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Palermo, 12 dic. Nulla di fatto. Salta il tavolo tra il Cda della Rap, l'azienda di igiene ambientale di Palermo nata dalla ceneri della fallita Amia, e i sindacati. Sul tavolo i tagli proposti dalla società per far quadrare i conti. Ma il piano presentato dal presidente Sergio Marino non convince i sindacati, che parlano di "sacrifici" imposti ai lavoratori "senza alcun ritorno". Martedì è in programma un nuovo incontro, ma ormai l'emergenza rifiuti in città è esplosa da giorni. Cumuli di immondizia e discariche improvvisate fanno bella mostra di sé in diverse zone della città e puntuali, ogni notte, si susseguono i roghi di cassonetti. Entro il 16 dicembre i cittadini dovranno pagare il saldo della Tares, con aumenti medi del 75% rispetto alla vecchia Tarsu. Un incremento che, di fatto, 'brucerà' tutte le agevolazioni previste come quelle per disabili ed anziani, ma che frutterà all'azienda circa 122 milioni di euro, pochi rispetto ai 134 milioni necessari alla Rap per funzionare. Per risparmiare i 12 milioni necessari a far quadrare i conti l'azienda ha proposto agli oltre 2mila lavoratori contratti di solidarietà. Un'ipotesi respinta dai sindacati, che hanno già proclamato lo stato di agitazione. Un braccio di ferro a cui si aggiungono le avarie ai mezzi. Sono, infatti, una decina gli autocompattatori fuori uso.
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