Ispica - Lucia Benedetta Rabbito, ispicese, 42 anni. Il calcio? Un metodo educativo. Per sottrarre i bambini di un un quartiere a rischio dalla minaccia della devianza.
Lucia Benedetta vive a Castellammare, sulla costiera sorrentina. E' la "mister" di una squadra di calcio.
«La storia si ripete ogni volta che andiamo in trasferta: gli avversari li vedono scendere dal pulmino guidato da una suora e cominciano a prenderli in giro. Loro non raccolgono e giocano come sanno». Dopo 7-8 gol di vantaggio c’ è sempre qualcuno che si toglie il sassolino dalla scarpa: «Chest’ è a suora…».
Lucia ha due grandi passioni: Gesù Cristo e il calcio. «Da piccola, più che la chiesa, frequentavo la piazza, dove giocavo a pallone». Poi a un campo in Albania, dove va come volontaria, conosce la congregazione delle Alcantarine, nate 150 anni fa proprio nel centro storico di Castellammare. «Il nostro fondatore vide qui quello che ancora c’ è: un quartiere ferito da usura, prostituzione, analfabetismo. Qui si vive di quello che la strada ti offre, non c’ è lavoro, e i bambini crescono per strada, dove rischiano di finire in giri non buoni, a rubare o a giocare “la bolletta”, cioè a fare le scommesse clandestine, proprio come gli adulti. L’ abbandono scolastico è altissimo, molti di questi ragazzi non riescono neanche a prendere la terza media».
«Facciamo interventi prima di tutto di amicizia: c’ è il doposcuola e poi gli allenamenti, tre volte a settimana», dice Lucia. Sono oltre 200 i ragazzi, dai 6 ai 18 anni, che tre volte a settimana si alternano nei turni per fasce di età. «Durante l’ anno cerchiamo anche di fare laboratori, con i presepi nel periodo natalizio».
A volte, dice Lucia, dietro una semplice richiesta − «Suora, mi guardi quando tiro la punizione?» − c’ è una domanda più profonda. «Essere guardati è ciò che il Signore fa con noi: ti fa rendere conto di essere amato, desiderato, voluto... in una semplice azione, vedo tutta la potenza educativa. Ti guardo, ti riconosco e ti stimo per quello che sei e che puoi fare... questa è la vera catechesi che facciamo con loro. E questo passa».
Lucia è emozionata, ma non sorpresa. Le parole della Bibbia che si porta dentro e su cui fonda la sua vita sono due: «Il capitolo 43 di Isaia, “Tu sei prezioso ai miei occhi, degna di stima, io ti amo” e il “Venite a me voi tutti che siete affaticati e oppressi e io vi ristorerò”. La preziosità dell’ uomo e la conoscenza che Dio ha della sua stanchezza». Su questa fiducia vale la pena continuare a lottare. E a tirare calci per andare avanti.