nella sala sala interna. Fatto eccezionale, è possibile anche fare colazione, al ristorante ViDi, serviti a tavola come in un pranzo.
Per chi preferisce i colori, cangianti e imprendibili del tramonto, il ristorante offre l'aperitivo, con “Sei piccoli morsi d'aMare”. Il pane preparato da Pirelli è con farine integrali siciliane, Senatore Cappelli e Tumminia, mentre nella cottura delle verdure non mancano le influenze della cucina orientale di Singapore, Tokio, Bankok, paesi dove c'è una grande cultura della cucina vegetale. "Devo ringraziare il personale che mi collabora, di sala e di cucina. Senza di loro, così motivati e determinati, non sarebbe possibile raggiungere alcun risultato".
Su tutto resta un'emozione. Quello di poter cenare al Castello Tafuri, con un percorso di cucina Sicilia. Di struttura, e di carattere.