Cultura
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02/09/2010 02:16

Beppe Fiorello: La mia Sicilia

Sul set di «Terraferma» è Nino accompagnatore turistico in barca. «Mi ha giovato l'esperienza ai Valtur con mio fratello»

di Maria Lombardo

 «Sempre dalla parte della gente comune» ci ha detto qualche mese fa Beppe Fiorello. «Fiorellino», il fratello minore di Fiorello, «il re della fiction» – senza mai disconoscere il genere televisivo – è ormai interprete di cinema d’autore. Dopo «Baarìa» di Tornatore, eccolo ancora in Sicilia con «Terraferma» di Emanuele Crialese che si sta girando a nell’isola di Linosa. 
Fra il 2002 e ora lo abbiamo visto ne «La guerra è finita» con Alessandro Gassman e Barbora Bobulova, nel ruolo di Salvo D’Acquisto nella miniserie omonima del 2003, assieme a Luigi Maria Burruano e Giovanni Esposito, ne «Il cuore nel pozzo», «L’uomo sbagliato» con Antonia Liskova e Lucia Sardo, «Il grande Torino», «Il bambino sull’acqua», «Joe Petrosino», «Troppi equivoci» per la serie «Crimini», «Giuseppe Moscati», «La vita rubata» storia tragica di Graziella Campagna, una ragazza di 17 anni uccisa dalla mafia nel 1985. Qui Beppe faceva il fratello Pietro, carabiniere, che non ha mai smesso di cercare gli assassini. Quindi il bellissimo «Il bambino della domenica» girato a Catania, storia di un pugile e di un bambino, firmata da Maurizio Zaccaro. Ora veste il ruolo di Nino.
Chi è Nino nel film di Crialese?
«E’ un pescatore siciliano, meglio ex pescatore perchè ha deciso di cambiare rispetto al padre e ha trasformato la sua barca da pesca in barca per giri turistici. Padre e figlio cercano di contendersi il nipotino (figlio di un fratello scomparso), l’uno cerca di trasmettergli la tradizione della pesca, l’altro dice al ragazzo “svegliati perchè nella vita c’è anche altro”. E’ lui il vero protagonista, gli occhi teneri e ingenui di Filippo Pucillo che è stato strepitoso in “Respiro” di Crialese. Sua madre, mia cognata, è Donatella Finocchiaro e mio padre è Mimmo Cuticchio. Si racconta un’isola che non è descritta come Linosa ma è comunque Sicilia. Si parla il dialetto che rende verità al film».
E’ la prima volta con Crialese?
«Ci conoscevamo nella vita privata ma non avevamo mai lavorato insieme. E’ una grande opportunità lavorare con un regista unico come non siciliano a raccontare le sfumature della Sicilia e dei siciliani che pochi sanno cogliere».
E così ormai Beppe è alla ribalta internazionale
«Devo molto a Crialese, Winspeare, Roberta Torre. Devo molto anche all’aver fatto televisione. Lo sottolineo perchè molti miei colleghi discriminano la tv e chi la fa generalizzando un po’ troppo. Come in tutte le cose ci sono quelle più belle e meno belle. Anche quelli che dicono male poi la fanno. Io sono molto legato a Raifiction. E poi un attore è un attore: deve saper fare tv teatro e cinema, non solo recitare bene ma anche fare delle buone scelte».
Ma ora parliamo della partecipazione al film di Roberta Torre “I baci mai dati” che sarà presentato alla Mostra di Venezia.
«Il mio personaggio è quello di marito di Donatella Finocchiaro: una famiglia scassatella, l’esatto opposto del Mulino bianco. Però, pur essendo un po’ scassatella, ognuno dei suoi componenti nasconde in sè una grande umanità. Sono un ex calciatore un po’ fallito, messo da parte dalla moglie rampante e dalle figlie: una pensa alle amiche e l’altra è convinta di parlare con la Madonna. Un film surreale divertente, anche commovente. Roberta Torre come Crialese è unica nel saper raccontare certe sfumature e realtà della provincia». 
Come ti è sembrato il quartiere catanese di Librino?
«Non c’ero mai stato a Librino. Sono nato in un piccolo paese, anch’io sono ragazzo di periferia ma la cosa che mi ha colpito molto è che in tutti questi quartieri, come Brancaccio di Palermo, a differenza di quel che si possa dire, c’è grande umanità. Dimenticati dalle amministrazioni, dalla politica, hanno la forza di organizzarsi e di far crescere una piccola società a volte nel bene e a volte no. Il giorno prima che andassimo a girare il film era stato inaugurato un bar a Librino: evento straordinario per gente che si accontenta di poco».
Cosa c’è di Beppe in questi personaggi che hai descritto?
«Quello de “I baci mai dati” ha la mia riservatezza e pacatezza, parla poco. Nino ha di me tutto il mio percorso di animatore turistico, la mia esperienza in Valtur assieme a mio fratello: esperienza che mi è tornata utile. Crialese mi ha chiesto proprio di attingire da lì. dalla mia vita».
A Venezia si presenta anche il cortometraggio «Niente orchidee» cui hai preso parte.
«Lì il mio personaggio si allontana dai precedenti: Valeria Solarino è un’assistente sociale che cerca di convincermi a prendere in affido una ragazza per salvarla da un giro di malaffare. Mi ha affascinato il genere abbastanza noir. Non avevo mai fatto film di questo genere, un personaggio ambiguo che alla fine ti dà tanta emozione e umanità. Avevo poi voglia di fare un cortometraggio per capire come si fa, è un piccolo film, in 14 minuti, a raccontare una storia».
Hai mai pensato a fare regista?
«E’ un pensiero quotidiano, devo trovare la storia giusta, dev’essere un’esigenza emotiva. Ho delle cose sotto mano. Vedremo».
I tuoi figli, ancora bambini, come vedono il tuo lavoro
«Vedono che le persone mi fermano per strada, mi fanno i complimenti e guardano con gli occhi sgranati. L’affetto della gente è un’emozione che non si può spiegare. Mi fermano non perchè sono famoso ma perchè ho interpretato storie in grado di emozionare».
Non è la prima volta che vai alla Mostra, ci sei stato l’anno scorso per «Baarìa»
«E’ stata una bella esperienza. Rimarrà per sempre. Piacevole e divertente per il personaggio e per la vita sul set. Un’opera che resterà nella storia del nostro cinema e sono onorato di esserci».
Interpreti spesso ruoli da siciliano. 
«Sì con piacere e particolare trasporto. Approfitto per rivivere il mio passato e ogni volta che vengo nell’isola vado ad Augusta a trovare gli amici e a Letojanni per visitare i parenti».