di Redazione


“Credevamo di piegare magliettine, e le magliettine hanno piegato noi”.
“Siculamente”. Il nome dice tutto. O quasi.
Nasce a Ragusa nel 2003 un progetto di comunicazione con un taglio europeo, moderno, canzonatorio, irridente, che vuole riaffermare un’identità siciliana contemporanea, ma legata alle radici, con cui tre giovani disoccupati, costretti a scegliere, come accade sempre al Sud, tra la “gendarmeria o la fantasia”, per citare Vinicio Capossela, scelgono la seconda e si inventano un lavoro.
Gli slogan di Siculamente, “Bedda, u sfaddamu stu rusettu”, “N’ura ri taverna leva n’annu ri malincunia”, diventano dei tormentoni. Le magliette vanno a ruba, e trovano testimonial insperati: Roy Paci, lo stesso Capossela.
“Se è veru ca lu munnu gira, l’America a passari ri cà”, recita uno dei nuovi pay off del marchio, un’azienda che confeziona e distribuisce polo, magliette, cappelli, borse, teli mare, ombrelli, canottiere, felpe in oltre quaranta punti vendita in Sicilia.
In cosa consiste il vostro lavoro? “Nel fare pomodori salati”, risponde uno dei picciotti di Siculamente.
Pomodori salati? “Sì, facciamo conserve, di detti siciliani, di tradizione orale, di identità”.
Già, l’identità. “Non siamo figli di industriali della T-Shirt, ma picciotti che hanno deciso di rimboccarsi le maniche, creando dal nulla il loro lavoro”.
Dal 1 giugno 2007 Siculamente ha aperto la propria “officina” in via Carducci a Ragusa. E un’altra al Pata Pata di Sampieri, dove Siculamente ha curato la comunicazione, ha “vestito il locale”, scegliendo i musicisti che si esibiranno questa estate.
Oggi Siculamente produce più linee di prodotti, è presente nei negozi di abbigliamento, con la linea classica e quella fashion, con le polo nei cui tessuti sono stampati i motivi dei carretti siciliani.
E a breve nascerà il primo negozio in franchising a Pozzallo.
“Non abbiamo mai attinto a contributi pubblici, abbiamo lottato contro la burocrazia delle licenze, reinvestendo tutto sul nostro lavoro. Non abbiamo clienti, ma sostenitori”.
Accade così che i siciliani che si recano a trovare i parenti al Nord o all’estero, portino con se il caciocavallo, il cioccolato modicano e la maglietta di Siculamente: “L’invidia è la virtù dei cornuti”.
Per non dire dell’ormai classica “Futtatinni”, che ricalca l’adagio “a da passa’ a nuttata”.
Alla facoltà di economia dell’Università di Catania un docente ha additato Siculamente come un “case history”, un esempio da studiare. Ci vogliono i cabbasisi, direbbe Camilleri, per credere in un progetto del genere, ma i picciotti lo hanno scritto sulle magliette: “Ogni fichiteddu i musca è sustanza”, “Quannu è guerra è guerra pi tutti”, e giù cannoli di ricotta sganciati come bombe. Sino all’eresia della rilettura di Cecco Angiolieri: “S’i fossi foco arderei lo monno, s’i fossi vento il temperesterei, s’i fussi a casa, fussi mieghiu…”
Siculamente ama definirsi un’officina di creativi, che ha realizzato anche cortometraggi con Alessandro De Filippo, docente universitario presso l’ateneo catanese.
E quando si è trattato di creare la comunicazione per Halloween, Siculamente, con un po’ di nostalgia per la Festa dei Morti, ha proposto tante zucchine con l’irresistibile: “Falla comi vuoi, sempre cucuzza è”.
Giuseppe Savà
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