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Andiamo a Vinnignare

Il brano ha raggiunto in dieci giorni oltre 130.000 visualizzazioni su YouTube, oltre 300.000 su Facebook.

https://www.ragusanews.com/immagini_articoli/23-09-2016/andiamo-a-vinnignare-420.jpg Andiamo a Vinnignare


Marsala – Continua il successo della nuova parodia di Enzo Amato e Peppe Maggio, “Andiamo a Vinnignare”. La nuova parodia scritta dagli stessi con la collaborazione di Alessandro Gagliano e Maria Vita Maggio. Il brano ha raggiunto in dieci giorni oltre 130.000 visualizzazioni su YouTube, oltre 300.000 su Facebook. E poi condivisioni del file audio e del video sui social network e su WhatsApp. Un vero successo. La parodia è stata inserita (in "cronaca") su TgCom24.it di Mediaset, su Il Secolo XIX su tantissimi siti a livello nazionale. A Siena è stata suonata in una discoteca, da un dj di origine siciliana. In radio è stata programmata da diverse emittenti e soprattutto su RDS (hanno discusso della parodia e della vendemmia a Marsala).

Il brano è interpretato da Peppe Maggio (canto) ed Enzo Amato (parlato). Nel coro Maria Vita ed Enzo Maggio e Alessandro Gagliano. Il video di “Andiamo a Vinnignare” è stato realizzato da Sergio Martino Fotografia. Nel videoclip, oltre agli autori: Peppe, Dario, Valerio e Mummino Amato; Enzo e Andrea Maggio; Mustafà.

La parodia fa il verso a Rovazzi per denunciare le ingiustizie dei produttori di uva. Gli autori hanno preso il tormentone dell'estate "Andiamo a comandare" e lo hanno trasformato in una denuncia ben più seria. Hanno così denunciato le pessime condizioni in cui lavorano i lavoratori del settore vinicolo della zona di Marsala, in provincia di Trapani. Il trattore che ha reso famoso Fabio Rovazzi c'è anche nel video-parodia, ma stavolta non è in tangenziale, piuttosto nel suo contesto corretto, una vigna. "Non so se mi ammazzo, o se la lascio in piedi (la vigna)" e poi "Col trattore a caricare (Andiamo a vendemmiare), sono solo come un cane (Andiamo a vendemmiare)": così canta l'agricoltore protagonista della clip disperato proprio nel periodo che per lui dovrebbe essere più florido e promettente, quello appunto della raccolta dei pregiati grappoli. Come scrivono gli autori, "il coltivatore si alza alle cinque e mezza. E si alza già di malumore. Il lavoro che ha svolto per una vita intera non gli dà più soddisfazione, non gli da più i “frutti” sperati, non gli da più gli stimoli per continuare. È stanco, depresso, sconfitto. Si sente tradito, tradito da tutti. Dagli sciacalli del vino… Ma anche dagli intensivi controlli, che a ogni inizio di campagna per la raccolta dell’uva minacciano il povero lavoratore agricolo come se fosse un criminale, mentre i criminali veri si arricchiscono con i sacrifici veri dell’indifeso lavoratore della terra. Lo stesso produttore marsalese assiste anche a scene surreali, a paradossi. Come quello di pagare una bottiglia di vino in pizzeria (messo in una brocca) 10 euro. Quasi quanto ricava da un quintale di uva. È vergognoso, scandaloso, da denuncia. Il vitivinicultore ricava di lordo non più 10 centesimi di euro da un litro di vino".


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