PALERMO, 13 MAG "Bernardo Provenzano, che ho
ospitato durante la latitanza a casa di mia suocera, mi disse
che era protetto da politici e da un potente dell'Arma. E
aggiunse 'meglio uno sbirro amico che un amico sbirro'".
Lo ha detto il pentito Stefano Lo Verso, deponendo al
processo d'appello, per favoreggiamento aggravato, al generale
dell'Arma Mario Mori e al colonnello Mauro Obinu, entrambi
assolti in primo grado.
I militari sono accusati di avere fatto fuggire il capomafia
latitante Bernardo Provenzano, nel '95, pur essendo a un passo
dalla sua cattura.
Il collaboratore di giustizia , vicino alla famiglia mafiosa
di Ficarazzi, ha raccontato di avere nascosto il padrino di
Corleone nel gennaio del 2004, di avergli fatto da autista e di
avergli procurato farmaci per la cura del tumore alla prostata.
Secondo Lo Verso il boss si sarebbe potuto arrestare già nel
2005, un anno prima della cattura, quando Lo Verso accennò
all'intenzione di pentirsi, ma venne sottoposto a cure
psichiatriche.
Il pentito ha anche sostenuto di avere capito che Provenzano
non si fidava di Luigi Ilardo, boss nisseno diventato confidente
dei carabinieri che avrebbe dovuto portare il Ros di Mori sulle
tracce del latitante.(ANSA).
di
Sullo stesso argomento: