Modica - Carlos Miguel Fitz-James Stuart y Silva (1794-1835) ereditò la Casa d’Alba e tutti i titoli a essa connessi dopo la morte della zia María del Pilar Teresa Cayetana de Silva y Álvarez de Toledo avvenuta nel 1802. Si convertiva nel XIV Duca d’Alba e nel XVII Conte di Modica, ma già era VII Duca di Berwick, il celebre casato inglese che vantava come suo capostipite niente di meno che James FitzJames, figlio illegittimo di Giacomo II d’Inghilterra.
Nel 1817 Carlos Miguel aveva sposato a Roma la rampolla di una delle famiglie siciliane di più antico lignaggio, Rosalia Ventimiglia e Moncada (1798-1868), dalla quale avrà tre figli.
Il povero Conte morì prematuramente all’età di 41 anni a Sion in Svizzera, assalito da improvvise febbri convulsive. Viaggiava in incognito col primogenito Jacobo Luís mentre era diretto dalla Francia a Napoli per ricongiungersi al resto della sua famiglia.
Carlos Miguel fu uno dei più famosi protagonisti del Grand Tour. Lasciò scritti dei celebri diari di viaggio, infatti. Spirito molto inquieto ma tanto sensibile all’arte, fu grande mecenate, amico di pittori e scultori famosi suoi contemporanei e di musicisti del calibro di Gioacchino Rossini.
Si rovinò economicamente per troppo amare l’arte e gli artisti. Fu comunque eletto accademico onorario di diverse Accademie di Belle Arti tra cui, prestigiosa, quella di San Fernando di Madrid.
Dopo aver abbozzato un approssimativo profilo del XVII Conte di Modica, spiego qui di seguito il motivo che ha mosso il mio interesse a studiarne la vita e le opere per meglio capire la sua complessa figura.
La contea di Modica fu per secoli un feudo siciliano prima della famiglia catalana dei Cabrera e poi della famiglia castigliana degli Enríquez. Solo nel 1816 Carlos Miguel ne prese possesso.
Tra un viaggio e l’altro, il conte cercherà di conoscere lo stato economico delle sue proprietà, anche perché i suoi acquisti compulsivi di opere d’arte e uno stile di vita al di sopra di tutte le righe lo obbligavano a una ricerca continua e sfrenata di denaro per soddisfare i suoi nobili istinti.
Nel 1828, essendosi risolto il contratto di enfiteusi secondo il quale l’Abate don Santo Fede aveva ricevuto in conduzione tutta l’area del Castello di Modica, Carlos Miguel si era affrettato, dunque, a richiedere il possesso dei suoi beni, ben consapevole delle tristi vicende che avevano visto coinvolto qualche anno prima Martino de Boyer, un francese che forse rispondeva all’abate enfiteuta.
Martino de Boyer aveva abitato nel castello con la figlia.
Dai Repertori del Ripartimento di Polizia relativi all’anno 1824 risulta a suo carico una denuncia, sporta da un suo connazionale, un tale Luigi Ganier, nella quale Martino de Boyer era stato accusato di cospirare insieme con altri trentaquattro presunti carbonari modicani contro lo Stato borbonico e di farlo proprio nel suo appartamento del castello, sede sospettata di un’eventuale “vendita”.
La polizia, su segnalazione del Ganier, aveva fatto irruzione nelle stanze del suo appartamento e sequestrato non solo carte che appartenevano a lui ma anche documenti del cavaliere Laborde y Perez, un socio a quanto pare del Boyer, che aveva impiantato una saponeria dentro il complesso comitale.
Il 14 dicembre 1826 Boyer inoltrava, dunque, una supplica al Ripartimento di Polizia affinché gli fossero restituite le carte sequestrate nel suo gabinetto ma anche quelle del cavaliere Laborde y Perez, ancora sotto “suggello nel Giudicato di Modica”.
Dopo queste terribili vertenze giudiziarie, Boyer abbandonava Modica e anche il suo appartamento del Castello.
