Lettere in redazione Modica

Il Conte tolga il disturbo

Riceviamo e pubblichiamo

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Modica - Sembrerebbe un titolo scortese, quello che ho scelto, ma certe volte bisogna concludere una lettura fino in fondo per non fraintendere un significato.

Io e il Conte siamo vicini di casa da 11 anni, ed è piacevole devo dire alla vista affacciarsi sui giardini ben curati delle sue proprietà. E’ di compagnia, il Conte, nelle prime giornate estive di giugno, e in quelle settembrine un po’ malinconiche che si portano via l’estate.

Purtroppo, però, il Conte è un vicino invadente, ingombrante, pieno di capricci e vizi. Inizia al mattino intorno alle 10. Usa fare acquagym nella sua piscina, incitato da un istruttore che stimola le regali fatiche proprio accanto alla cinta che ci divide. All’incirca all’ora di pranzo, stesso punto, si svaga con giochi di gruppo, e richiamando i suoi ospiti preme sensibilmente il diaframma su un microfono, mentre le casse acustiche generano animatamente decibel e le onde sonore spingono sfortunatamente sulla veranda di casa mia. Veranda che anni fa abitavo, dove usavo pranzare e cenare, dove d’estate giocavo a carte, sorseggiavo caffè e gustavo il latte di mandorla di mia mamma. Adesso faccio tutto dentro casa, dalla parte opposta al Conte, con gli infissi rigorosamente chiusi, altrimenti non ci udiamo tra noi in famiglia. Il primo pomeriggio torna a trastullarsi, il Conte, tra la piscina e la sala bar, proprio di fronte la veranda, e le voci, le casse acustiche, le animazioni caraibiche si intersecano, si mescolano, si inebriano l’un l’altra dissonatamente. La sera è un trionfo di karaoke, in cui ugole felici di agognata e conquistata vacanza si lasciano andare a performance prive di armonia o moderazione.

E’ la sera, intorno alle 21, che il Conte dà il meglio di sé. Le voci karaoke si mescolano ai ritmi provenienti dalla sua struttura più vicina alla mia casa: il locale discoteca. Per circa un’ora karaoke e discoteca coesistono, coabitano, convivono. Nonostante la mia nuova sala da pranzo sia lontana, dall’altra parte della casa, anche con gli infissi chiusi… quel disarmonico, obnubilato, dissonante intreccio di disco music, voci distorte, fischi di casse, ugole stridule e canti stonati entra dentro il cervello e si porta via il senno, spossando definitivamente la psiche. Poi fino all’’una, a volte le due di notte, la voce acquisisce unanimità, la discoteca diventa unica protagonista della notte, e le frequenze basse dei potenti monitor sbattono sulle mura del vicinato e ti ritornano anche sull’altro orecchio, quello che preservavo orientandolo verso il muro del male minore. Oltre ogni orario di riferimento e livello di misurazione di qualsivoglia regolamento comunale. Si dorme al chiuso, in estate, infissi serrati, in attesa delle dieci del mattino seguente, quando la lezione di acquagym violentemente sveglierà le assopite membra.

Mi è capitato di perdere la pazienza, di telefonargli prima per sensibilizzare, poi per protestare. Ho chiamato accorata, arrabbiata, disperata, sconfortata, avvilita. Mi è capitato di invocare l’aiuto misericordioso delle Forze dell’Ordine, che a fronte del Conte sembra che nulla possano oltre timide richieste di alleviamento. Mi è capitato di cercare di capire quale procedura potesse salvare la mia vacanza, il mio desiderio di pace, il mio diritto al riposo. Ho scoperto che una procedura urgente della giustizia italiana perdura qualche mese, e non è di effetto immediato. Normative, differenze tra limiti di accettabilità e limiti di tollerabilità, strategie. Burocrazie.

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La sopraffazione al mio diritto raggiunge l’apice quando osservo la posizione della piscina del Conte, della sua discoteca e del suo bar: a ovest della sua struttura, a confine con casa mia. Invece a est… a est dell'imponente struttura dell'albergo Conte di Cabrera di Maganuco, qualche centinaia di metri più in là… c’è un pantano disabitato. Sacro ingegno dei pensatori di una struttura ricettiva a ridosso di un centro abitato.

Forse dovrebbero esistere tecnicamente un perseguibilità della violazione della quiete, e un diritto al riposo. Un diritto a scegliere la musica che si vuole ascoltare. Un diritto a una chiacchierata in veranda. Un diritto al silenzio, quando se ne ha bisogno.

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Il Conte tolga il disturbo nel senso del disturbo che arreca.

L’ intrattenimento è tale quando tutti ci divertiamo, non quando dall’altra parte del confine si è costretti a implorare e supplicare la doverosa pace e serenità.

Buonsenso, ei fu.


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