Ragusa - Il confronto tra i soci del Consorzio Universitario di Ragusa, richiesto dai rappresentanti delle organizzazioni sindacali, tenutosi in data odierna per individuare strategie e soluzioni utili per uscire dall’impasse amministrativa in cui versa l’organismo consortile, non ha fatto registrare alcun sostanziale passo avanti. Di fronte alla disponibilità offerta dal commissario straordinario dell’ex Provincia di Ragusa, ora Libero Consorzio Comunale, Carmela Floreno, di andare incontro alle richieste delle organizzazioni sindacali per salvaguardare soprattutto i posti di lavoro dei dipendenti del Consorzio coniugando contemporaneamente una politica di ‘spending review’, non c’è stata da parte degli altri due soci (Comune di Ragusa e Alui) l’assenso a procedere alla convocazione dell’assemblea dei soci per deliberare (in via prioritaria) l’elezione di un nuovo CdA, essendo quello attuale già scaduto e non rispondente nella sua composizione alla vigente normativa.
“Di fronte a questa posizione oltranzista – dice il Commissario straordinario Carmela Floreno – la Provincia di Ragusa, ora Libero Consorzio Comunale, non registra alcun fatto nuovo rispetto alle motivazioni che hanno determinato la delibera di recesso dal Consorzio Universitario. La richiesta di dare una nuova ‘governance’ al Consorzio, così come prevede la legge, non è stata accolta dagli altri due soci che invece hanno deciso di mantenere lo ‘status quo’ che ha portato alla paralisi amministrativa e ha reso più difficile il dialogo tra gli stessi soci. La Provincia vuole esercitare sino in fondo la sua prerogativa di socio richiedendo legalità e trasparenza. Non si può far passare per inadempiente un Ente che finora ha assicurato i trasferimenti al Consorzio così come previsto dall’articolo 9 dello Statuto e che garantisce la presenza universitaria in provincia di Ragusa facendosi carico, insieme al Comune capoluogo, dell’onere finanziario derivato dall’accordo transattivo con l’Università di Catania. Va posto in evidenza che l’impegno finanziario assunto dalla Provincia nei confronti dell’Università di Catania per mantenere la Struttura Speciale di Lingue è di circa 360 mila euro, mentre, le spese di funzionamento del Consorzio Universitario sono quasi il doppio. C’è un’evidente discrasia che amministratori accorti avrebbero dovuto cogliere in un periodo come questo nel quale le finanze degli enti locali sono ridotte all’osso e che l’attuale Cda non sa o non vuole cogliere in un contesto di rivisitazione delle spesa pubblica. La Provincia non ha alcuna intenzione di andare ‘al muro contro muro’ ma aspetta segnali chiari e inequivocabili da parte degli altri soci sull’azione amministrativa del Consorzio che deve essere improntata ad una politica di spending review e con organi legittimati a governare secondo le norme vigenti.