La Pubblica Amministrazione in Italia resta tra le ultime in Europa per tempi di pagamento dei propri fornitori: nonostante le accelerazioni degli ultimi anni, infatti, i tempi di attesa per le imprese che collaborano con gli enti pubblici nazionali sono ancora molto elevati, e l'ultima relazione annuale della Banca d'Italia ha certificato che lo stock dei debiti accumulati dalla Pubblica amministrazione italiana ammonta a fine 2016 a 64 miliardi di euro, ovvero "solo" 4 miliardi in meno dell'anno precedente.
Pagamenti al rallentatore
La questione dei pagamenti al rallentatore alle imprese che lavorano con la Pubblica amministrazione ha avuto una forte eco mediatica fra 2013 e 2015, generando anche una serie di provvedimenti sblocca-debiti, che hanno dato il via alla mobilitazione di 50 miliardi di euro e una complessa struttura di prestiti da restituire in 30 anni. Il tema è particolarmente delicato, visto che la quota annuale di acquisto di beni e servizi vale oltre 120 miliardi di euro, declinati in 20 milioni di operazioni che coinvolgono migliaia di imprese italiane.
Oltre cento giorni attesa
A fare il punto sulla situazione è stato un articolo de Il Sole 24 Ore, che ha analizzato il quadro a quattro anni dall'emersione del problema (e del dibattito successivo), rivelando che più della metà degli enti pubblici nazionali "paga strutturalmente in ritardo rispetto alla scadenza scritta nella fattura". Per la precisione, su 333 strutture prese in considerazione, 206 (ovvero il 62 per cento) non è in ritmo preciso, e in alcuni casi più gravi prima del bonifico bisogna attendere anche centinaia di giorni.
L'indagine sulla PA italiana
L'indagine del prestigioso giornale economico italiano ha spulciato tra i siti istituzionali di 349 amministrazioni fra ministeri, regioni, asl, province, città metropolitane e comuni capoluogo di provincia: in media, il pagamento arriva sei volte su dieci dopo la scadenza prevista, con un ritardo medio che oscilla fra i 28 giorni dei ministeri e i 71,5 giorni delle Asl.
I casi peggiori
Nell'elenco dei casi più gravi figurano alcuni esempi davvero incredibili: l’Asl di Roma 6 ha chiuso il 2016 pagando in media con 687 giorni di ritardo, portando alla cassa fatture scadute in media 1960 giorni prima (ovvero più di cinque anni); male anche l’Asl Roma 3, che nel primo trimestre del 2017 ha finalmente saldato fatture scadute in media da quasi un anno (310 giorni per la precisione), mentre nell’azienda sanitaria di Napoli Centro il ritardo medio sfiora i 257 giorni.
Una speranza all'orizzonte
Eppure, è proprio dal settore sanitario che arriva anche una buona notizia: in questo caso, è uno studio pubblicato nelle scorse settimane da Farmindustria a rivelare che i tempi medi di pagamento si stanno riducendo, passando dai 222 giorni necessari nel marzo 2013 agli 83 giorni toccati nel marzo 2017. Un vero e proprio "miracolo" che è dipeso, secondo gli osservatori dell'Associazione aderente a Confindustria che raggruppa le imprese del farmaco, anche dall'introduzione della fatturazione elettronica, che sta mostrando tutti i suoi benefici.
La fatturazione elettronica aiuta il sistema
La dematerializzazione documentale, introdotta come obbligo dal 2014 per il sistema pubblico italiano ed estesa anche alle imprese da quest'anno, ha in effetti migliorato la situazione, perché ha prodotto benefici concreti a tutto il sistema italiano: oltre all'evidente velocizzazione delle pratiche e alla riduzione dei tempi di emissione e collegamento con i fornitori, infatti, ogni atto digitale consente un risparmio medio di circa 10 euro rispetto alle procedure cartacee. Vantaggi estesi anche alle stesse Pmi, che con l'utilizzo di strumenti come il programma per fatture Easyfatt messo a punto da Danea possono puntare a semplificazione e ottimizzazione dei processi.
Migliorare anche ai Ministeri
Insomma, la speranza è che le prossime classifiche segnalino il cambio di passo. E che, magari, anche i Ministeri si adeguino ai nuovi tempi, visto che molti dicasteri sono in ritardo sui pagamenti: chi collabora con il Ministero del Lavoro, ad esempio, deve attendere all'incirca 66 giorni, mentre chi offre prestazioni alla Difesa 64 giorni e chi opera in ambito Infrastrutture 35 giorni.