Sono 49 i formaggi italiani protetti dal marchio Dop, il sigillo con cui l'Unione Europea riconosce la qualità del prodotto. Molti consumatori hanno paura nell'includere nella loro dieta i formaggi per via delle conseguenze che possono avere sul cuore, in ragione del colesterolo.
Grazie al mix formidabile di proteine altamente digeribili e assimilabili, vitamine D e del gruppo B e minerali come calcio, zinco e fosforo, i formaggi, se mangiati in quantità corrette (non più di tre volte a settimana), possono avere effetti protettivi nei confronti di patologie che fino a poco tempo fa erano accusati di favorire. Basta alternare i formaggi freschi a quelli stagionati.
I formaggi derivati da latte intero, ad esempio, riducono il rischio cardiaco. A sostenerlo è l'American Journal of Clinical Nutrition. Merito di una particolare classe di acidi saturi a media e corta catena, come il butirrico, il caprico e il pentadecanoico, che stimolano la produzione di colesterolo buono (Hdl) senza provocare un aumento di quello cattivo (Ldl).
Altro mito da sfatare. Non è vero che i formaggi light non sono più sani. Soprattutto se, in ragione della loro bassa carica lipidica, si eccede con le quantità ingerite. A volte, fra gli ingredienti dei formaggi light compaiono addensanti o additivi o ancora zuccheri.
Meglio quindi un formaggio naturale, che un formaggio light. Quali scegliere fra i meno grassi? La caciottina fresca, il dolce verde, la feta, il fior di latte, la mozzarella di latte vaccino.
O la ricotta.
Quanto al nesso fra l'alimentazione a base di formaggi e l'insorgenza di patologie tumorali, il consumo di derivati del latte è inversamente proporzionale al rischio di carcinomi all'intestino, alla vescica, alla prostata, stando a uno studio della rivista Food &Nutrition Research.