Ragusa - Eccellenza,
l'effetto combinato di tre misure inserite nel DEF regionale, approvato in questi giorni dall’assemblea parlamentare siciliana,
Ø il raddoppio delle royalties per la produzione di idrocarburi nell'Isola
Ø la cancellazione del bonus fiscale per la quota iniziale di estrazione
Ø l’aumento del canone estrazione e produzione acque minerali
avrà come scenario certo e immediato una fuga in massa delle compagnie, grandi e piccole, titolari di concessioni minerarie per la "coltivazione" di pozzi di greggio e gas in territorio siciliano.
Subiranno, anche, un inevitabile stop le produzioni delle società di estrazione e imbottigliamento acque minerali.
Lo scenario occupazionale, in prospettiva, sarà dunque catastrofico e socialmente insopportabile, con una perdita di alcune migliaia di posti di lavoro, in Sicilia, per una disposizione politica inammissibile e assurda oltre ogni ragionevole modo.
Premesso
- che la regione Sicilia contribuisce alla produzione nazionale di idrocarburi, con circa il 4% del gas naturale il 76% della gasolina (18mila tonnellate/anno) e il 12% dell'olio greggio (630mila tonnellate/anno), e che le aziende con impianti "on shore" nel 2012 hanno pagato circa 35 milioni di euro a Regione e Comuni su cui insistono i pozzi, con un battente occupazionale di circa 2.000 risorse tra diretto e indotto,
- che in Sicilia la legge regionale 14/2000 aveva fissato le royalties per la produzione di olio e gas al 7%, distribuendo l'aliquota per 2/3 ai Comuni e per 1/3 alla Regione
- che la legge regionale 11/2010 ha innalzato le “tasse” per concessioni minerarie dal 7 al 10%
con il raddoppio delle royalties per la produzione di idrocarburi, che passerebbero dal 10 al 20 per cento e l'eliminazione della franchigia o bonus fiscale, la pressione fiscale per le società di estrazione e produzione in concessione mineraria, subirà un balzo del 140%, economicamente insostenibile.
Le produzioni di greggio, gas e acqua minerale, in Sicilia, diverrebbero così non più convenienti, favorendo il disimpegno, già annunciato, delle società interessate.
I campi marginali a bassa produzione di petrolio e gas, come quelli di Ragusa, Comiso2, Gela, Bronte, Gagliano, ma anche quelli a carico produttivo elevato, rischiano dunque di chiudere da un momento all’altro, grazie alle disposizioni contenute nella finanziaria approvata in questi giorni dall’Ars.
La produzione di petrolio e gas in provincia, per quei campi con margini economici relativamente bassi, vedi la concessione Ragusa e Irminio, rispettivamente per Enimed e Sviluppo Risorse Naturali tramite la consociata Irmino srl, è stata tenuta in vita in questi anni grazie alla franchigia, ovvero, grazie a quella percentuale di esenzione tributi per i primi 20 milioni di metri cubi di gas e 20.000 tonnellate di olio prodotti annualmente in terraferma.
Nella nostra provincia, Ragusa, le concessioni di Eni, Irminio ed Edison rappresentano circa il 14% della produzione siciliana di idrocarburi. Il battente occupazionale, a Ragusa, solo per le società in questione, tra diretto e indotto, è di circa 400 persone. Oltre 200 le aziende terze collegate alle produzioni, per metalmeccanica di precisione e servizi pertinenti all’estrazione e al trasporto.
A questi numeri aggiungiamo la forza lavoro della società 'azienda SI.A.M., che gestisce la produzione e l'imbottigliamento di acque oligominerali sorgente Santa Maria in territorio di Modica, che conta oggi circa 200 addetti, tra forze dirette e indotto.
Seicento posti di lavoro a rischio per uno scriteriato atto politico dell’Ars, che non ha fatto i conti con la salvaguardia delle vocazioni produttive della nostra provincia e della superiore tutela dell’occupazione.
Ragusa, così come la Sicilia tutta, non può subire decreti politici illogici e illiberali che prescrivono per il nostro territorio solo passi indietro nella corsa allo sviluppo e perdita continua di posti lavoro.
Invitiamo pertanto l’Ecc.mo Commissariato dello Stato a voler valutare in modo attento e rapido l'impatto della nuova norma finanziaria sulle attuali produzioni petrolifere siciliane e di estrazione acque minerali, tenendo conto degli effetti disastrosi che il nuovo balzello potrebbe produrre per l’occupazione e per l’economia della provincia di Ragusa e della Sicilia tutta.
Agli interessi particolari di questi lavoratori aggiungiamo quelli generali del territorio, entrambi devono essere sempre e comunque salvaguardati.
Pertanto, la richiesta di impugnativa delle misure fiscali pertinenti royalties., bonus franchigia e tasse estrazione acque- contenute nel Def regionale 2013- diviene realmente seria e irrinunciabile.
I segretari generali confederali
Giorgio Bandiera –UIL
Giovanni Avola – CGIL
Paolo Sanzaro - CISL