Mito contemporaneo
di Un Uomo Libero.

Il 31 agosto del 1997 in tarda serata tutte le agenzie d’informazione del mondo batterono la notizia della morte di Diana Spencer nel tunnel dell’Alma di Parigi.
I particolari non furono mai chiariti da diverse indagini e un’ombra pesante di mistero ricoprì l’incidente automobilistico nel quale perì una delle donne più discusse della storia del Novecento insieme con il suo amante, entrambi sorpresi in un ultimo fatale abbraccio dalla morte.
Ai figli Diana è mancata tanto. Gli Inglesi provano per la sua morte rabbia. L’unico a consolarsi subito è stato l’ex marito Carlo, svogliato ed eterno principe ereditario al trono d’Inghilterra.
Il Novecento, io credo, si è chiuso simbolicamente con la morte di Diana che seppe davvero ricapitolare in sé il Secolo Breve.
Non sto qui a fare il solito gossip. Non m’interessa e non mi piace.
Nel ventesimo anniversario della sua scomparsa, voglio solo analizzare due miti del secolo scorso, lei e Marilyn.
Marilyn Monroe era una ragazza semplice, prima che la stampa la consacrasse sex symbol di generazioni d’uomini.
Anche lei ebbe una vita sentimentale burrascosa e intensa con frequentazioni pericolose che sono state quasi con certezza la chiave di lettura della sua tragica fine.
Marilyn diventò, però, un’icona. Incarnò, dopo la Seconda Guerra Mondiale, l’immagine della donna moderna che si era affrancata dal ruolo di madre appioppatogli dalle dittature fasciste ed era nata per sedurre e vivere.
Diana, secondo me, fu l’evoluzione di Marilyn.
Come lei anticonformista e insofferente di tutte le regole, sfidò, in un duello mortale che vinse, la ridicola e ipocrita aristocrazietta inglese, ingessata in un cerimoniale anacronistico votato inevitabilmente a scomparire.
Dopo l’ondata sessantottina di contestazione che scosse dalle fondamenta la vecchia Europa, seppe cogliere e fare sue le istanze delle giovani generazioni inglesi che aspiravano a una sessualità tollerante e libera.
La Storia racconta i miti, ma l’Arte e la Cosmesi li inventano e li consacrano, spesso tacendo le ombre e intensificando le luci.
Così avvenne nel Secolo XIXº per Maria Paola Bonaparte universalmente conosciuta come Paolina Borghese, immortalata nel marmo dal Canova che fu accusato di correggere i suoi piccoli difetti alle gambe.
Marilyn da bruna si fece bionda e nessuno avrebbe saputo riconoscerla per il suo vero colore dei capelli. Diana diventò anoressica, dopo la sua crisi matrimoniale, subendo nel corpo una vera e propria metamorfosi. Da ragazza goffa e impacciata si trasformò, grazie a un azzeccato lifting, in una magnifica e sensuale diva dei rotocalchi, conquistando non solo l’immaginario erotico maschile ma anche le simpatie del mondo femminile per la cui emancipazione lottò con convinzione e coraggio.
Voglio ricordarle così, Marilyn e Diana, dunque. Entrambe col sorriso sulle labbra. Un sorriso che spesso nascondeva un’intima e inconfessabile tristezza.
Al di là di tutte le indagini, tanto per Marilyn come per Diana non c’è stata una vera risposta al perché delle loro premature scomparse.
O forse una risposta c’è stata ma, come ha cantato sapientemente Bob Dylan, quella risposta l’ha portata via il vento.
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