Daniele Galoppa è l'uomo della verità
di Socrathe

Daniele Galoppa, il difensore d’ufficio nominato dal tribunale di Taranto a tutela di Michele Misseri, è la vera chiave di svolta per la risoluzione definitiva del delitto di Avetrana.
Che il caso Scazzi fosse stato di non facile soluzione, anche dopo l’ammissione di colpa da parte del Misseri, s’era capito da subito. L’avvocato di Grottaglie –dalla contraddittoria confessione del reato da parte del suo assistito, alle ritrattazioni intermittenti di questi ultimi 3 giorni- sta cercando di chiarire, passo dopo passo, gli incomprensibili e foschi misteri della morte della piccola Sarah.
Nel delicato incarico di assistere la difesa di Michele Misseri, Daniele Galoppa ha accettato il mandato della Procura nella consapevolezza di un duplice obiettivo finale: assicurare una degna difesa al suo “cliente”, così come esige la legge, e portare a galla la verità, l’unica verità per rendere giustizia a Sarah Scazzi e allo“zio Michele”, vittime dello stesso cinico omicida.
Sarà il tormento del doppio e del contrapposto a comporre l’immagine finale di questo assurdo thriller psicologico, che di fantastico e irreale non ha proprio nulla. Michele Misseri che si autoaccusa di omicidio e poi ritratta la confessione, la figlia Sabrina che piange per la sparizione di Sarah e poi viene accusata di aver avuto un ruolo determinante nella morte della piccola. Doppio e contrapposto anche il luogo, il tempo e il movente del delitto. La poetica della discordanza traccia un profilo doppio anche per la moglie del Misseri.
Sarebbe stata una missione impossibile per chiunque trovare il capo di questo intrigo. Eppure l’avvocato Daniele Galoppa c’è riuscito, e vi spieghiamo come.
La difficoltà principale che il legale di Misseri ha dovuto affrontare nel primo colloquio con Misseri, è stata quella di stratificare il ruolo che il suo assistito ricopriva nel rapporto con la famiglia: Michele Misseri è un perdente, un servo, uno schiavo. E nel riconoscimento della “mansione sociale” dell’assassino, o presunto tale, la didattica legale poco ha aiutato l’avvocato di Grottaglie. Michele Misseri non era abituato al dialogo e alla comunicazione confidenziale. Misseri viveva all’ombra del suo stesso io, respingendo la prossimità e l’assistenza. Non per una repulsione oscura verso l’altro, ma perché di fatto lo “zio Michele” non conosceva né il dialogo, né la fiducia. E l’avvocato è stato riconosciuto, senza non poche difficoltà iniziali, come amico: “Daniele è un ragazzo di cui ci si può fidare” avrà pensato Michele. E s’è fidato.
Galoppa ha messo da subito in campo una vera e propria strategia delle emozioni, piuttosto che una vera e propria tecnica giuridico-difensiva, per scagionare in modo definitivo e certo l’orco confesso di Avetrana dall’accusa di omicidio, o meglio, liberare dall’infamia sociale l’individuo che è stato costretto a recitare la parte della bestia nello spietato delitto Scazzi.
Il sostegno psicologico ha riattivato il processo emozionale e riorganizzato le risorse cognitive di Michele Misseri, incoraggiandolo a riacquistare fiducia nelle proprie capacità, mettendolo in grado di poter affrontare con determinazione la gravità di questo delicatissimo momento. Un processo di aiuto che ha dato già i primi risultati: la ritrattazione sul vilipendio di cadavere, la dichiarazione –attesa- che quel pomeriggio d’agosto, quando Sarah fu uccisa, il Misseri dormiva e non era “a trafficare in garage sulla macchina agricola” come già aveva dichiarato.
Michele Misseri non sta fornendo altre e nuove versioni dei fatti, sta solamente prendendo coscienza del suo sè, che non conosceva e che non sapeva manco d’avere, e che il dott. Galoppa sta tentando di affrancare.
Lo zio della piccola Sarah sta pian piano allentando la morsa al capestro che la sua famiglia gli aveva stretto al collo da sempre, per educarlo al silenzio e alla fragilità, rendendolo debole, plagiabile e dominato.
La cavezza che lo ha reso schiavo s’è spezzata. E l’uomo Misseri si sta a poco a poco emancipando, divenendo gestore unico di un’impresa controllata fino a ieri da altri soggetti: Michele sta riacquistando la titolarità sulla sua vita. Con un semplice dialogo alla pari, confidando a un suo simile le sue tristezze e i suoi segreti. In modo semplice, familiare, come ciascuno di noi avrebbe fatto con l’amico più caro. E l’avvocato Galoppa in questo momento è l’amico più caro di Michele Misseri, quello che non ha mai avuto e conosciuto. O meglio, quello che ha preso il posto della piccola Sarah , l’unica persona di cui zio Michele veramente si fidava e amava. Di un amore paterno, affettuoso, vero, pulito.
Sarah è stata per Michele Misseri la sua unica emozione da schiavo. Ma adesso Michele è “libero” di pensare, di parlare, di vivere. La franchigia da un vissuto in cattività assieme alla raggiunta consapevolezza del sé, daranno presto un nome, un tempo e un luogo certo alla ricostruzione vera e soprattutto unica dei fatti che hanno tinto di nero quel giallo pomeriggio d’agosto ad Avetrana. Vorremmo che la realtà che abbiamo fin qui narrata fosse frutto della nostra fantasia, figlia di un insolito delirio d’Ottobre,vorremmo anche e soprattutto che la piccola Sarah fosse ancora qui con noi, vorremmo, ma il divenire delle circostanze ci daranno tristemente ragione. E la piccola Sarah dormirà finalmente il sonno della sua pace.
Socrathe
© Riproduzione riservata