“Vince non solo chi fa buone macchine, ma chi gestisce con successo il suo rapporto con i clienti”.
Fabrizio Longo, direttore commerciale di Toyota Motor Italia, non ha dubbi. Presente, insieme al gotha del management Toyota, all’inaugurazione della nuova concessionaria Td Car, sulla provinciale Ragusa-Marina di Ragusa, ha tracciato in due pennellate il senso dell’importanza strategica dell’inaugurazione della nuova concessionaria della casa con gli occhi a mandorla.
“L’inaugurazione della nuova concessionaria è il suggello di un’esperienza iniziata in questa provincia dieci anni fa, grazie alla lungimiranza dei fratelli Pippo e Vincenzo Distefano, quando pochi avevano intuito il potenziale della nostra casa automobilistica”, afferma il dottor Longo.
In cinque anni abbiamo conquistato in Italia, e a Ragusa, quote di mercato sempre più significative. E forse non è un caso che l’inaugurazione della nuova concessionaria Td Car cada a pochi giorni dal sorpasso”. Il “sorpasso” è quello per antonomasia.
Nel primo trimestre del 2007 Toyota ha superato General Motors nella classifica dei costruttori mondiali di automobili. Ma secondo il direttore commerciale di Toyota Italia, non sono solo la qualità e la capacità costruttiva le armi vincenti della casa automobilistica del Sol Levante.
“Siamo diventati un modello di organizzazione, a livello mondiale, non solo per la qualità progettuale dei nostri modelli di auto, ma per la capacità di ascolto, lettura e interpretazione delle esigenze dei clienti”. Ben lungi dall’idea della fabbrica di auto come di robot e di imprenditori che pensano al profitto, Toyota ha rivoluzionato in maniera copernicana il modo di costruire automobili.
Va bene l’attenzione maniacale alla qualità, la concentrazione di risorse ed energie con cui un’idea progettuale viene sviluppata e diventa auto, ma prima viene l’uomo, l’automobilista. E’ forse questo il vero segreto che ha fatto diventare Toyota un caso di studio, nelle Università di tutto il mondo, anche per chi di auto non si occupa.
Non sorprende che Mauro Tedeschini, direttore di Quattroruote, in un recente editoriale abbia scritto: “Forse esagera il futurologo americano che prevede che nel 2050 resterà una sola Casa automobilistica al mondo e si chiamerà Toyota. E sicuramente esagerano anche i giornali che celebrano il funerale anticipato della General Motors, ormai rassegnata a perdere il ruolo di leader mondiale, detenuto fin dagli anni 30, proprio a favore del colosso giapponese. Ma è un fatto che pochi settori dell'industria globalizzata hanno un punto di riferimento forte come la Casa di Nagoya: tutti la invidiano, tutti la studiano per capirne i segreti, tutti ne ammettono la disarmante superiorità. Il nuovo capo della Ford, Alan Mulally, confessa di aver fatto la spola con il Giappone almeno trenta volte per tentare di capire come fanno quei diavoli di giapponesi a costruire delle macchine che non si rompono (quasi) mai. E aggiunge che anche quando costruiva aerei, alla Boeing, il suo modello era... si, la Toyota”.
nella foto la cerimonia augurale del Kagami Biraki. Alle estremità i fratelli Di Stefano, al centro, da sinistra, Fabrizio Longo e Sergio Tumino