Modica - Il provvedimento del presidente del tribunale di Ragusa, Giuseppe Tamburini, che non apporta cambiamenti sull’utilizzo del palazzo di giustizia di Modica, “cozza contro la legge, contro il diritto e contro il buon senso, a danno dell’intera comunità iblea”.
Lo denuncia il Comitato pro tribunale di Modica, che ritiene il documento “non rispettoso del confronto cui dovrebbe essere improntata la problematica, e gravemente lacunoso e contraddittorio”.
Come si ricorderà, Tamburini ha ribadito la trattazione a Modica del civile pendente al 13 settembre 2013 per i prossimi 2 anni, malgrado il Cga per la Regione siciliana, decidendo sull'appello proposto dal Consiglio dell'Ordine degli Avvocati di Modica avverso l'ordinanza cautelare del Tar Sicilia, sezione distaccata di Catania, abbia sospeso l'efficacia esecutiva dell’art. 1 del decreto ministeriale dell’8 agosto 2013.
Il Comitato sottolinea come Tamburini evidenzi i disservizi e gli impegni di spesa qualora avvenisse un riordino degli uffici e del carico di lavoro, “ma tace sui disservizi prodotti dall’accorpamento e sullo spreco di centinaia di migliaia di euro denunciato alla Procura Generale della Corte dei Conti. Tace sulle condizioni di lavoro di magistrati e operatori, denunciate alle competenti autorità, sulle criticità strutturali dell’attuale struttura giudiziaria di Ragusa certificata da un tecnico che lui stesso ha nominato, e sul mancato rinnovo della documentazione degli impianti di climatizzazione. Tace sull’opportunità che la Legge di Stabilità ha attribuito al Ministro della Giustizia di disporre, nell’ambito di apposita convenzione con la Regione, che sia utilizzato il palazzo di giustizia di Modica se le spese di funzionamento saranno assunte dalla Regione, e sulla prontezza del presidente Crocetta a farsene carico”.
Il Comitato fa sapere che “non disperderà i risultati di Roma e a Palermo e, consapevole che ogni decisione è possibile sino al prossimo 13 settembre, data ultima per l’approvazione di decreti correttivi, produrrà ogni sforzo per impedire quel che appare un inaccettabile sopruso”.