Parigi - Si pedala per evento naturale, quasi come camminare. Da bambini si impara a stare in equilibrio su due ruote e si ci può stare finché c’è movimento. Dopo la velocità aiuta la cinematica della stabilità in viaggio. Da evento ludico, quel pedalare, può mutare in passione, dopo – per pochissimi – in una professione.
Chi nasce nella periferia ciclistica d’Italia, quale la Sicilia è, per emergere deve possedere - oltre a prestanza atletica - determinazione inusuale.
Un ragazzo deve emigrare, per passione. Per praticare lo sport che, nato come espressione della ricerca di una socialità fanciullesca nei vicoli delle città risuonanti di dialetti indecifrabili, può diventare un mestiere.
Ad abbracciare un simile percorso, si sa bene la strada è fatta di sudore e polvere, di fatiche e gioie e anche abbattimenti.
Avere il coraggio e determinazione per partire dalla famiglia all’età di 15 anni, quando gli amici continuano in quel ludico pedalare tra le strade di origine, necessita grande forza.
Vincenzo Nibali è stato accolto nell’università del ciclismo che è la Toscana. Lì ha trovato una nuova famiglia di appassionati di questo sport fatto di pulsioni del cuore, che ho ha adottato in affetto e accudimento. Il popolo del ciclismo è tutto sentimento perché legami tenuti insieme dal conoscere quella fatica e dal misticismo e la passione per un gesto mai scontato.
Vincenzo Nibali ha tenuto la stretta fessura degli occhi, fissi su un sogno fin quando è giunto in Toscana. Quel sogno ha perseguito con caparbietà, serietà, senza esagerazioni sia nelle parole che nelle azioni. In un mondo di facili e labili entusiasmi, ha avuto gambe forti e testa serena. Mai ha perso il controllo della corsa e con fare da economia domestica, ha accumulato vantaggio giorno per giorno.
Il ragazzo di Sicilia, conosce la moderazione, la pacatezza. Si è curato solo delle sue azioni non cedendo alle reazioni per iniziative di altri….un Tour come se avesse corso da solo, perché non ha inseguito fuggitivi, ma ha agito in prima persona staccando tutti gli avversari. Il suo non voltarsi a controllare chi inseguiva, se non rare volte, era chiaro segno di sicurezza dei propri mezzi. Non ha ammazzato la corsa cercando distacchi esagerati, l’ha alimentata diffondendo passione e meraviglia.
Quindi credo corresse contro se stesso, contro quelle tabelle e i valori del misuratore di potenza che un mirabile preparatore (Paolo Slongo) ha predisposto per Lui. Preparazione iniziata nell’autunno dello scorso anno, portata avanti con metodo, pazienza e molti sacrifici. Ha aspettato senza incalzare i risultati. La pazienza gli ha reso merito e giustizia.
Arrivare a Parigi in maglia gialla, è la benedizione di una carriera, è entrare nella storia nobile del ciclismo.
Nibali ha conquistato maglie di tutti i colori: Amariglio, Rosa, Gialla e tante altre. Delle corse a Tappe della leggenda del ciclismo: Vuelta di Spagna; Giro d’Italia, Tour de France.
Ora, u’ figljolu missinisi, può rallentare i giri del suo eccellente motore. La bicicletta fermare le sue ruote e gli ingranaggi.