Attualità Ragusa

La campagna iblea diventa scandinava

E non solo per il freddo

https://www.ragusanews.com/resizer_NEW/resize.php?url=https://www.ragusanews.com/immagini_articoli/16-02-2015/1424094503-0-la-campagna-iblea-diventa-scandinava.jpg&size=730x500c0 Campagna iblea, contraddizioni


Ragusa - Non mi azzarderò, nello sviluppare il discorso (sic!) contenuto in questo mio articolo per RagusaNews, a fare anche solo larvati cenni al mio personalissimo giudizio, che quindi terrò per me. Mi limiterò invece a riferire quanto, del resto, è già perfettamente chiaro (doppio sic!) solo osservando con un minimo di attenzione le foto che propongo in uno al testo.
Si tratta di immagini scattate con la mia macchinetta digitale nella mattinata di sabato 14 febbraio 2015 (con tempo uggioso, grigio, e per ciò le foto non sono di alta qualità, come non sarebbero state nemmeno in presenza di sole e cielo terso), presso una conosciutissima contrada rurale non prossima ma nemmeno troppo distante (con i mezzi moderni, chè mio nonno impiegava non meno di tre ore di carretto per tornare al paese) alla periferia della città di Ragusa.
Le foto mostrano molto chiaramente una modernissima casa con a destra e a sinistra altre due case. Queste ultime sono le più classiche masserie ragusane costruite nella seconda metà dell’ottocento. Casa composita, con l’abitazione del proprietario, quella per i lavoratori dell’azienda agro zootecnica, le stalle, i magazzini, il fienile e il baglio interno.
Se ne trovano decine e decine tutt’intorno al capoluogo provinciale. Nelle foto appare anche una modernissima casa. Di tutt’altro aspetto: bianchissima, piatta, ricca di acciaio e vetro. Non mi permetterò di scrivere che sia bella, o brutta. Né tantomeno scriverò che siano belle, o brutte, le due vicinorie antiche masserie, grigie e massicce.
Mi basterà che anche solo due dei miei consueti quattro lettori possano apprezzare lo sforzo di chi firma a fare entrare nell’inquadratura di una tascabile due costruzioni rurali ragusane, edificate a centocinquanta anni di distanza, e molto diverse tra di loro. Viva la campagna (cantava nel 1970 Nino Ferrer) e viva la moderna architettura, aggiungiamo noi.


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