Allarmato per la profonda incuria nella quale era sprofondata intanto tutta l’avita Residenza, il Conte l’11 febbraio 1828 faceva agire il suo Procuratore Generale di Palermo, Barone Francesco Ventura, il quale incaricava il Dr. Vincenzo Migliorisi di richiedere immediatamente tutte le chiavi degli ambienti del maniero delle quali era in possesso il Cancelliere Don Giuseppe Leva Gravina, uomo del Boyer.
L’avvocato Ventura nella sua lettera d’incarico pretendeva dal Migliorisi la stesura di un verbale di consegna, redatto in tre copie di cui una da depositarsi presso la Cancelleria comitale, l’altra sarebbe stata consegnata al Leva Gravina e la terza sarebbe stata rimessa a lui, a Palermo, come prova dell’avvenuta immissione nel possesso.
Intanto con tutta celerità il Dr. Vincenzo Migliorisi nominava a Modica una commissione di periti ed esperti che avrebbe dovuto fare il sopralluogo e, poi, presenziare alla consegna materiale delle chiavi di tutto il sito.
Essa era composta dal Migliorisi, nella qualità d’incaricato dal Procuratore del Conte, dal Contabile Maggiore della Cancelleria comiziale Dr. Giacomo Boy, da un ufficiale dr. Carmelo Raimondi, dal Patrocinatore dr. Giorgio Roccaro, dal Capo Maestro di Maramma M/ro Ippolito Calabrese e dai falegnami M/ro Giuseppe Cataudella e Francesco Scucces. Partecipavano pure Don Giacinto Tedeschi e Don Gioacchino Papa nella veste ufficiale, quest’ultimo, di Agente Giudiziario Sostituto.
Il Migliorisi, ricevuto il 19 febbraio 1828 il nulla osta da parte di Don Gioacchino Papa, procedette, assistito dalla commissione, al sopralluogo il 20 febbraio 1828.
Il Castello si presentava ai periti in tutto il suo squallore, quasi completamente vandalizzato.
Ambiente per ambiente, stanza per stanza furono annotati i danni e per i tetti fu anche fatta una stima grossolana per rimetterli a posto. Per la verità, i danni più evidenti e cospicui non riguardavano gli esterni ma proprio gli interni.
Gli orti apparivano in uno stato di penoso abbandono, la cisterna aperta, le tappezzerie delle camere strappate, logore o rovinate dall’umidità. Vetri rotti dappertutto, serrature forzate, anche l’appartamento del boia, che era stato provvisto di recente di una porta nuova, era aperto e la serratura divelta.
Un disastro che senza dubbio avrà fatto spaventare e tremare il Conte quando ne avrà avuta notizia. La saponeria, ubicata in alcuni ambienti, era il sinistro simbolo dell’incredibile stato di degrado dell’intera struttura utilizzata ormai per scopi meno nobili da quelli per i quali era stata creata, in barba al suo glorioso passato.
Alla fine della visita, la commissione redasse un verbale, qui di seguito trascritto, firmato da tutti i componenti. Allegato alla lettera d’incarico dell’avvocato Ventura al Migliorisi, fu registrato in Cancelleria il 22 marzo 1828 e annotato nel vol. 19 di Lettere Patenti al foglio 102.
Il “verbale” descrive un castello molto diverso da quello sapientemente ricostruito da Fortunato Pompeo sulla scorta di documenti da lui ritrovati e risalenti al 1779 (v. articolo di Fortunato Pompei in Archivum Historicum Mothycense, marzo 1997, Il castello dei conti di Modica tra il XVII e il XVIII secolo).
Inoltre, il documento mostra senz’altro un castello differente da quello descritto in un inventario fatto compilare dopo il 1835, alla morte del conte, dalla sua vedova, del quale già ha dato notizia Paolo Nifosì (v. articolo di Paolo Nifosì ,www.ragusanews.com, 26.3.2013, Correva il 1836, ecco l’inventario dei Conti di Modica)
Oggi ciò che resta del Castello di Modica nulla ha a che fare con le descrizioni emerse dalle carte d’archivio.
