Ragusa - Storicamente non ha nulla a che vedere con l’Italia e con le basi aeree americane, però l’hanno chiamato così «la notte dei lunghi coltelli », quel sorprendente colpo di coda di Bettino Craxi che, il 7 ottobre di trenta anni fa, con un secco No alla CIA e al Presidente degli Stati Uniti d’America, Ronald Reagan, rivendicò in un sol colpo 40 anni di sottomissione agli alleati.
Che ci avevano liberato dai dittatori, occorre ricordarlo, e qualche pretesa di comando e gestione delle cose pubbliche nostre pure ce l’avevano.
Ma Bettino quel giorno, anzi, quella notte, disse NO!
E l’epilogo del sequestro della nave da crociera Achille Lauro rischiò di finire a schifìo.
A Sigonella, in Sicilia, sulla pista d’atterraggio che attendeva lo sbarco dei terroristi palestinesi che avevano dirottato la nave italiana, ci fu l’ultimo atto d’orgoglio italiano, messo in campo da un Presidente del Consiglio socialista che, rivendicando il sacro e santo diritto di sovranità territoriale, negò la consegna dei palestinesi ai Navy Seals.
Per la cronaca, «il presidente americano dell’epoca, Ronald Reagan, telefonò al presidente del Consiglio italiano, Bettino Craxi, per chiedere l’autorizzazione di far atterrare l’aereo egiziano a Sigonella. L’autorizzazione venne accordata, ma Craxi si rifiutò di consegnare agli Stati Uniti i sequestratori dell’Achille Lauro e ordinò ai militari italiani, carabinieri e aeronautica, di opporsi alle truppe speciali yankee».
Sovranità territoriale. Autodeterminazione, indipendenza, diritto di non ingerenza negli affari di una nazione. Quando ci ricapiterà mai il diritto di esercitare in modo esclusivo il proprio potere politico nei confronti della comunità. Visti gli attori della politica contemporanea italiana, diremmo. Ma non tutto è perduto.
Accade infatti a Ragusa, qualche giorno fa, che il consigliere regionale Emanuele Dipasquale, detto Nello, avendo trovato chiusa la porta della Prefettura di Ragusa in occasione della firma del protocollo di legalità per i lavori della “costruenda” autostrada Siracusa-Gela rivendichi il diritto alla sovranità del proprio territorio.
Ma come, avrà pure pensato l’onorevole Dipasquale, fate entrare un modicano alla riunione e a me, ragusano d’origine protetta e pure controllata, mi tenete fuori? Io, già sindaco di Ragusa? Io, che il ministro Alfano lo conosco da quando, come me, portava i calzoncini corti e la spilla di Forza Italia al bavero della giacchetta? Io, che ho fatto i salti mortali per svestirmi della giubba blu del partito delle libertà e indossare il saio monacale del Partito Democratico? Io, sindaco di Forza Italia, che assieme ad Angelino, ministro della Giustizia nell’ultimo Governo Berlusconi, ci siamo per primi attivati per togliere le pastoie burocratiche che legavano a nodi stretti il rilascio delle autorizzazioni per la Siracusa-Gela?
Niente da fare.
Nonostante il dispiego di un ragionevole numero di “polpettoni” della società civile che, come i militari di Craxi a Sigonella, avrebbero dovuto difendere la sovranità territoriale dell’onorevole Dipasquale, la porta in Prefettura, per Nello, rimase chiusa.
Racconta la storia che, nella nottata del 7 ottobre del 1985, Ronald Reagan cercò in tutti i modi di contattare Bettino Craxi per farsi consegnare i terroristi palestinesi. Ma il nostro Primo Ministro non rispose mai al telefono e se ne fregò della diplomazia, delle buone intese e pure dei servizi segreti, americani e italiani. L’aereo era atterrato a Catania, l’Italia, dunque, non accettava ordini da nessuno. Diritto di sovranità territoriale.
Tornando a Ragusa, invece, l’onorevole Dipasquale stesso racconta di aver telefonato diplomaticamente in Prefettura per avere lumi sugli invitati all’incontro col ministro Angelino Alfano per la firma di quel famoso protocollo di legalità. E la Prefettura, da come racconta lo stesso Dipasquale, sempre diplomaticamente, rispose: no, Nello, non sei invitato!
Il parallelismo tra i lunghi coltelli di Craxi e la diplomazia e i polpettoni di Nello non fa una piega. Quasi.
di Redazione
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