Una mostra al castello di Donnafugata, organizzata da Xanadu, Museo del Fumetto, in programma fra una ventina di giorni
di Lucia Papaleo


De Gregori cantava “…eravamo forse solo nel ’56… un bambino, un bambino… E tutto mi sembrava andasse bene…”
Infatti andò bene per Giorgio Cavazzano, che nel ‘56 era un bambino di 9 anni e frequentava la quarta elementare a Ragusa, ma poi sarebbe cresciuto (in altre città) e sarebbe diventato (per vie traverse e fantasiose) il più grande disegnatore di fumetti Disney, tanto che oggi, se un numero di Topolino contiene una storia illustrata da lui, è più prezioso.
1956: a Ragusa di transito per un anno per motivi familiari, tra meno di un mese vi tornerà, come vedremo, per motivi legati al suo lavoro. Tornando al ‘56, dopo la scuola, inizia a frequentare la sua prima fucina, non ancora di disegno ma di altro tipo di arte: quella del fabbro, finché, tornato a Venezia l’anno successivo, intraprende un altro tipo di apprendistato che lo porterà alla fama.
Inizia il suo lavoro di inchiostratore di fumetti aiutando il cugino, Luciano Capitanio. Fu grazie a quella attività che le cose poi andarono benissimo, perché con una parziale verità sulla paternità di quei disegni (disse che erano suoi, mentre lui li aveva solo ripassati) ebbe la fortuna di incontrare Romano Scarpa, all’epoca il più bravo e importante autore Disney in Italia. Ci racconterà lo stesso Cavazzano le circostanze fortuite di quell’incontro che fecero di lui il genio che è adesso. Tutti abbiamo letto (e leggiamo) le storie di Topolino&C, ma non a tutti capita di leggere, in calce alle storie, i nomi degli autori dei testi e dei disegni. C’è poi chi, anche solo scorrendo velocemente le pagine del settimanale, riesce a individuare i disegni di Cavazzano. Sarà per la perfezione dei suoi disegni? Per l’arte che traspare dai suoi tratti? Per il magnetismo nello sguardo dei suoi personaggi? Per la poesia delle sue immagini che a volte, persino, commuovono?
Qualcuno obietterà che non si tratta di un Van Gogh o di un Raffaello, Tintoretto o Tiepolo ma qualcosa deve pur aver appreso da questi grandi, gli ultimi due suoi concittadini, se le sue storie viene voglia di metterle in Galleria…
E qualcuno lo ha fatto. Suo figlio Gabriele e Francesco Verni sono i curatori della mostra che si è inaugurata a Mirano (VE) il 27 agosto, dove era presente anche l’amico e ispiratore di fumetti Vincenzo Mollica (in arte Paperica: “La cosa più bella che mi sia capitata nella vita è proprio quella di essere stato immortalato da Cavazzano nel personaggio Paperica, che ora è diventato la mia vera identità e sulla mia tomba metterò la foto di Paperica col seguente epitaffio: qui giace Paperica che per gli umani fu Mollica”).
Ed è proprio Vincenzo Mollica, noto giornalista Rai delle rubriche di spettacolo e cultura, a insignirlo del titolo di Maestro “…per avere il merito di mettere a disposizione la sua arte per gli altri”. Definisce Cavazzano come “il Raffaello dei disegnatori” e i suoi disegni come “pittura in forma di fumetto”, parafrasando Pasolini il quale diceva che certe canzoni sono “poesia in forma di canzone”.
Sono in tanti a condividere l’opinione di Mollica e ad auspicare che anche in Italia il fumetto diventi una forma d’arte degna di figurare nei libri di storia dell’arte.
È un Cavazzano commosso quello che ringrazia Paperica (pardon! Mollica) per questa sua esaltante introduzione alla Mostra “Tutto Cavazzano”. Ringrazia anche il figlio Gabriele e il curatore Verni per aver realizzato quello che per lui sarà anche un bellissimo regalo di compleanno (la mostra si conclude il 19 ottobre giorno in cui compirà 63 anni).
Il regalo che invece Cavazzano fa ai suoi ammiratori, intervenuti a centinaia all’inaugurazione, sono le sue parole: “La mia forza è il rispetto per il lettore, io vivo per voi”. E i suoi disegni ne sono la prova, i suoi personaggi ci parlano.
E Giorgio Cavazzano finalmente parla anche a noi per una amichevole intervista, comunicando che il 24 e il 25 settembre sarà a Ragusa, ospite di Giuseppe Micciché, alla Mostra di Xanadu, il Museo del fumetto di Santa Croce Camerina, unico in Sicilia e uno dei pochi in Italia, mostra che sarà allestita al Castello di Donnafugata e vedrà esposte le tavole di diversi disegnatori (tra cui: Mario Gombolo per Diabolik, Roberto Disio per Tex, e altri).
Giorgio Cavazzano parteciperà con una delle sue più belle storie, Casablanca, apparsa sul Topolino n. 1657 dell’agosto 1987, con Topolino che impersona il ruolo che fu di Humphry Bogart nel film di Curtiz. La particolarità consiste nei disegni sfumati nei toni del grigio per ricreare l’atmosfera bianco/nero della pellicola originale, usando i colori acrilici, praticamente ogni striscia è un dipinto, una piccola opera d’arte. Inoltre Cavazzano è, in questo caso, anche autore dei testi e ci sorprende con un finale a sorpresa che è poi quello che tutti avremmo desiderato guardando Casablanca!
Cavazzano ha illustrato anche altre parodie di storie famose, tra cui La strada (dal film di Fellini) e Novecento (dal romanzo di Baricco che divenne anche film grazie a Giuseppe Tornatore – La leggenda del pianista sull’oceano).
– Cosa succederà a Donnafugata?