Sono purtroppo davvero quattro pietre, polvere e calcinacci e un complesso edilizio completamente nuovo novecentesco sotto il quale è stata sepolta la Memoria.
Come nel più spaventoso film horror, i fantasmi non si rassegnano all’oblio del tempo e riemergono forse per suggerirci una pietà che la Storia recente purtroppo ha continuato a negare a quelle mura. E’ nel solco di questo sentimento che io ho voluto ricostruire quest’ultimo sprazzo di vita comitale. Sì, perché non passerà molto tempo dalla morte di Carlos Miguel che la Contea stessa diventerà solo un ricordo, un titolo ben descritto su una pergamena e di cui fregiarsi per una famiglia spagnola, l’Alba, che di titoli ne ha già così tanti da non ricordarli più tutti a memoria.
Di seguito, la trascrizione del “verbale di consegna”.
VERBALE DI CONSEGNA DEL PALAZZO CASTELLO DI MODICA
ASM, LETTERE PATENTI CONTEA DI MODICA, 1823-1833
Officio del Procuratore Generale in cui ordina di apprezzarsi i malfatti che vi sono stati fatti in Cancellaria
f. n. 102/v
Procura Generale dell’Amm/ne dei Beni del Sig/r Conte di Modica
Palermo li 11 Febraio 1828
Signore
in vigore del presente resta Ella da Me incaricata farsi a mio nome la consigna del Palazzo, Castello, e tutti i locali di pertinenza dello Ecc/mo Sig/r Conte di Modica, e ritirarsi tutte le chiavi
f. n. 102/r
di detti locali da potere del Sig/ Canc/ro Don Giuseppe Leva Gravina quale incaricato del Sig/r Don Martino Boyer essendo stata già sciolta la Enfiteusi, che appariva stipolata a favore dell’Abb/te don Santo Fede; Di tale consegna ne sarà redatto distinto verbale in triplice originale che tutti saranno firmati da lei, dal suddetto di Leva, e di altri due Impiegati di cotesta Cancellaria di unita al Patrocinatore Sig/r Roccaro. Uno di questi verbali resterà presso sudetta Cancellaria altro sarà consegnato al Sig/r Canc/ro Leva, ed il terzo sarà a me rimesso. Nel detto Verbale dovrà notare minutamente tutte le circostanze indicanti l’attuale stato dei locali, compresi pure i due orticelli con descrivere il numero, e la talietà degli alberi. Se il Canc/ro Leva vorrà copia del presente Officio lo farà registrare in Cancellaria, e gliene darà un estratto.
Il Procuratore Generale = B.ne Francesco Ventura
In Modica li 22 Marzo 1828/ Si registri in Cancellaria ove convenga ed indi si restituisca alla parte = Montalbano de Grandi soprint/e della Cancellaria Comiziale/ a dì detto = si è registrato al volume 19 di Lettere Patenti al f. 102, e d’ordine, come sopra si è restituito alla parte = Il Contabile Mag/re Boy//
In Modica lo giorno venti Febraio del 1828//
Noi Don Dr. Vincenzo Migliorisi nella veste d’incaricato del Sig/r B/ne Don Dr. Francesco Ventura di Palermo Proc. Generale dello Ecc/mo Sig/r Conte di Modica in forza di officio suo datato sotto li 11 Febraio corrente anno di n. 279 assistiti dal Contabile Maggiore della Cancellaria Comiziale Dr. Giacomo Boy, e dal Officiale libriere Dr. Carmelo Rajmondi dal Patrocinatore Dr. Giorgio Roccaro, dal Capo Maestro di Maramma M/ro Ippolito Calabrese, e Maestri Falegnami Giuseppe Cataudella, e Francesco Scucces, e coll’intervento dell’Amm/e locale, Cav. Don Giacinto Tedeschi in forza d’officio direttogli sotto li 11 Febraio 1828 di n. 477, e dell’Agente Giudiziario Sostituto Don Dr. Gioacchino Papa, come si ravvisa dall’Officio di risposta del medesmo segnato li 19 Febraio, ci siamo portati nel Palazzo del Castello di proprietà del Ecc/mo Sig/r Conte di Modica per osservare lo stato in cui si trova, e dopo attento esame dei Periti qui sottoscritti abbiamo trovato
1 - Nell’entrata
uno stipo grande aperto senza chiave
una finestra sulla scala con le cristalli, dei quali uno rotto, e tre intieri.
