Per favore, alcuni osti e ristoratori si diano una calmata
di Madame de Staël


Modica – Sicilia felix, ottima cucina e splendidi vini. Il cammino della viticoltura qui ha fatto grandi passi; i produttori si sono moltiplicati e la qualità dei vini si è innalzata. Da anni le bottiglie della regione del Sud sono competitive, hanno appeal, l’export è trainante. Bianchi, rossi, passiti e spumanti. Vai al ristorante in una città o in un borgo dell’Isola e, di fronte alla Carta, non hai che l’imbarazzo della scelta: i vini di Sicilia sono ben rappresentati. Ovviamente, in lista si trovano anche bottiglie di altre provenienze geografiche. Ed è giusto così. Tuttavia, trovandomi in Sicilia, quando mi capita (spesso) di cenare al ristorante o in trattoria, il mio occhio cade sui vini locali. E, per fare un esempio, scegliendo “bollicine” in apertura del pasto, evito il Prosecco (che spesso si trova in cima alle proposte, mentre, a mio parere, sarebbe meglio evidenziare i prodotti del territorio…) e punto piuttosto su un bicchiere di spumante di una Casa vinicola siciliana. E via proseguendo.
Ma qui intendo soffermarmi su una nota dolente che riguarda – ovunque, intendiamoci – i prezzi e il ricarico. Partendo da una premessa, a mio avviso importante: in un buon ristorante medio, in una trattoria od osteria, l’avventore dovrebbe trovare nella Carta almeno un’etichetta di bianco ed una di rosso, che andrà sul conto a un prezzo inferiore ai 20 euro. Vogliamo chiamarlo vino-base? E sia. Un vino buono, “onesto”. Al contrario, capita spesso, leggendo da cima a fondo, che questa cifra non si trovi. Prezzo di partenza alla bottiglia: 23, 25 euro, e avanti fino a prezzi elevati e molto elevati. Conoscendo alcune etichette (e talvolta personalmente anche i produttori) mi è facile capire che il vino-base in Carta c’è, ma viene venduto con un ricarico decisamente sproporzionato. Ciò vale anche per alcuni vini più importanti che, giustamente, sono più cari. Nella giusta misura, si auspica. E’ noto che la voce vini aiuta i bilanci dei ristoratori, e ciò è comprensibile. Del resto, succede di pagare lo stesso vino a un prezzo diverso a seconda del tipo di locale più o meno lussuoso e/o famoso. I costi di gestione si riflettono anche (e soprattutto) sui vini. Il dibattito sull’argomento è aperto e vivace. (Basta dare un’occhiata in Internet). Ma, per favore, alcuni osti e ristoratori si diano una calmata. Anche in Sicilia, dove – vivaddio – si degustano vini stupendi. La gamma delle etichette è varia; si eviti di indisporre il cliente al primo sguardo che cade sul prezzo delle bottiglia… Est modus in rebus. Buon anno , cin cin!
© Riproduzione riservata