Presenterò questa storia che mi è stata richiesta da Giuseppe Micciché per la sua mostra di Xanadu, ma vorrei che fosse anche un momento di relax (non ho ancora fatto ferie) e anche un ritorno ai ricordi dell’infanzia quando vivevo a Ragusa. Lo ricordo come un anno bellissimo. Provai anche a fare il fabbro in una fucina di corso Italia, dove ferravano i cavalli. Mi piacevano i rumori e gli odori forti, di bruciato, ricordo che mi affascinava il mantice. Poi dovetti smettere… vede questi segni sulle dita? Un giorno mi sono bruciato, ho dovuto così abbandonare l’idea di fare il fabbro, così come abbandonai (volentieri!) l’idea di fare il perito chimico, come mi aveva prospettato lo zio ingegnere, grazie all’incontro fortuito con Romano Scarpa
– Come avvenne l’incontro con Scarpa?
Premetto che avevo tanto desiderato e cercato un incontro con lui, nel senso che cercavo Scarpa dappertutto, chiedevo nei bar, nelle farmacie, nelle botteghe, ma nessuno sembrava saperne niente pur vivendo a Venezia come me… finché, su un vaporetto, una ragazza vide questi disegni e mi chiese se fossero i miei, io dissi di sì e lei (che era la fidanzata di Romano Scarpa) li fece avere a lui, il quale mi chiamò per dirmi che proprio in quei giorni aveva bisogno di un collaboratore in quanto, quello che aveva se n’era andato due giorni prima. Avevo 14 anni e da lì iniziò la realizzazione dei miei desideri. Poco tempo fa sono venuto a conoscenza del motivo di questo abbandono del collaboratore e ora inizio a pensare che anche nel mio caso si possa parlare di ‘vocazione’.
– Ci racconti…
Due anni ricevo una telefonata da don Paolo, parroco di Jesolo, il quale dopo i complimenti per la mia attività, mi dice che era lui quell’aiutante di Scarpa partito due giorni prima del nostro incontro: aveva sentito, inequivocabile, la vocazione sacerdotale…
A questo punto mi scappa l’esclamazione “Oddio!!!”
E Cavazzano risponde: Ecco, proprio così, è proprio il caso di dirlo!
– Una “chiamata indiretta” dunque per Giorgio Cavazzano…
Inizia così a inchiostrare le storie di Topolino fatte da Romano Scarpa, fino a diventare lui stesso autore e più che altro disegnatore, ma non si ferma lì, perché disegna anche Lupo Alberto insieme a Silver, ha disegnato una storia speciale e umoristica di Dylan Dog, disegna anche, per la Marvel, un’ormai introvabile storia dell’Uomo Ragno ambientata a Venezia (L’Uomo Ragno e il segreto del vetro), una rarità anche perchè lui è l’unico disegnatore italiano ad essere stato autorizzato dalla Marvel a disegnare l’Uomo Ragno.
Cavazzano inventa anche personaggi nuovi: Walkie e Talkie, Capitan Rogers, Altai e Johnson, disegna persino sui gelati! È suo infatti il leoncino Leo (Eldoleo) del Cucciolone Algida.
– Lei mangia il Cucciolone? o si sentirebbe un po’ cannibale nel farlo?
Sì lo mangio volentieri, però è scaduto il contratto con Algida, purtroppo! Per fortuna sto lavorando ad altri progetti molto più interessanti. Il più importante è quello con Lello Arena, con cui realizzerò un Nuovo Testamento raccontato dagli animali. La storia di Gesù dalla voce del Bue, dell’Asinello, della pecorella smarrita, della colomba, del serpente…
I bambini sono i suoi interlocutori privilegiati e per loro Cavazzano ha illustrato libri dedicati alle più famose canzoni per l’infanzia, ricordiamo Johnny Bassotto, Il coccodrillo come fa, Popof, e prossimamente uscirà anche Furia il cavallo del West per Gallucci Editore.
Cavazzano usa la sua arte per creare personaggi che abbiano un contatto diretto, che lega il lettore in una relazione con loro e per raggiungere questo obiettivo lavora sullo sguardo. Sono personaggi infatti che hanno uno sguardo aperto, a 360 gradi sulla realtà, e anche i testi delle storie che sceglie di illustrare sono storie che fanno riferimento al contesto attuale, in modo che il lettore non sia isolato nel suo mondo ma riconosca e dialoghi con la realtà dove vive.
– Qual è il segreto per raggiungere questo risultato?
È il lavoro sull’occhio, sulla pupilla dei personaggi. Prima facevo una pallina bianca all’interno della pupilla che indicava la provenienza della luce, pian piano la pallina si è trasformata in un taglio, una fessura aperta a triangolo verso l’esterno perché mi pare che così lo sguardo dei paperi catturi di più il lettore nel loro mondo.
– Il taglietto a triangolo è infatti una delle caratteristiche che rendono riconoscibili i suoi disegni, può essere che sia questo a simboleggiare l’apertura, la curiosità dei protagonisti, verso ciò che succede fuori dalla pagina disegnata?
Può essere, certo. Non avevo mai pensato che potesse significare anche questo, ma è molto interessante.
– Allora le auguriamo una buona permanenza a Ragusa, nel magico scenario di Donnafugata, molto diverso da questo giardino perfetto, dove invece il rigoglioso fiorire scomposto e casuale del giardino del Castello rispecchia l’intrico di emozioni e le contraddizioni della terra che lo ospita.
Lucia Papaleo
Mirano (Venezia), 28 agosto 2010
Lucia Papaleo intervista Giorgio Cavazzano
Villa Giustinian Morosini, una delle location della mostra
L’Uomo Ragno e il segreto del vetro
Acrilico su tela (le foto sono di Lucia Papaleo)
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