Lettere in redazione
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15/06/2016 19:37

Ripascimento morbido, la denuncia di Legambiente

Intervento inutile?

di Legambiente Sikelion

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Erosione ad Arizza a Scicli
Erosione ad Arizza a Scicli

Ispica – La vicenda che vede coinvolti i mirabolanti progetti contro l’erosione costiera nella Provincia di Ragusa si arricchisce di un nuovo capitolo: l’attento controllo di Legambiente anche questa volta,infatti, fa emergere gravi scorrettezze ed omissioni.Il protagonista è ancora una volta il progetto a difesa della fascia costiera ispicese, erroneamente denominato come di “ripascimento morbido”.
Il progetto in questione, parte di un intervento complessivo di più di 15 milioni di euro, prevede la costruzione di numerose massicciate in pietra e pochissimo riporto di sabbia nelle zone erose. Il progetto è stato al centro di diatribe roventi per diversi anni, essendo Legambiente da sempre convinta che le scelte tecniche operate non fossero ottimali (anzi, per certi versi dannose!) e che il parere della Soprintendenza fosse dato in dispregio dell’art. 36 del Piano Paesaggistico che vieta interventi di “pennelli” a mare e che inoltre qualcosa non quadrasse nell’impianto procedurale ed autorizzativo.
E con la perseveranza che la contraddistingue è arrivata a trovare il bandolo della matassa.
Studiando l’iter autorizzativo del progetto, infatti, è emersa una verità inquietante e profondamente
preoccupante, che cerchiamo così di riassumere per i non addetti ai lavori.
Il progetto, essendo ascrivibile tra le opere costiere “destinate a combattere l’erosione” e tra i “lavori marittimi volti a modificare la costa”, doveva essere sottoposto, prima dell’approvazione, a verifica di assoggettabilità a Valutazione di Impatto Ambientale (VIA), ad eventuale procedura di VIA ed alla procedura di Valutazione di Incidenza Ambientale prevista per le opere che incidono su Siti di interesse Comunitario (vedi “Pantani della Sicilia Sud-Orientale”). Queste procedure, come ben noto, prevedono che ci debba essere un diretto coinvolgimento del Pubblico (ovvero cittadini, associazioni, portatori di interessi diffusi), disciplinando anche le modalità con cui tale coinvolgimento debba avvenire, secondo le normative nazionali ed europee.
Nel caso di specie, è venuto a mancare proprio questo importante momento di controllo democratico sull’intervento, previsto dalla normativa.
Infatti, nella GURS parte II n. 11 del 18 marzo 2016 l’Amministrazione comunale di Ispica, per la prima volta in tutto l’iter di approvazione del progetto generale e del successivo I stralcio esecutivo, ha inteso pubblicare l’avviso che: «nella conferenza dei servizi del 23 settembre 2011 l’Assessorato Regionale del Territorio e dell’Ambiente ha espresso giudizio positivo di compatibilità ambientale ai sensi dell’art. 23 del D.Lgs. 3 aprile 2006 n.152 nonché Valutazione di Incidenza ambientale ai sensi dell’art.5 del D.P.R. n.357/97 con prescrizioni sul “progetto definitivo generale delle opere di tutela della fascia costiera Santa Maria del Focallo” proposto dal Comune di Ispica”, titolandolo elusivamente “Estratto del parere di V.I.A. di competenza della Regione Siciliana» .
Particolare alquanto curioso è il fatto che l’Amministrazione di Ispica, sicuramente con eccessivo ritardo, si è decisa di fare questo “scarno comunicato” nella GURS, a firma del RUP, solo dopo che con regolare richiesta di accesso agli atti fatta da Legambiente, nel febbraio 2016, si chiedeva espressamente la data di pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del Provvedimento VIA in oggetto. Il comune, in data 3 marzo 2016, rispondeva laconicamente che avrebbe provveduto alla pubblicazione per estratto nella GURS.
Nell’annuncio pubblicato l’Amministrazione ha quindi reso noto, tentando di sanare, dopo ben 5 anni, un insanabile vizio del procedimento VIA, che nella Conferenza dei Servizi del 23 settembre 2011, l’Assessorato Regionale del Territorio e dell’Ambiente, aveva espresso giudizio di compatibilità ambientale positivo con prescrizioni ai sensi dell’art 23 del D.Lgs. 3 aprile 2006 n. 152 e s.m.i. nonché valutazione di incidenza ambientale ai sensi dell’art. 5 del DPR n. 357/97.
Infine risulta evidente come, oltre all’inosservanza di questo progetto alle prescrizioni del Piano Paesaggistico della Provincia di Ragusa, per quanto concerne la realizzazione dei 13 pennelli e delle 11 barriere a mare, l’intero iter progettuale si sia svolto in totale spregio del rispetto delle procedure della normativa VIA.
Di fatto è come se una coppia prima celebrasse il matrimonio e poi facesse le pubblicazioni al Comune!
Il Gruppo di lavoro Intercircoli della Provincia di Ragusa, vista la gravità dei fatti accertati, ha inteso rivolgersi ai massimi vertici regionali dell’Associazione.
Di conseguenza, un ricorso al Tar è stato presentato da Legambiente Sicilia nei confronti del Comune di Ispica. In questo documento (che mettiamo a disposizione di chiunque voglia interessarsi all’argomento), sono citate le leggi violate e tutte le omissioni rilevate.
Legambiente e i suoi soci si sono, sin dal primo momento, si sono impegnati in uno studio approfondito del progetto in questione, analizzandolo con coerenza, lungimiranza e proattivita’, qualità che non compaiono nelle cieche critiche che periodicamente piovono addosso all’associazione da gente che il progetto non lo ha mai neanche preso in mano.
I rappresentanti del Cigno verde rassicurano tutti coloro che temono che il progetto antierosione si blocchi:
l’Associazione non intende bloccare nessun progetto finalizzato alla difesa del litorale bensì migliorarlo, offrendo un’alternativa valida in linea con le nuove linee guida nazionali, molto più economica, veloce e con un impatto visivo ed ambientale pari a zero.
Legambiente ritiene doveroso chiedere che: gli interventi siano coerenti con la qualità ambientale dei luoghi e che i finanziamenti pubblici servano a migliorare il territorio attraverso interventi compatibili, effettuando un vero ripascimento morbido (cioè col quasi esclusivo utilizzo di SABBIA)
 che le Istituzioni ed in particolare il Comune intervenga al fine di proteggere e ripristinare l’area di vegetazione a protezione delle dune (cd.“boschetto”), invece che distruggerla in maniera capillare come successo poco tempo fa in zona viale Kennedy, lungo il litorale ispicese
 si modifichino in maniera ragionata tutti gli elementi che contribuiscono all’erosione come gli ingressi, gli accessi carrabili e posteggi.
Un esempio, per chi volesse vedere coi propri occhi lo scempio naturalistico che cerchiamo di arginare, si trova nella vicina spiaggia di Scicli, in contrata Arizza-Spinasanta, nel quale il mare, oltre a divellere i frangiflutti appena posati, continua ad erodere la spiaggia e la stradina antistante.
Soldi buttati e problemi irrisolti.
La battaglia che stiamo combattendo è di interesse comune, ed è per questo che chiediamo anche l’aiuto dei rappresentanti politici della Provincia (destinatari di un’apposita lettera-denuncia), affinché verifichino quanto segnalato dall’Associazione e operino per il ripristino della legalità.