Un libro di Christian Zingales: "Battiato on the beach"
di Leonardo Lodato

Milo – Franco Battiato da Jonia, Sicilia. Professione musicista, cantante, compositore. Per molti, un guru, un maestro del pensiero. Un uomo capace di aprire le menti o, perlomeno, di proiettarle verso quei mondi che, spesso, appaiono lontanissimi.
Christian Zingales, giornalista musicale, ha deciso di rendere omaggio a questo faro delle sette note, raccontando in un libro il “suo” Battiato. Una scoperta avvenuta quasi per caso… Forse…
«E’ stata un’epifania televisiva, quando ero bambino, lui cantava L’era del cinghiale bianco seduto su un tappeto persiano, con a fianco Giusto Pio, e mi è sembrata subito una cosa incredibile, anche piuttosto inquietante. Della sua musica mi piace che sia fitta di oscurità, e allo stesso tempo di tanta luce».
Da cosa parte la sua “ricerca”, anche alla luce dei numerosi libri che parlano dell’artista siciliano?
«E’ stata una ricerca personale, un punto su tutte le mie tappe della conoscenza di Battiato, e un tentativo di tirare un filo tra i moltissimi suoi percorsi, cercare di fotografare la grande personalità che è scortata da una così grande faccia. Ho recuperato diversi suoi interventi importanti, prevalentemente televisivi. L’unico libro che ho voluto leggere è stato Tecnica mista su tappeto del 1992, basato su una lunga intervista data a Franco Pulcini».
In che modo ritiene che Battiato possa avere influenzato la musica d’autore?
«Battiato, come Battisti, rappresenta un momento di forte imbarazzo per la cosiddetta musica d’autore. Ogni musica ha un autore, bravo o meno che sia, ogni musica è d’autore. Quando questo ovvio rapporto genetico diventa motivo di autocertificazione qualitativa, siamo nella burocrazia, nell’estetica del lavoro, si inizia a sentire puzza di bruciato insomma. Battiato e Battisti portano la canzone fuori da sé, dai loro parametri personali, e dai codici stessi della canzone. E nondimeno il loro è il punto più alto toccato dalla canzone italiana. E’ il paradosso della libertà, che non può non creare degli scompensi là dove è il regno delle categorie».
Limiti e vantaggi dell’essere siciliano, tanto per un artista come Battiato, quanto per i più “giovani” da Carmen Consoli a Mario Venuti…
«Gli stessi dell’essere marchigia-no o lombardo o americano, altrimenti scatta una hit-parade razziale che farebbe torto alla bassezza dell’essere umano, che basso è e basso rimane a qualsiasi latitudine. Il grande vantaggio di Battiato è quello di essere uomo suo malgrado, e però riuscire ad avere a cuore, in fondo, l’umanità. In questo lo splendido Dna siciliano aiuta sen- z’altro. Consoli e Venuti sono bravi, hanno un loro percorso, che personalmente non mi emoziona troppo, e il rapporto che può esserci con Battiato è quello, buono, di vicinato. Non credo invece che i siciliani possano avere limiti in quanto tali, rispetto ad artisti continentali, semmai una marcia in più, per tutti i retaggi e i Dna sopracitati, e per il senso di prospettiva decisamente alieno».
Ci sono oggi artisti paragonabili a Battiato?
“In assoluto no, e per fortuna, ogni artista vero e compiuto ha un suo tragitto, una sua forma, un suo modo di palpitare. Diffidare sempre dagli epigoni poi, e le derivazioni stilistiche sono sempre sterili. C’è uno strano rapper, che si chiama Dargen D’Amico, milanese ma di origini eoliane, che ha una vena freak, e ha una sorta di “assenza”, un volto e un’indifferenza nell’alternare registri tragici e comici, alti e bassi, che sembra uno spiazzante incrocio in acido tra Jannacci e Battiato».
Battiato, musica e pparole, da “mettere in valigia” per un lungo viaggio: cosa porteresti con te e cosa lasceresti a casa?
«Musica, parole, vita, e di come sia riuscito a vincerla: di Battiato porto tutto, un vero piacere solo pensare a uno come lui. Lascio a casa gli italiani che nel ‘91 hanno applaudito Povera patria e nel ‘94 hanno votato Berlusconi, facendo precipitare l’Italia in un baratro, che avrebbero meritato loro soli».
Il libro Battiato on the beach
“Battiato on the Beach” (Arcana, pp. 210, 17,50 auro), è l’ultimo libro, in ordine di tempo, dedicato alla vita e alle opere di Franco Battiato. A raccontarlo è Christian Zingales, da oltre dieci anni firma di “Blow Up”, rivista di cui coordina la redazio- ne, oltre che collaboratore di “XL”. Il libro, scandaglia quelle dinamiche antropologiche che fanno dell’artista siciliano, uno dei primi, se non l’unico, musicista a vivere in quel costante tentativo di superare i limiti del linguaggio umano e musicale esprimendoli attraverso le idiosincrasie nei confronti della mafia, di Berlusconi, delle mode, capaci di diventare musica grazie ad un approccio viscerale, lontano da ogni intellettualismo accademico.
“Tappe e modi di un alieno prestato all’espressione sonora”, la cui carriera ha spaziato (e spiazzato) dalla più artigianale acquisizione del mestiere a uno sperimentalismo radicale diventato culto planetario. «Dalla rivoluzione pop che ha cambiato la faccia della canzone italiana, a un inquieto ma sicuro errare nelle lande di tutto ciò che è possibile in arte e in musica».
© Riproduzione riservata