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Vittoria, chiude il Jazz Fest

Appuntamento al prossimo anno

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Vittoria - "Ci vediamo il prossimo anno, festeggeremo insieme il decennale". Francesco Cafiso chiude con uno strabiliante concerto la nona edizione del Vittoria Jazz Festival che ha contaminato di entusiasmo una piazza Enriquez piena sino all’inverosimile. La chiusura è una festa collettiva che coinvolge tutta la città e Cafiso si ‘cala’ nei panni del protagonista assoluto dirigendo la sua banda nel progetto "20 cent per Note" che è un inno al jazz e alla bella musica. Si chiude con un brindisi finale di tutta l’orchestra bevendo il Cerasuolo di Vittoria che insieme al Festival Jazz rappresentano i biglietti di visita di Vittoria sempre più proiettata nel grande circuito dei grandi festival di jazz.

Il fantastico commiato dell'amatissimo ragazzo del jazz alla città e ai suoi tantissimi fan che "straripano" in piazza Enriquez, arriva dopo nove intensissimi giorni di musica a tamburo battente, cornice di una nona coraggiosa edizione che ha deciso di dare alla rassegna un respiro diverso con la proposta "full- time" dei concerti, dislocati nei luoghi d'arte più belli e suggestivi. Una nona edizione che non poteva deludere per i "numeri" che presentava e che, non solo non ha deluso, ma che ha lasciato l’ennesimo segno. E Cafiso, il ragazzo del jazz, ha infatti raccolto il caloroso abbraccio della città e del pubblico che gli ha reso omaggio attraverso questo suo ex ‘enfant prodige’, eletto "ambasciatore della musica" che dall’età di 14 anni continua a solcare magnifiche rotte musicali con la sicurezza di chi "ama" non sentirsi arrivato ma ha perfetta padronanza di ciò che fa e soprattutto di ciò che è.

"20 cent per Note" , progetto musicale presentato nel concerto finale è un viaggio intimo nelle sue diverse anime musicale. Perché se il jazz è contaminazione e, dunque, conoscenza, non può che essere il perfetto equilibrio di "mille note". Un baricentro perfetto che consacra Cafiso anche "direttore" di una magnifica band dove i"fiati" lo seguono a ruota in un dialogo che manda in visibilio il pubblico. Dividono la scena con il sax, ma anche il flauto, di Cafiso, la tromba e il filicorno di David Pastor e Alessandro Presti, il trombone di Humberto Amésquit, il sax soprano e il clarinetto di Rino Cirinnà, il sax baritono e il clarinetto basso di Sebastiano Ragusa, il piano di Mauro Schiavone, il basso di Pietro Ciancaglini e la batteria da Adam Pache. Presentati più volte dal loro "director" i musicisti non si sono affatto risparmiati nella consapevolezza di essere parte della storia musicale di un grande artista.

 

'Speriamo di avervi fatto stare bene', ripete alla fine Francesco Cafiso al suo pubblico al quale "rivela" anche le ispirazioni guida del progetto musicale in particolare quando spiega di essere stato illuminato da Bufalino. "Compreso il presente ci sono solo 16 minuti di felicità", dice il direttore artistico, parafrasando lo scrittore di Comiso. Una complessità d'animo che in Cafiso diventa morbidezza di suono in un tecnicismo sempre perfetto.

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"Ora un paio di giorni di riposo assoluto. Poi una serie di concerti in Italia e Sicilia e a settembre ritorno in America", dice soddisfatto ed esausto a fine concerto Francesco Cafiso. "Nove giorni di fila senza sosta, suonando e organizzando sono un impegno straordinario, ma ne vale sempre la pena. Ma domani comincerò a pensare al decennale e a organizzare un super Festival".


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