Modica - Il Corano dice che "per ogni nazione c'è il suo messaggero" che va rispettato. E Modica che fa Contea, storia e nazione a sé il suo messaggero ce l’ha pure. Che va rispettato, ovviamente.
Accade che in Sicilia si eliminano in una notte le Province, per far felici i grillini e il popolo dei malpancisti col megafono in mano, e vien giù il finimondo politico e pure amministrativo.
Accade anche che nell’ex provincia di Ragusa, accompagnato il morto al camposanto delle istituzioni, i sindaci degli undici comuni si raccolgono in preghiera e votano all’unanimità di dar seguito e continuazione all’esperienza che, fino a oggi, li ha accomunati e, soprattutto, li ha identificati come popolo degli Iblei.
Di Sindaco, però, in quell’assise, ne mancava uno solo: Ignazio Abbate.
Il plenipotenziario della Contea ha deciso di recidere l’antico cordone ombelicale che ha legato, da sempre, osiamo dire, la sua Modica alle tradizioni, agli usi e ai costumi e all’anagrafica stessa della ex, oramai, provincia di Ragusa.
Abbate vuole Modica capoluogo del Val di Noto. Modica tenta la scalata al sud est della Sicilia.
L’idea sarebbe pure buona e affascinante. Solo che il “messaggero della nazione” del cioccolato Azteco, che tenta la fuga in solitudine dal latifondo culturale Ibleo, non ha fatto i conti con la storia del suo territorio che fino a oggi lo ha ospitato e neppure con le comparse e i suoi protagonisti.
Abbate, in sostanza, fa tutto da solo.
Nel nuovo consorzio multi etnico progettato dal redivivo Conte di Modica, prenderebbero posto, bontà sua, anche i berberi sciclitani e i mori pozzallesi.
Ignazio, dunque, pensa alla grande, spingendo i confini della sua Modica oltre Frigintini.
Dalla ruralizzazione alla nobiltà.
Modica, grazie al rivoluzionario presidente della regione che ha voluto con forza l’eliminazione fisica e politica ma anche topo e orografica delle province siciliane, ripiglia in mano lo scettro di Contea.
E per esercitare e garantirsi il potere di Conte nel nuovo consorzio del sol levante, che guarda a est o a sudest, insomma, Abbate millanta l’aiuto dei vassalli: infatti dà diritto di alloggio nel Val di Noto che sarà anche al comune di Scicli e quello di Pozzallo.
Solo che Scicli e Pozzallo tutta ‘sta voglia di tornare al Medioevo non ce l’hanno.
Infatti, con lucidità e senza pensarci più di tanto, i sindaci di Pozzallo e Scicli hanno deciso assieme agli altri otto colleghi di continuare sulla vecchia e buona strada della certificata identificazione territoriale, che chiamavamo, fino a pochi giorni fa, Provincia di Ragusa.
Queste cose dobbiamo dircele, se vogliamo prendere coscienza di noi stessi e, innanzitutto, credere ancora nello sviluppo del nostro territorio. Piuttosto che continuare sul passo di una “lussureggiante cultura urbana” che, come provincia di Ragusa, ci ha fortemente qualificati e bollati di eccellenza in tutta la Penisola, oggi, invece, tentiamo un salto nell’ucronico buio della separazione o, se volete, divisione territoriale.
Il comune di Modica vuole questo?
Allora prepariamoci alla Decadenza; questo è il flagello che ci riserverà la storia se non riusciamo a rimanere uniti e difendere a denti stretti la nostra civitas.
Così come lo siamo stati fino a oggi, uniti e forti all’interno del grande castello di civiltà che è stato la Provincia di Ragusa. Inclusa Modica, nonostante Abbate, il messaggero.
Tanto per restare in tema di Principi, Marchesi, Conti e varia nobiltà.