Cronaca Modica

Pina e il dolore per Chiara

La donna si è suicidata ieri. I funerali oggi alle 16 a San Luca

https://www.ragusanews.com/resizer/resize.php?url=https://www.ragusanews.com/immagini_articoli/04-09-2014/1409826690-0-pina-e-il-dolore-per-chiara.jpg&size=398x500c0 Pina Sortino e la figlia Chiara Modica


Modica - Dalla morte della figlia non si era più ripresa. “Sono morta il 5 maggio 2011”. Iniziava così, nel novembre dello stesso anno, la nostra intervista a Pina Sortino, la mamma di Chiara Modica, la studentessa di 16 anni arrotata da un autobus Ast nel piazzale Baden Powell mentre si recava a bordo del suo scooter a scuola. Voce rotta dal pianto, la signora aveva più volte ribadito che quel maledetto giorno la sua vita si era interrotta. Pina oggi non c’è più.
Ieri mattina ha posto fine a quel male interiore che la logorava incessantemente e che l’aveva anche portata in ospedale. Proprio il giorno prima era stata dimessa dal “Busacca” di Scicli, dove era dovuta ricorrere per una crisi depressiva.
Ha atteso che il convivente, anche lui anni fa colpito dalla tragica morte del figlio in un incidente stradale, uscisse di casa, e che suo figlio si recasse al lavoro. Poi ha impugnato un coltello e si è recisa la carotide. A trovarla in una pozza di sangue è stato proprio il figlio, rientrato a casa perché alle 9 aveva cercato più volte di mettersi in contatto telefonico con la mamma, che non rispondeva al telefono.
Arrivato a casa si è trovato dinanzi alla tragedia già compiuta. All’arrivo dei sanitari del 118 non c’era nulla da fare se non constatare il decesso della donna, 49 anni, per dissanguamento. I primi ad arrivare nella casa della tragedia, al primo piano di uno stabile di via Sorda-Sampieri, sono stati i poliziotti del commissariato di Modica, ai quali si è dispiegata dinanzi la tragica scena. È una tragedia nelle tragedie. Un dolore senza fine per la famiglia, alla quale tutta la città si stringe in segno di vicinanza.
Nulla aveva fatto presagire una decisione del genere da parte della donna. Pina era forte. Lo aveva dimostrato in questi anni. Aveva combattuto per avere giustizia per la sua bambina, strappatale anzitempo. Ma forse non aveva trovato pace in quella sentenza di un anno e due mesi di reclusione, pena sospesa, per l’autista del bus che arrotò Chiara. Il Gup divise la colpa del sinistro mortale al cinquanta percento tra l’autista e la vittima. Pina aveva anche lottato perché la memoria di Chiara restasse viva nel ricordo dei compagni di scuola e di tutta la città. Forse ha pensato di trovare un attimo di tregua solo nel suo gesto estremo.


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