Cronaca
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20/10/2013 20:01

Tre colpi di pistola in testa, l’assurda morte di Salvatore Di Grandi

L’esecuzione

di Redazione

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Giovanni Caruso
Giovanni Caruso

Ragusa – Tre colpi dritti in testa, di cui uno al centro della fronte. E’ morto così il ragusano Salvatore Di Grandi, 66 anni, freddato, intorno alle 23,30 di venerdì in via Rumor, nei pressi del parcheggio esterno del Palaminardi, per futili motivi legati a una storia risalente a tre anni fa. Un’esecuzione in piena regola, di quelle che nella tranquilla Ragusa non si verificavano da decenni.

A sparare, Giovanni Caruso, 36 anni, che lavorava nel bar di famiglia alla periferia di Ragusa. Insieme a loro Alfredo Scatà, 46 anni, muratore, vecchia conoscenza delle forze dell’ordine. Caruso e Scatà, al termine delle indagini che sono state eseguite dalla squadra mobile e dalle volanti di Ragusa, con il coordinamento del sostituto procuratore della repubblica Claudia Maone, sono stati posti in fermo di indiziato di delitto per l’omicidio del Di Grandi.

Il primo, all’alba di ieri, è stato raggiunto dai poliziotti proprio nel bar, mentre il secondo è stato rintracciato a casa.

Di Grandi, Caruso e Scatà (i tre si conoscevano da tempo) si trovavano a bordo dell’auto della vittima, che stava accompagnando i due amici a casa dopo avere passato la serata insieme. I tre erano stati in due bar di Ragusa ed avevano scherzato e bevuto. Arrivati nei pressi del Palaminardi, Caruso, che si trovava nel sedile posteriore, avrebbe estratto l’arma (una 6,35) ed avrebbe sparato con la mano sinistra mentre l’auto era in piena accelerazione, attivando contemporaneamente, con la mano destra, il freno a mano.

“Abbiamo trovato la vittima con il piede completamente premuto sull’acceleratore – ha raccontato ieri pomeriggio il dirigente della mobile e delle volanti Antonino Ciavola –. La velocità dell’auto era intorno ai 50-60 chilometri orari, con la terza marcia azionata. Forse per un malfunzionamento del freno a mano la macchina è andata dritta, con una frenata di circa 30 metri fino ad andare a sbattere a muro”.

Caruso e Scatà, quindi, sono scappati a piedi. “In un primo momento sembrava un incidente stradale – prosegue Ciavola – tanto che sul posto, chiamato dalle persone che hanno sentito il grande botto, è intervenuto il 118 ed i vigili urbani”, ma sono stati gli stessi sanitari del 118 a capire che la morte del Di Grandi era stata causata dagli spari d’arma da fuoco ed a chiamare immediatamente la polizia che è arrivata sul posto con 5 volanti e 4 equipaggi della squadra mobile che si sono messi immediatamente alla ricerca di indizi utili per ricostruire i fatti.

“Capito subito che non si trattava di una rapina – mette in evidenza Ciavola – dato che la vittima aveva ancora addosso i propri oggetti di valore, abbiamo cominciato a bussare porta a porta, fino a quando non siamo riusciti a chiudere il cerchio sui due attraverso alcuni controlli incrociati. Non si trattava di un giovane che aveva contatti nel cellulare o sui social network, quindi abbiamo agito vecchia maniera, ma forse proprio questo ci ha portato immediatamente a trovare la soluzione. Prima abbiamo raggiunto lo Scatà, quindi il Caruso che in un primo momento aveva negato tutto ma che poi ha confessato”.

A casa del Caruso, inoltre, la polizia ha trovato altre due pistole: entrambe delle riproduzioni modificate di una 9×21 e di un revolver cal. 38. Poche speranze, invece, di trovare l’arma del delitto, dato che sarebbe stata gettata in un cassonetto della spazzatura e compattata con gli altri rifiuti in discarica.

Il movente sarebbe da ricondurre ad uno sgarro subito ben tre anni fa dal Caruso quando quest’ultimo, in un bar, si sarebbe tolto una scarpa ed il Di Grandi lo avrebbe rimproverato e buttato a terra. Un’umiliazione che Caruso non avrebbe mai digerito in questi anni. Venerdì sera il gruppo si è riunito prima in un bar di piazza Libertà. Caruso e Scatà sono arrivati con l’autobus, mentre Di Grandi con la propria auto. Poi il terzetto ha deciso di continuare a bere in un bar di Bruscè. Ma al termine della serata è scoppiata la tragedia.

Il cadavere di Di Grandi si trova al’obitorio dell’ospedale Maria Paternò Arezzo in attesa dell’esame autoptico che dovrebbe essere effettuato nella giornata di domani.