f. n. 102/v
La gran porta di noce nell’entrata colla gran serratura levata, od il tetto in disordine per mancanza di tavoli.
2 - Anticamera
Tutta la tappezzeria logorata dalla parte di Tramontana per essere rotti li tavoli del tetto = una finestra che porge a Tramontana con dieci cristalli dei quali tre rotti, due levati, e cinque sani//
Un armadio di legno non attaccato al muro con una porta distaccata senza chiave.
3 - Camerino
Con una finestra di fil di ferro gradigliato dalla parte di fuori verso la Tramontana, con sei cristalli, dei quali due mancanti, e quattro sani.
La porta di detto camerino senza chiave.
4 - Camerone
La porta colla serratura distaccata = Due balconi da parte di Ponente con 10 cristalli per ciascuno de’ quali cinque rotti, tre mancanti, e dodici sani = Due finestroni dalla parte di Levante con dieci cristalli per ciascuno dei quali otto rotti, e dodeci levati//
5 - Camerino di Segreteria
La porta con la serratura mancante al di fuori = Un balcone alla parte de Ponente con dieci cristalli dei quali due rotti, ed otto sani = La tapezzaria detto al n. 2 = Un tavolino di noce senza serratura, e con pedale di legn’ordinario di sotto proprio del Amm/ne
6 - Camera chinese
Un balcone da ponente con dieci cristalli sani = Dieci sedie di Napoli, ed una sedia a braccio di velluto verde, propria dell’Amm/ne.
7/8 - Due camerette vicine alla chiesa
Nell’ingresso vi è il gradino distaccato = La tappezzeria logorata come al n. 2 = La prima porta d’ingresso colla serratura cambiata. Un balcone dalla parte di Grego con otto cristalli dei quali tre rotti, uno sano, e quattro levati = Altra cameretta colla porta senza chiave, e balcone con otto cristalli dei quali uno sano, uno rotto, e sei levati.
9 - Orto della Curula
Coll’entrata senza chiave nella serratura. Il suolo raso senz’alberi ad eccezione di due piccolissimi, uno di granato, ed altro detto di mellicucco, e tre di fico selvaggio, innestati, e secchi, cinque viti, e pochissimi cardoni, essendo esistenti sradicati, e sul suolo tutti gli altri numerosi, che vi erano.
Il locale destinato per gallinajo dentro detto orto, e che prima era colla porta fatta è interamente levata, ed è anche levata la porta del pa
f. n. 103/r
lombajo.
10 -Camera in dormit/ labor/
In un balcone, che dà verso al Ponente con otto cristalli ve n’è uno rotto. In un camerino dietro l’alcova, che dà sull’atrio del Castello dalla parte di Levante con finestra a quattro cristalli ve n’è uno rotto. La tapezzeria in detto retro camerino dell’alcova, è in parte distaccata per causa dell’umidità, e nell’alcova, la tapezzeria è egualmente maltrattata. In detta camera vi sono tutte le mobilia descritte nell’ultimo inventario, che sono in custodia dell’Ammin/e locale, ad eccezione delle dieci sedie, e sedia a braccio nel n. 6/ del tavolino, e pedale nel n. 5, e del tavolino, ed inaffiatojo nel n. 14.
