Immaginario siciliano nel mondo. Chi, dopo Verga, Pirandello, Sciascia, ha cambiato, negli ultimi venticinque anni, l'idea che l'opinione pubblica mondiale ha della Sicilia? Johnny Stecchino, Andrea Camilleri, e la storia delle banane.
A sostenerlo, nero su bianco, è il giornalista e scrittore di Racalmuto Gaetano Savatteri. “Non c’è più la Sicilia di una volta” si intitola (Laterza, pagine 262, 16 euro) il suo libro: «Non ne posso più di Verga, di Pirandello, di Tomasi di Lampedusa, di Sciascia, di Guttuso. Non ne posso più di vinti; di uno, nessuno e centomila; di gattopardi; di uomini, mezz’uomini, ominicchi, pigliainculo e quaraquaquà».
L'anno della svolta è tra il 1991 e il 94. Benigni ridicolizza la mafia in Johnny Stecchino, Andrea Camilleri, ed è il 1994, sdogana la Sicilia con il primo romanzo del commissario Montalbano: “La forma dell’acqua”. Ma Camilleri apre la strada a Rosario Fiorello, insieme prima e dopo Pippo Fava, Santo Piazzese, Giorgio Vasta, Giuseppe Rizzo, Viola Di Grado, Evelina Santangelo, Nadia Terranova, e ancora Aldo Baglio, Ficarra e Picone, Teresa Mannino.
L'elenco continua con Emma Dante, Vincenzo Pirrotta, Spiro Scimone, per finire con Ciprì e Maresco.