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Dopo il Tribunale, Modica perde il carcere

Il comitato del no

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Modica - Modica ha perso il tribunale e il carcere, ma è decisa a non arrendersi. Non canterà così facilmente il suo requiem. Lo ha dimostrato sabato mattina la convocazione, da parte del Comitato pro tribunale, di un incontro dinanzi alla casa circondariale, alla presenza dell’Ordine forense di Modica, degli avvocati, di parlamentari, movimenti e associazioni, sindacati, oltre che dei sindaci del comprensorio (assente quello di Scicli per impegni) e di rappresentanti dell’Amministrazione.

Se la chiusura del carcere, come lo è stata quella del tribunale, comporterà disagi e difficoltà non solo ai detenuti che saranno trasferiti altrove, alle famiglie, che non potranno continuare con la stessa frequenza attuale a incontrare i propri cari, alla polizia penitenziaria, ma anche ai commercianti delle aree limitrofe, va messo in evidenza “il paradosso – ha detto l’avv. Enzo Galazzo, portavoce del Comitato – di una decisione che non comporta affatto un miglioramento dell’efficienza, quanto piuttosto l’aumento dei costi, in barba a quanto sancito dalla legge. Questa chiusura si basa su presupposti inesistenti. Vale a dire che si sarebbe dovuto adeguare il carcere di Ragusa prima di chiudere quello di Modica, ma, nonostante ciò fosse stato garantito, sta di fatto che il carcere chiude battenti”.

E mentre le famiglie dei detenuti fanno sapere di essere disperate per i loro congiunti, che avevano trovato nella casa circondariale di Modica un luogo adatto a scontare la pena puntando a un rapido recupero per il futuro reinserimento sociale grazie anche a una serie di laboratori attivati, dal Comitato sottolineano come le richieste di un confronto con le istituzioni, nonché gli esposti effettuati sulla vicenda tribunale, rimbalzino contro “un muro di gomma”.

La Cgil è pronta a scendere in campo. “La struttura di Modica si sarebbe dovuta chiudere previa ristrutturazione di quella di Ragusa.  Così non è stato – dice Albero Ciavorella, della Camera del lavoro -. Siamo pronti ad andare dal direttore amministrativo del Dap. Nessun funzionario può ritenersi al di sopra della legge. Questa va rispettata”.

La sen. Padua ha informato che non mollerà, ma “la situazione – ha detto - è davvero molto critica”. 

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