11/12 - Camerini di ritiro
Nell’alcova della camera ove dormiva il sudetto Leborda vi è una scala, che conduce a due camerini di ritiro con due finestre sull’atrio del Castello. Nella prima la tapezzeria, è in parte logorata, e distaccata dall’umidità. Nella seconda vi è un armadio per scritture con porte a gradiglie di fil di ferro, e suoi piedi stallo di legno ordinario; La tapezzeria è quasi tutta logorata, e nella finestra vi sono due cristalli rotti.
13 - Anticamera di una stanza che abitava Boyer
Dell’anticamera di una stanza, che abitava il Boyer con tapezzeria vi è una sedia a braccio di velluto verde rovinata, propria dell’Amministrazione. La tapezzeria è in cattivo stato.
14 - Camera di Boyer
Nella camera dove dormiva il Boyer nel balcone, che dà sull’atrio del castello dalla parte di mezzogiorno, vi è un cristallo rotto. Nell’alcova di detta camera la tapezzeria è in parte stracciata espressamente. Vi è un tavolino di legno ordinario, ed un inaffiatojo proprj dell’Amministrazione.
15 - Camera di Madamigella Boyer
Nella camera contigua dove dormiva la figlia di Boyer nel balcone, che dà sull’atrio del castello, vi sono due cristalli spezzati.
16 - Camera per servitù
Nella contigua camera per le serve con altro balcone sull’atrio del castello con dieci cristalli, ve ne sono quattro sani, e sei rotti, e due sedie vecchie dell’Amministrazione.
17 - Retrocamera
Nella retrocamera di quella di Boyer con un balcone, che dà sulla scala del portone vi sono due cristalli rotti, e sei sani.
18 - Anticamera da mangiare
Nella camera con porta sull’atrio della Chiesa, e che si chiama anticamera da mangiare vi sono due grandi tavole antiche
f. n. 103/v
di color verde con quattro cassueli senza chiavi. Un armadio sul muro colla porta discassata. Due cantoniere di legno noce con sei cristalli sani, e sotto cantoniere di detto legno, delle quali una chiusa, e senza chiave. Nel balcone a Grego vi sono due cristalli rotti, ed uno levato.
19 - Camera da mangiare
Con due finestre verso levante anzi balconi. In uno manca un cristallo, ed altri due rotti, e sette sani, e nell’altro ve n’è uno rotto, uno mancante ed otto sani. Vi è un armajo nel muro con porta, e chiave, e la tapezzeria è malmenata.
20 . Nel riposto
Nel riposto vi sono tre vetri rotti nella finestra, che dà verso Levante, ed in quella, che dà a Ponente non ve n’è affatto.
21 - Cucina
Due finestre a Levante con otto cristalloni, in una delle quali uno è levato, e tre rotti, e nell’altra tre levati, e cinque sani. Vi sono due tavole di cucina. Un quadro attaccato al muro con tre telari per appendervi il rame.
Uno stipo grande dipinto, e dorato con iscrizione - Libro Maestro della Contea - Due scansie di legno attaccate al muro. Nel focolare vi sono situati a piano otto fornelli alla francese di ferro massiccio fabbricati nel muro.
22 - Chiesa
Nella chiesa vi sono banchi tre di legno ordinario due sedie a braccio ordinario. Un cantarano a tre cassuoli discassati, e con serratura cambiata. Altro cantarano chiuso. Una cassa di legno color celeste, chiusa. Quattro peraltari: un quadro grandissimo di S. Cataldo con cornice dorata, che si è portato nella Cancellaria. Diversi candilieri di legno, e fiori. Un calice, e patena, che si è dato a conservare alla Cancellaria. Vicino all’altare due finestre con 18 vetri ciascuna. In quella dalla parte da Levante, 9 sono mancanti, e 9 sani, ed in quella di Ponente, 4 rotti due lineati, e 12 sani, in quella finestra sopra la porta della Chiesa con venti vetri ve n’è uno rotto, e 19 sani. La chiave della chiesa rimase nella Cancellaria.
