Cronaca Ragusa

Riciclaggio, il denaro sporco pulito da un imprenditore, a Ragusa

Bloccata una cassetta di sicurezza

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Ragusa - Giocando tra il proprio nome e quello del figlio, era riuscito a crearsi un “salvadanaio” non rintracciabile dalle forze dell’ordine: la cassetta di sicurezza che era stata congelata ad un imprenditore ragusano che mercoledì scorso è stato oggetto di un blitz da parte di carabinieri e guardia di finanza all’interno di un locale pubblico nei pressi del carcere di Ragusa, del quale l’uomo, 60enne, è cliente abituale.

Le verifiche dei militari dell’Arma e delle fiamme gialle, poi, sono continuate anche nella villa dell’uomo sul cui conto e sul cui conto del figlio 25enne sono in corso indagini già dal 2011. Il blitz è scattato quando, a seguito del congelamento della cassetta di sicurezza, gli inquirenti si sono accorti che l’uomo movimentava ancora discrete somme di denaro presso un’altra banca.  

Le indagini, condotte dal procuratore Carmelo Petralia, sebbene fossero molto forti i sospetti di un’attività di riciclaggio di denaro di provenienza presumibilmente delittuosa pur non chiaramente tale, non erano in un primo momento riuscite a trovare degli indizi tali da poter scavare in profondità con gli strumenti giusti. Una volta trovata la cassetta è stato portato alla luce un tesoretto di contanti e assegni, tutti sottoposti a sequestro. Un ritrovamento che  ha dato una spinta importante alla macchina delle indagini, rinvigorite e meglio indirizzate.

Dietro al noto imprenditore immobiliare, secondo le indagini degli investigatori, ci sarebbe un vorticoso giro di operazioni finanziarie - dagli stessi inquirenti ritenute finalizzate a confondere le acque in caso di eventuali controlli – in quello che le forze dell’ordine considerano un palese spregio delle norme antiriciclaggio.

Il ritrovamento della cassetta di sicurezza ha anche permesso agli investigatori di acquisire i documenti presso le banche di fiducia degli indagati, distinte, estratti conto, assegni, che, infine, hanno portato il procuratore Petralia a emettere il decreto di perquisizione locale che è stato eseguito da carabinieri e finanzieri nella giornata di mercoledì.

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Oltre al ristorante ed alla villa, di proprietà della società immobiliare amministrata dall’indagato che si trova in una contrada della periferia ragusana, è stato visitato anche il bar gestito dall’altro indagato, il figlio del noto imprenditore, attraverso la propria società.

I militari, collaborati dalle unità del nucleo cinofili della Guardia di finanza e della sezione artificieri Carabinieri di Catania, hanno setacciato la enorme villa dell’imprenditore e il vasto giardino alla ricerca di danaro, assegni o altri titoli di credito e di documenti attinenti le sospette attività imprenditoriali, anche attraverso l’utilizzo dei cani addestrati alla ricerca di denaro.

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Cinque personal computer e alcuni documenti, compresi degli assegni, sono stati sequestrati dai militari a sono ora al vaglio dell’Autorità inquirente al fine di valutare quale sarà la prossima mossa della Procura della Repubblica.

 

 

 

La villa

 

La villa oggetto del blitz, prima di essere di proprietà dell’imprenditore coinvolto nell’inchiesta, era di Daniele Pitarresi, figlio di Angelo Pitarresi, con alle spalle diversi problemi con la giustizia. Le indagini degli inquirenti sono anche volte alla ricerca di un corrispettivo in denaro o in assegni per la vendita della casa, cosa che in questo momento non sarebbe stata riscontrata.

Guardia di finanza e Carabinieri, con il coordinamento della procura della repubblica, vogliono capire dunque se l’imprenditore ragusano fosse in realtà una copertura. Ipotesi che sono tutte al vaglio della magistratura che adesso dovrà decidere quale sarà la prossima mossa. Non è escluso che a breve possano essere richieste le misure cautelari.

Le indagini, iniziate nel 2011, avevano avuto un nuovo impulso quando si è scoperta l’esistenza della cassetta di sicurezza le cui somme, che si aggirano in diverse centinaia di migliaia di euro, erano state congelate. Si tratta di capitali e titoli inerenti operazioni sospette che il direttore della filiale di un istituto di credito presente a Ragusa non ha segnalato, come invece avrebbe dovuto fare e che, proprio per questo, è stato sospeso insieme al vice dalla stessa banca che nei mesi scorsi è stata oggetto di verifiche da parte degli inquirenti. L’autorità giudiziaria aveva disposto una perizia alla Banca d’Italia, organo di controllo competente, che aveva inviato nel capoluogo ibleo i propri ispettori della filiale di Catania i quali avevano effettuato tutti i riscontri del caso che erano stati consegnati alla Procura e che sono stati posti al vaglio del procuratore della repubblica Carmelo Petralia.  

Gli investigatori vorrebbero cercare di capire quale sia stato, in questa vicenda, anche il ruolo dello stesso istituto di credito, in relazione alla consapevolezza o meno delle ipotesi di reato che sono al vaglio degli inquirenti, e che comunque dovranno essere dimostrate.   


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