di Redazione
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Modica – Chiusa la fase dibattimentale del processo in corso davanti al Collegio Penale del Tribunale di Modica (Giovanna Scibilia, presidente, Patricia Di Marco e Maurizio Rubino, a latere) per il tentato omicidio di Salvatore Di Franco, 29 anni, detto “U francisi”, avvenuto a Scicli, nel luglio del 2005 davanti ad una chiesa, per il quale sono accusati i pregiudicati sciclitani Riccardo Eterno, 32 anni, Francesco D’Ippolito e Giacomo Fidone, entrambi di 39 anni.
I magistrati, prima di chiudere il dibattimento hanno sentito l’ultima teste, proprietaria dell’auto in sosta dove si era conficcato uno dei proiettili esplosi. La donna ha detto di non avere visto o udito nulla nonostante il veicolo fosse posteggiato proprio sotto casa sua e di essersi accorta del proiettile solo in serata quando era andata a prelevare l’auto.
“A quel punto – ha detto – ho chiamato i carabinieri”.
Era un bossolo di pistola calibro 7,65. “U Francisi” fu ferito nell’area antistante la chiesa di San Bartolomeo, dove si stava celebrando un matrimonio. Fu un’azione punitiva. “In caserma – aveva spiegato in precedenza un sottufficiale dei carabinieri – giunse una telefonata del Di Franco il quale ci informava di essere stato bersaglio di spari. Lo trovammo a casa, ferito al gluteo ed alla coscia. Ci chiese di essere accompagnato in ospedale e con la nostra auto di servizio lo trasportammo al “Busacca”.
Le indicazioni fornite dalla vittima, da poco tempo trasferitosi a Scicli, fecero concentrare le indagini sui tre imputati che furono arrestati nelle rispettive abitazioni. D’Ippolito si era nascosto in uno scantinato(risponde anche di detenzione illegale di armi).
La prossima udienza, quella conclusiva, è stata fissata al 29 aprile.
I magistrati, prima di chiudere il dibattimento hanno sentito l’ultima teste, proprietaria dell’auto in sosta dove si era conficcato uno dei proiettili esplosi. La donna ha detto di non avere visto o udito nulla nonostante il veicolo fosse posteggiato proprio sotto casa sua e di essersi accorta del proiettile solo in serata quando era andata a prelevare l’auto.
“A quel punto – ha detto – ho chiamato i carabinieri”.
Era un bossolo di pistola calibro 7,65. “U Francisi” fu ferito nell’area antistante la chiesa di San Bartolomeo, dove si stava celebrando un matrimonio. Fu un’azione punitiva. “In caserma – aveva spiegato in precedenza un sottufficiale dei carabinieri – giunse una telefonata del Di Franco il quale ci informava di essere stato bersaglio di spari. Lo trovammo a casa, ferito al gluteo ed alla coscia. Ci chiese di essere accompagnato in ospedale e con la nostra auto di servizio lo trasportammo al “Busacca”.
Le indicazioni fornite dalla vittima, da poco tempo trasferitosi a Scicli, fecero concentrare le indagini sui tre imputati che furono arrestati nelle rispettive abitazioni. D’Ippolito si era nascosto in uno scantinato(risponde anche di detenzione illegale di armi).
La prossima udienza, quella conclusiva, è stata fissata al 29 aprile.
Saro Cannizzzaro
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