23 - Stalla
Nella stalla vi era il battipie de’ cavalli, lungo otto mangiatoje con tavoloni grossi, ed ora sono interamente levati. Una finestra senza vetri, che dal sul Ponente, e porta gradigliata di legno che dà sul atrio.
24 - Pagliaruola
Il catenaccio discassato, e mancante un occhiello. Vi era un grande stipo dipinto di bianco, che si è trasportato nella Cancillaria,
25 - Dammuso
In faccia alle stalle ed in una finestra, che dà a Grego, la vitriata di una parte è interamente levata, e nell’altra vi sono cinque vetri sani, e sette rotti.
f. n. 104/r
26/27/28 - Saponeria
Tre camere destinate in tempo del Sig/r Laborda per uso di fabrica di sapone con tutti gli utensili di proprietà di Giorgio Craccolichi fabbricante.
29 - Camera dell’orto
Una cameretta detta anticamente camera del Carnefice colla porta discassata e finestra levata.
30/31 - Due luoghi comuni
Vi erano le porte nuove fatte ad ora sono interamente levate.
32 - Orto dell’orologio
Con n. 71 viti, e 19 alberetti. Cioè 2 cotugno, 1 cirieggio, 3 albicocchi, 5 fichi, 5 persico, 3 pruno, e pochi cardoni rimasti di quelli sradicati. Una grasta spezzata sopra la gebbia con vestigi di altre, che ve ne erano con fiori, e le cui radici si vedono attaccate alla pietra. La gebbia col grilletto di bronzo levato.
Fatto poi l’esame di tutti i tetti del Palazzo si è trovato per riattarli colle necessarie tegole, e canali, è necessaria una settimana di servizio, e compreso la calce, od altro materiale occorre la spesa di onze due circa.
E perché costi ove convenga, ed in adempimento dell’avuto incarico si è redatto il presente verbale in triplice spedizione secondo l’ordinata distributiva e ci siamo firmati. Oggi in Modica il giorno, mese, ed anno detto sopra.
Vincenzo Migliorisi incaricato
Giacinto Tedeschi col detto nome
Giorgio Roccaro patrocinatore
Il Contabile Maggiore Boy
Carmelo Rajmondi officiale
Ippolito Calabrese Capo Maestro
Carmelo Scucces, tanto per me quanto per Giuseppe Cataudella di sua commissione per esso non sapere scrivere
Gioacchino Papa
In Modica li 22 Marzo 1828
Si registri nella Cancellaria Comiziale, e si conservi ove convenga.
Montalbano dei Grandi, Soprintendente della Cancellaria Comiziale
A dì detto si è presentato, e registrato al Vol. 19 di Lettere Patenti al f. 102, e d’ordine come sopra si è conservato nella Cancellaria.
Il Contabile Maggiore Boy
CREDITI
Archivio di Stato di Palermo (ASP), Real Segreteria di Stato presso il Luogotenente Generale in Sicilia, Ripartimento Polizia, anni 1824 e 1826
Archivio di Stato di Ragusa, sezione di Modica (ASM), Contea di Modica, Lettere Patenti, Registro XIX, 1823-1833
ARCHIVUM HISTORICUM mothycense. 3/97. SOMMARIO. Editoriale pag. 3. Saggi. Il Castello dei Conti di Modica tra il XVII e il XVIII secolo di Fortunato Pompei
Real Academia de la Historia, Carlos Miguel Fitz James Stuart y Silva, Biografia a cura di Beatrice Cacciotti
Treccani, vocabolario on line, voce Véndita
Sitografia aggiornata al 20.9.2019
https://gw.geneanet.org › gpougnet › p=carlos+miguel
Correva il 1836, ecco l'inventario dei beni dei Conti Modica, Nifosì Paolo
https://www.ragusanews.com › 2013/03/26 › cultura › correva-il-1836-ecc...
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