Cultura Scicli

La mia vacanza a Scicli, all'estero, in Sicilia

Un racconto di Tiziano Tussi, giornalista

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Scicli - Quest'anno al mare sono andato all'estero, in Sicilia.
Provenendo dal Nord, da Milano, ci si trova infatti un po' spaesati nel percorrere le strade siciliane. Dopo aver atterrato all'aeroporto, in questo caso di Catania, andando verso il ragusano, la mia base sarà a Scicli, le strade offrono una variopinta e sorprendente modalità strutturale. Vi sono buche e sconnessioni dappertutto, tratti autostradali con tanto di casello in parte costruito e naturalmente non funzionante ma che fa brutta presenza di sé nell'autostrada, o meglio nell'accenno della stessa in costruzione, una volta iniziato, da finire, mah? Pezzi ultimati si intersecano con strade provinciali che iniziano e finiscono nei tronchi ultimati. Lavori segnalati ma inesistenti.

Insomma un caos che lascia pensare evidentemente a quanti affari, più o meno loschi, vi possano essere stati in quelle, diciamo così, opere. Con gli occhi ancora occupati dai paesaggi danesi, precedente esperienza turistica, non capisco perché qui l'immondizia sia un dato costante e significativo di troppi luoghi.

Paesi barocchi bellissimi infilzati da costruzioni mai finite di case e altri edifici. Un mare meraviglioso salvato dal solo commissario Montalbano. In effetti, mi dicono, quella trasmissione televisiva ha risollevato il livello turistico luoghi come Scicli, Modica, Ragusa, ma se a qualcuno di Montalbano non interessa più di tanto?

Al municipio di Scicli, si può visitare, a pagamento, pochi euro, la stanza del questore che ogni tanto chiama Montalbano a rapporto e lo stesso comune è l'ingresso della questura di polizia dello stesso ispettore. Scicli però recentemente è stato commissariato per problemi di mafia. Il sindaco sospeso e con lui tutto il consiglio comunale, sostituito da tre commissari prefettizi. Entrando nella hall del comune, chiedendo cosa fosse possibile vedere, a pagamento, avutone risposta per la stanza della location di Montalbano, ufficio del sindaco, è venuto naturale: "ma il comune non è commissariato? Il sindaco di che partito è? " Risposta dell'addetta alla vendita di biglietti nell'androne del Comune: "Non lo so, io non mi interesso di politica". Stessa risposta ho avuto da altri siciliani, ragazzi che fanno volontariato per mostrare le chiese ai turisti: "Non lo so, Non capisco nulla di politica".

La chiesa è a un tiro di schioppo dal comune. Ed anche alla presentazione di un libro di Nino Di Matteo, giudice sotto scorta dal 1995 e Salvo Palazzolo, presente il coautore, la discussione sulla mafia era d'obbligo e pure lo scivolare sulle questioni di Scicli. La presentazione organizzata dal circolo Vitaliano Brancati, che cerca di fare cultura in un luogo dove è evidente la stratificazione divaricata della società siciliana tra chi vorrebbe capire il luogo dove vive e le sue problematiche e chi si accontenta di sopravvivere, granite e cannoli, buonissimi del resto. Durante la presentazione, una cinquantina di persone, quando si tocca la questione del comune commissariato come segno di intrecci mafiosi, nasce una vivacissima discussione con l'autore, quasi a voler denunciare uno sgarbo fatto alla città, atto inopportuno da parte dell'autorità governativa.

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Ma insomma, di che partito è il sindaco, che risponde al nome di Franco Susino? Cercando un poco in internet si leggono molti articoli sulla faccenda ma non si capisce perché non viene mai citato il suo partito. La sua elezione è avvenuta grazie all'appoggio di liste civiche e di partiti di centro-destra, UDC e MPA. Certo sono fenomeni locali e spesso i localismi vanno al di là degli equilibri nazionali, ma insomma questo è il dato. Lo scorso marzo il comune non è andato al voto per il commissariamento. Ma la questione ha lasciato ferite aperte. Tutta mafia dunque. Certamente no.

Un giorno a Punta Secca, il luogo dove "Montalbano abita" e che per caso stavo attraversando, sull'angolo della piazza dove si affaccia "la sua casa" ecco che un gruppo di donne sta volantinando. Un foglione con scritto "nessuna scusa. La mia minigonna non è una scusa la tua violenza non fa di te un uomo" e simili. Sono stato così preso da questo atto e messo, con altri, nella foto che ha accompagnato questo "flash mob". Il motivo era una sentenza omofoba emessa dal tribunale di Firenze per un caso avvenuto nel 2008. Mi sono ritrovato sul giornale locale "La Sicilia" poco dopo, ed in rete. Tutto questo a Punta Secca ad inizio agosto. Un piccolo paesino sul mare.

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Ritornavo in Italia. Ed ancora ripensando ai volontari che curano le chiese decadenti di Scicli, vi ritornavo ancora di più. Giovani senza lavoro e senza futuro che si danno da fare per un motivo, certo di fede, ma anche culturale. E mi tornava alla mente la situazione precaria di troppi luoghi e musei a cielo aperto al chiuso, dove poche persone si spendono per preservare i segnali del passato. E culturale anche la presenza del circolo Brancati che ha festeggiato, in agosto, con una mostra personale, gli 80 anni di Piero Guccione, famoso pittore che ha riunito, nel tempo, attorno a se altri e ha formato una specie di gruppo che da decenni è attivo nella zona.

Eccomi ancora di più in Italia. E poi penso all'Expo ed alle sue ruberie più o meno sotterranee, con maneggioni denunciati per vari reati. Rientrato in Italia a pieno titolo. Ed ancora, la situazione di Roma, un pezzo di Sicilia colà delocalizzato. Tutto si tiene, con buona pace di Salvini e delle amenità leghiste. Siamo veramente un unico Paese, pieno di problemi che si riverberano da un capo all'altro della penisola, più o meno gli stessi. Malaffare, ritardi istituzionali, voglia di vivere repressa, scandalose disuguaglianze, ignoranza diffusa.

Quest'anno al mare sono restato in Italia, in Sicilia.


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