Ragusa, meno Legge e Medicina, più Agraria e Lingue orientali



Perduta, a suo tempo, una battaglia, oggi Ragusa vuol battersi sino in fondo per non correre il rischio di fare smontare il suo polo universitario dai provvedimenti taglia-sprechi del governo Berlusconi e del ministro Gelmini.

La battaglia da cui Ragusa uscì sconfitta qualche anno fa era quella con cui il Consorzio universitario ibleo, nato nel gennaio del '95 e formato e sostenuto sostanzialmente dalla Provincia e il Comune di Ragusa, dall'Associazione per la Libera Università degli Iblei e con un contributo del Comune di Modica e di alcuni sponsor privati, cercò di farsi riconoscere dal ministro Mussi come quarto polo universitario siciliano, dopo le tre università di Palermo, Catania e Messina. Mussi, però, aveva già allora tirato il freno sulle sedi periferiche universitarie, essendoci già abbondanti segni di crisi. Ragusa dovette digerire, però, non solo il no, ma anche, di fatto, la successiva nascita e la promozione della Kore di Enna.

Da allora, però, il polo ragusano, al cui vertice c'è oggi Beppe Drago, ha cercato di riconfigurarsi e dopo essersi fatto una ragione di quel no, ha tanto più voluto darsi una ragione del suo essere. Oggi il Consorzio ha quattro corsi di laurea, da quello in Scienze Agrarie Tropicali e Subtropicali, a quello di Lingue, da Medicina a Legge. Quattromila gli studenti globalmente impegnati, circa cinque milioni il bilancio, con due milioni a testa messi da Comune e Provincia e uno dalla Regione.

Al Consorzio spiegano subito che da loro non ci sono corsi con pochi studenti e che, al contrario, si sta dentro parametri tutto sommato tollerabili anche in tempo di crisi. Trecento gli ultimi iscritti in Legge, altrettanti in Lingue, un centinaio in Agraria, una cinquantina (ma per via del numero chiuso, spiegano) a Medicina. Ma il problema c'è, nel senso che anche Ragusa, come del resto altre sedi universitarie periferiche e legate a grandi Università, avrebbe dovuto puntare sulla specializzazione, sulle specificità del territorio, non tanto sul tentativo di acquisire studenti di qualunque corso di studio. Così, oggi più che mai, ha un senso che venga portata avanti ed incrementata la sezione di Scienze Agrarie Tropicali e Subtropicali. Perché Ragusa è la provincia siciliana che ha il trend più interessante in questo settore, ricerca, sviluppo, produzioni di eccellenza.

Tutto ciò può e deve tradursi, o in qualche caso partire, anche dall'offerta formativa universitaria. Cosa che, del resto, hanno ribadito con forza qualche mese fa sia il Rettore di Catania, il prof. Tony Recca, che l'assessore regionale all'Agricoltura, Giovanni La Via.

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«L'obiettivo, in questo senso, spiega Beppe Drago, è quello di non attirare più soltanto iscritti ad Agraria che facciano una scelta geografica più comoda rispetto all'iscrizione a Catania, ma riuscire ad avere maggiore appeal e capacità attrattiva anche per studenti provenienti da tutte le altre province siciliane, in modo particolare, si capisce, del Distretto di Sud Est».

Agraria, dunque, al primo posto, ma non solo. L'esperienza di Lingue, raccontano studenti e docenti qui a Ibla, la cittadella universitaria ragusana incastonata nell'incanto del Barocco, ha funzionato, con una punta di eccellenza, il corso in Lingue Orientali. Da Roma in giù, in pratica, è l'unico corso esistente ed ha cominciato ad attirare negli ultimi anni studenti provenienti anche da altre regioni del Mezzogiorno. Anche qui c'è la scommessa di Ragusa per il presente e per il futuro, una crescente specializzazione che potrebbe trasformare non solo l'Università, ma la città e forse l'intera provincia in ciò che da anni gli amministratori sognano, cioè l'autentica porta spalancata verso il Sud e verso l'Oriente, quindi verso le zone emergenti del pianeta. Perché oltre all'altro corso, quello in Scienze della Mediazione Linguistica - Corso di laurea in scienze della mediazione linguistica, Ragusa prepara gli studenti nelle Lauree Specialistiche in Lingue e Letterature Afroasiatiche e in lingue e culture europee e extraeuropee. Un'offerta vasta e completa, un'eccellenza che potrebbe fare di Ragusa un centro esclusivo di studi in tutto il Sud.

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In questa fase di transizione, ovviamente, il Consorzio sta cercando di guardare oltre e, tanto per cominciare, ha anche rimesso mano allo statuto, per cambiare quella clausola per cui eventuali sponsor che entrassero nel Consorzio con una partecipazione economica dovessero, com'era stato previsto, rispondere anche di eventuali perdite dell'esercizio di gestione. Non sarà più così e, tra l'altro, presto dovrebbero rientrare nel Consorzio anche Asl 7 e la territoriale, per offrire un contributo al corso di Medicina.

Ma se, come detto, per Agraria e Lingue straniere c'è un percorso che punta all'eccellenza e all'unicità o quasi dei corsi, altro discorso, ovviamente, per Medicina e Legge. A nessuno sfugge che qui si è battuta la pista del doppione, praticata nel tempo in cui, come detto, Ragusa ambiva a diventare quarto polo universitario. Medicina e Legge ci sono anche a Catania. Il sindaco di Ragusa, Nello Di Pasquale, pone l'accento sull'aspetto sociale di questi corsi di laurea: «In un momento di grave crisi economica - spiega - consentono alle famiglie di non dovere mandare i figli a studiare in un'altra città, evitando costi spesso insostenibili».

E' così, non ci sono dubbi, ma c'è anche che se si andrà a tagliare i doppioni Ragusa deve cambiar pelle. E intende farlo puntando non più sui semplici corsi di laurea, ma su master, studi successivi alla laurea, specializzazioni. Una via e una soluzione per non dover rinunciare a troppo, ma anche per giustificare quel che resterà aperto e potrà anche svilupparsi ancora di più e meglio.

Andrea Lodato

La Sicilia


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