Il nome Sabir è una storpiatura del catalano saber, cioè sapere
di Redazione

« Se ti sabir
ti respondir,
se non sabir
tazir, tazir. »
La lingua franca o sabir, oggi detta anche lingua franca del Mediterraneo, fu una lingua “di servizio” parlata in tutti i porti del Mediterraneo tra l’epoca delle crociate e tutto il XIX secolo, ma probabilmente esistettero lingue franche anche in epoche precedenti.
Sebbene avesse diverse varianti (sia diatopiche che diacroniche), la più diffusa e persistente era costituita principalmente da un lessico al 70% di italiano, di veneziano e di genovese e 10% di spagnolo, con influenze di altre lingue mediterranee come siciliano, turco, catalano, occitano ed arabo. Per le influenze siciliane, vedi ad esempio il termine patruni (padrone), utilizzato anche nella variante algerina e tunisina della lingua franca.
Era chiamata anche Petit Mauresque (in francese piccolo moresco), Ferenghi, ‘Ajnabi o Aljamia. Il nome sabir è una storpiatura del catalano saber, cioè sapere; lingua franca, invece, deriva dall’arabo lisān-al-faranğī, cioè lingua europea. Il secondo termine è in seguito passato ad indicare qualsiasi idioma che metta in contatto parlanti di estrazione diversa.
Questa lingua ausiliaria serviva a mettere in contatto i commercianti europei con gli arabi e i turchi. La morfologia molto semplice e l’ordine delle parole era molto libero. Vi era un largo uso delle preposizione per supplire alla mancanza di alcune classi di parole, tra cui l’aggettivo possessivo. Aveva in oltre un numero limitato di tempi verbali: il futuro si creava usando il modale bisogno, il passato con il participio passato.
Il primo documento in lingua franca risale al 1296 e si tratta del più antico portolano relativo alla totalità del Mediterraneo, intitolato Compasso da Navegare. In seguito, nel 1353, è stato trovato un importante documento a Djerba, in Tunisia. Nel 1830 viene pubblicato il Dictionnaire, manuale scritto in lingua francese in occasione della spedizione francese in Algeria per la conquista di Algeri. Doveva servire ai soldati francesi per imparare e conoscere la lingua sabir. Ne riporta un esempio anche Molière, nel Borghese gentiluomo:
« Se ti sabir
ti respondir,
se non sabir
tazir, tazir. »
Nella terminologia marinaresca di tutto il Mediterraneo sono ancora oggi presenti parole appartenenti a questa lingua, come per esempio vira e ‘maina.
Nella foto, estate 2006: Andrea Camilleri, Isabella Camera d’Afflitto e il sottosegretario agli Esteri Peppe Drago presentano il Festival Internazionale della Letteratura Sabir, che si svolse a Ragusa, Modica e Scicli.
Altri tempi.
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