Ragusa - Questo è il tempo delle gite di fine anno scolastico. E sempre più numerose le scuole superiori che organizzano quelle che nel gergo scolastico non sono “gite”, ma “visite di istruzione”, con una formula molto diversa rispetto anche al recente passato.
Se prima era il pullman il mezzo per il trasferimento, e al massimo Venezia la meta da raggiungere, si è poi passati all’aereo e alle grandi capitali europee, per la felicità degli studenti. Ma quello era anche il tempo delle vacche grasse. Adesso che c’è la crisi, le cose debbono necessariamente essere ridimensionate. Ma non si è tornati al pullman e alla gita, pardon, alla visita, di Roma o Firenze, dei loro monumenti e alla tanta istruzione che effettivamente lo studente ne ricava insieme alle goliardate che sono necessarie, aggiungo io, tanto quanto i monumenti e le acculturate guide turistiche. No, non si è tornati ai pullman e agli alberghi di Rimini in bassa stagione ma si è scelta una nuova formula, che certamente assicura la economicità (si intende pur sempre relativa alle finanze della famiglia dello studente) della quota di partecipazione ma in quanto alla “istruzione” lascia qualche dubbio.
Si è infatti scelto – o almeno molte scuole hanno scelto – di andare in crociera. Ci si imbarca a Catania e dopo una settimana si torna sulla terra patria.
A me sembra una scelta sbagliata. Se nelle gite di fine anno, da sempre, si è sempre tenuta in giustissima considerazione la necessità dei diciottenni di “sciccuniari” (è voce aulica quanto antica della lingua siciliana, e per i lettori di RagusaNews non autoctoni, è necessaria una traduzione che si procureranno presso gli indigeni) è vero anche che un minimo anche solo “sindacale” di istruzione bisogna pure prevederla e se possibile anche ammannirla. In una crociera, fatto salvo il velocissimo giretto di un’oretta a visitare il centro di una città portuale che serve a intervallare la rotta mediterranea, per il resto è mangiare, ballare, mangiare, ballare, mangiare, ballare e poi, considerata anche la età e la quota ormonale dei partecipanti, una auspicabile (ma solo se coscienziosamente “protetta”) massiccia dose di sesso.
Del resto, se la visita di fine anno scolastico è necessaria proprio a dare una degna conclusione al percorso di studi (e ne siamo tutti convinti: genitori, alunni, professori, presidi, agenti di viaggio, titolari delle agenzie di trasporti, albergatori et cetera), è altrettanto necessaria che sia organizzata secondo criteri altrettanto condivisi. Insomma, la crociera sarà anche una bella e funzionale formula per viaggiare, ma non certo adattabile ed utilizzabile per la “visita di istruzione” di alunni all’ultimo anno della scuola superiore. Almeno secondo me. Probabilmente non la pensano come me altri.